Monthly Archives: March 2013

Quando quel giorno Francesco verrà

Emozioni, ricordi, coincidenze. Quando noi eravamo “quelli di San Francesco”. Quando ci dicevamo: “Pensa se un giorno ci fosse un papa Francesco”, pensa che roba sarebbe. Pensa che roba. Quando mettevamo in scena Forza venite gente (che in piazza si va, un grande spettacolo c’è. Francesco al padre la roba ridà. “Figlio degenerato che sei!”). Quando la Francesca cantava la canzone della povertà, quanto era bella la Francesca a ventitré anni quando se n’è andata, e come cantava: “Quando quel giorno Francesco verrà”. 

Quando facevamo le prove di canto, “una pietra dopo l’altra alto arriverai”. Quando il nostro angelo custode era padre Bruno, gesuita. Quello ancora adesso, veramente. Che i gesuiti son persone serie, anche come angeli.
Quando ho sentito “Bergoglio”, che ho iniziato a esultare come al Maracanà e a gridare: “Gesuitaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!”. E lì per lì non avevo neanche capito che monsignor Tauran aveva detto: “Franciscum”.

“Francesco, vai e ripara la mia casa”

Sulle porte aperte o chiuse della Direzione Pd (SVEGLIAAAA)

Non tocca a me decidere, è inutile che mi chiocciolate. La decisione se consentire che Youdem trasmetta in diretta la direzione di mercoledì, o se la riunione debba svolgersi a porte chiuse, o ancora accessibile solo ai giornalisti attraverso un circuito interno, spetta alla direzione del pd, non certo a Youdem, che è come sempre a disposizione di ciò che il pd deciderà. È inutile anche che mi replichiate, quando vi rispondo come ho appena detto, che “potrei almeno provare a proporlo”. Se avessi qualcosa da proporre a qualcuno, qualcosa che riguarda il mio lavoro e il partito in cui, per la mia piccola parte, ricopro momentaneamente un ruolo, prenderei il mio bel cellulare, comporrei uno dei tanti numerini che ho in rubrica e proporrei. Non userei certo un social network per comunicare con gente che ha la stanza vicina alla mia al Nazareno, non manderei un tweet a persone che sento quattro o cinque volte al giorno per lavoro. In tanti, che son pronti tutti i giorni a darci lezioni su come si comunica in rete, si regolano diversamente: evidentemente son più bravi comunicatori di me. Io come stile di comunicazione cerco per prima cosa di evitare gli esibizionismi narcisi e di pensare alla ditta. Ma forse altri conoscon ditte che prosperano con la politica del “facciamo un po’ come cazzo ci pare che così andiamo sui giornali”. Io ho frequentato un’altra scuola, sono una ragazza all’antica. Continua a leggere