Monthly Archives: December 2015

Il plebiscito che Renzi non vincerà comunque

Il titolo di fine d’anno, per Matteo Renzi, è “vinco il referendum o me ne vado”. Chi legge questo blog, modestamente, non ha dovuto aspettare i pensosi editoriali odierni sui rischi del plebiscito o le illuminanti riflessioni sull’astuzia di un politico che punta tutto sulle riforme per schivare le insidie di un voto amministrativo pieno di pericoli. Che Renzi volesse il plebiscito, noi, lo sapevamo già. E pure da un po’. E avevamo anche detto perché la cosa non ci convinceva.

Quello che colpisce, però, è che si trascuri una piccola considerazione: in questo modo, d’ora in poi, anche la Costituzione sarà per gli italiani una questione di “Renzi sì o Renzi no”. Non sarà un referendum sulla Carta che sta a fondamento di tutte le leggi e del funzionamento delle nostre istituzioni, ma sul presidente del consiglio pro tempore. Per questo Matteo Renzi e coloro che con lui hanno voluto questa riforma, anche nel caso probabile che vincano il referendum (e a prescindere da valutazioni che andranno fatte sull’effettiva partecipazione al voto e sul coinvolgimento degli italiani negli argomenti della campagna referendaria), alla fine avranno perso comunque. Avranno fatto approvare una riforma di piccolo cabotaggio, di corta prospettiva, di meschina motivazione. Avranno dato all’Italia “la Costituzione di Renzi”, che dividerà gli italiani anziché unirli e dare loro qualcosa in cui riconoscersi, come una Costituzione dovrebbe fare. E, la cosa peggiore, saranno stati loro a volerlo. Per spianare i gufi, pensa un po’.

Cari renziani, voi uno come Renzi non ve lo meritate

Cari renziani da tastiera, care tigri del social network, cari draghi della community, mettetevi un attimo seduti che vi devo spiegare una cosa. Mettiamo, per dire, che Matteo vada in Libano a incontrare i nostri soldati. Mettiamo che ci vada con la mimetica, peraltro poco donante e indossata malino, senza fazzoletto al collo e abbinata coi jeans (ma questo è il giudizio gufo e rosicone di un’osservatrice prevenuta e malevola, e vi prego di non tenerne conto ai fini della comprensione di questo post). Mettiamo, può capitare, che qualcuno lo sfotta un po’ sui social. Mettiamo, per esempio, che uno, o una – io, diciamo – faccia una battutina, anche scemina e nemmeno particolarmente cattiva, niente di che, su questo fatto di Renzi in mimetica.

A questo punto voi avete di fronte alcune alternative. Potete ignorarmi dall’alto della superiore capacità comunicativa del vostro capo, naturalmente a me incomprensibile in quanto limitata, prevenuta e incapace di comunicare, ma che sarà elogiata adeguatamente domattina sull’Unità da Velardi o Rondolino. Potete sfottermi a vostra volta con un qualche argomento del tipo: vedi, anche stavolta sei costretta a parlare di lui, lui ha bucato lo schermo anche stavolta. Potete fare anche voi un tweet spiritoso, casomai vi riuscisse, magari più spiritoso del mio.

Quello che non dovete mai, mai, mai fare, amici è prendermi sul serio e rovinare la mia giornata e la vostra inondandomi di notifiche nel tentativo di spiegarmi: Continua a leggere

Sindaci arancioni, bugie e battaglie da fare

Più che la lettera dei tre sindaci, mi hanno colpito le reazioni. Sintomi, gli ennesimi, della malattia di questi giorni bugiardi, di questa politica sempre più incapace di dire la verità agli altri e a se stessa. Cos’hanno detto Pisapia, Doria e Zedda, al di là di qualche riferimento forse un po’ superficiale alla Francia, al di là delle loro specifiche e legittime campagne elettorali? Che il centrosinistra per vincere – e le loro esperienze lo dimostrano – deve essere unito e aperto al civismo e alla partecipazione. Che in questo modo ha vinto in passato e può vincere in futuro.

Così avevo letto, e mi sembrava di non poter essere in disaccordo. Viste le prime reazioni, sono andata a rileggere: eppure c’era scritto proprio così, non avevo capito male. E però qualche amico “di sinistra” uscito dal Pd o tentato di farlo diceva che questo era un appello “al voto utile”, e che non ci sarebbe cascato; perché il Pd non si può più votare, perché non è più di sinistra. E all’opposto qualche altro amico “di sinistra” convertitosi al renzismo diceva che i tre sindaci avevano proprio ragione, che è così che si vince: uniti. Continua a leggere

Non ce la può fare: perché Renzi non sarà mai il segretario del Pd

“La segreteria sarà ridotta – annuncia Renzi – Così com’è oggi non serve a niente. Perché devo avere il responsabile dell’agricoltura quando ho il ministro dell’agricoltura?”
(già, e però in effetti perché devi avere una segreteria quando hai il consiglio dei ministri?)
“Si parte da qui e si passa per la Leopolda. Si è anche discusso se nel luogo simbolo del renzismo potesse per la prima volta comparire il logo del Partito democratico, creare cioè un collegamento diretto tra il segretario e il Pd, che restituisse l’immagine non di un distacco ma di una simbiosi. Alla fine si è deciso di no”.
(no ma quale collegamento per carità. si è deciso di no)
(da Repubblica di oggi, “Dalla segreteria ai circoli Renzi vuole il nuovo Pd È la missione del 2016”. Di Goffredo De Marchis)