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Quando quel giorno Francesco verrà

Emozioni, ricordi, coincidenze. Quando noi eravamo “quelli di San Francesco”. Quando ci dicevamo: “Pensa se un giorno ci fosse un papa Francesco”, pensa che roba sarebbe. Pensa che roba. Quando mettevamo in scena Forza venite gente (che in piazza si va, un grande spettacolo c’è. Francesco al padre la roba ridà. “Figlio degenerato che sei!”). Quando la Francesca cantava la canzone della povertà, quanto era bella la Francesca a ventitré anni quando se n’è andata, e come cantava: “Quando quel giorno Francesco verrà”. 

Quando facevamo le prove di canto, “una pietra dopo l’altra alto arriverai”. Quando il nostro angelo custode era padre Bruno, gesuita. Quello ancora adesso, veramente. Che i gesuiti son persone serie, anche come angeli.
Quando ho sentito “Bergoglio”, che ho iniziato a esultare come al Maracanà e a gridare: “Gesuitaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!”. E lì per lì non avevo neanche capito che monsignor Tauran aveva detto: “Franciscum”.

“Francesco, vai e ripara la mia casa”

Pero no cambia mi amor

Pero no cambia mi amor
por mas lejos que me encuentre
ni el recuerdo ni el dolor
de mi pueblo y de mi gente

Primo pensiero (non è vero): Luigi Contu, il direttore dell’Ansa, ha lasciato il computer con l’account twitter aperto e gli hanno fatto uno di quei soliti scherzi cretini. Secondo pensiero (cavolo, è vero): Nanni Moretti è un fottuto genio. O non avrebbe potuto immaginare questo momento. Perché non ditemi che adesso non vi sentite anche voi così, con un mare di pensieri dentro e che non riguardano solo le dimissioni del papa:

Non ditemi che non vi sentivate già così, anzi. Perché ci sono i momenti in cui si capisce tutto, ma la storia stava già passando da prima. Perché hai sempre il dubbio che non ce la possiamo fare ma invece eccoci, siamo pronti. “Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità”, diceva nonno Aldo. “Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà”. Chissà perché mi viene in mente sempre lui, quando i tempi nuovi s’annunciano. Chissà perché penso sempre che non siamo soli, quando il futuro arriva. E anche se mi sembra di avercela, poi non ho paura, quando lo sento arrivare. E così dai: mettiamo la canzone giusta, e stiamocene per un po’ col naso all’insù. Non durerà molto, prima che si senta una voce che dice: “Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo?”. Perché non è dato a noi sapere prima come e quando succederanno le cose. Ma quando succedono, la forza di affrontarle arriva. Prendiamo il largo, che c’è un sacco da fare.