Monthly Archives: June 2016

Analisi del voto (appunti in vista della direzione Pd)

Riepilogando in forma di appunto, a mente fredda e dopo attenta riflessione sui fatti e lettura dei giornali:
– aveva ragione chi diceva cambiamo l’Italicum (finché siamo in tempo);
aveva ragione chi diceva non personalizzare il referendum;
– aveva ragione chi diceva non abbandonare a se stesso il partito;
– aveva ragione chi diceva sulla scuola perdiamo un sacco di voti;
– aveva ragione chi diceva sul jobs act rompiamo con un pezzo del nostro elettorato;
– aveva ragione chi diceva no allo slogan della riduzione indiscriminata delle tasse, puntiamo su investimenti e lavoro;
– aveva ragione chi diceva niente selfie con Verdini;
– aveva ragione chi diceva per vincere ci vuole il centrosinistra unito;
– aveva ragione chi non se n’è andato dal Pd.

Momenti di gloria. (Io, Ezio Mauro e l’intellettuale)

Ieri sera, durante la puntata di Otto e mezzo, Pietrangelo Buttafuoco (troppo buono!) ha detto così: “Leggevo l’editoriale di Ezio Mauro su Repubblica, il giornale che ha accompagnato la festa del renzismo, e mi sembrava di leggere una prosa scritta da Chiara Geloni non oggi, all’indomani della sconfitta, ma cinque dieci venti mesi fa”.

Ora, siccome a me quando mi ricapita un paragone così, ma soprattutto siccome l’articolo di Ezio Mauro era davvero bello e importante, e non (solo, ahahaha) perché sembrava scritto da me, ve lo posto qui. Anche perché così, quando vogliamo rileggerlo, lo ritroviamo.

Per chi vota D’Alema, e perché

La scena.
Prima o poi bisognerà scrivere un pezzo (non questo, un altro), sul genere giornalistico del retroscena. Penso che quella che è stata, qualche decennio fa, una modalità innovativa di raccontare la politica sia ormai gravemente degenerata. In questo contesto, io non sono stata tra quanti ieri hanno pensato – dico subito una cosa che forse non piacerà ai lettori di questo blog – che il pezzo, il primo, di Goffredo De Marchis su D’Alema fosse scorretto, o almeno più scorretto della media. Vedere su un giornale frasi virgolettate di qualcuno che con quel giornale non ha mai parlato capita (purtroppo?) tutti i giorni; e probabilmente il pensiero di D’Alema su Renzi e sul referendum costituzionale non è stato sostanzialmente travisato; inoltre De Marchis riportava frasi di “amici di D’Alema” che gli avrebbero sentito dire “voto la Raggi”, ma anche altre frasi di altri amici di D’Alema (Bray, Livia Turco) convinti che voterà Giachetti. Quello che era scorretto, secondo me, era l’operazione: quel pezzo non sembrava un retroscena ma un’intervista. Ricordo che un tempo i retroscena venivano pubblicati addirittura in corsivo, visibilmente separati dalla “scena”; ieri mattina invece, guardando la prima pagina di Repubblica e poi il titolo della pagina interna io stessa, finché non ho letto l’articolo, ho pensato che D’Alema avesse dato a Repubblica un’intervista in cui diceva “voto la Raggi” (ci torno). Temo che la collocazione del pezzo, la sua titolazione, il modo come veniva presentato configurino di fatto un’operazione giornalistica purtroppo non corretta, indipendentemente dalla veridicità dei virgolettati (la polemica successiva, l’editoriale serale di Calabresi e il nuovo articolo di De Marchis sono linkati in questo pezzo di Luca Sofri, il cui giudizio condivido). Se essa avesse dei mandanti non lo so, ma capisco che a D’Alema sia venuto, per così dire, il dubbio. I miei, di dubbi, sono aumentati quando ieri sera il senatore Quagliariello ha raccontato che si trattava di frasi dette alla fine di una riunione, non durante, e in modo “iperbolico” e scherzoso. Perché non descrivere da subito e più precisamente il contesto diciamo informale? Tuttavia, dopo tutta sta premessa, vorrei però paradossalmente parlare del caso sollevato dalle frasi di D’Alema indipendentemente dalla questione se sia vero che D’Alema ha detto quelle frasi o no. Continua a leggere

La strategia del lanciafiamme chi spaventa? Orfini?

Oggi sul quotidiano Il Dubbio

Sarà interessante vedere quanti voti sposta il lanciafiamme. A giudicare dagli amati social network, la sortita televisiva di Matteo Renzi su cosa aspetta il Pd dopo il voto non pare sia stata apprezzatissima né dalla base né dagli osservatori. Difficile aspettarsi altro, dal momento che chi parla fa il segretario da quasi tre anni, circondato da una maggioranza bulgara (uscita dalle primarie e arricchita da successive conversioni), un potere assoluto (quando stai a palazzo Chigi hai indubbiamente più argomenti dei segretari che si barcamenano all’opposizione) e un conformismo senza precedenti nella storia del centrosinistra (perfino i tweet dei parlamentari, a leggerli, sono tutti uguali). Sarà interessante altresì vedere chi dovrà mettersi la tuta ignifuga, dato che nel Pd – con o senza lanciafiamme – avversari di Renzi se ne trovano con una certa difficoltà, e di sicuro non nel gruppo dirigente: le lingue di fuoco arriveranno forse su Matteo Orfini, commissario di Roma e artefice della candidatura Valente a Napoli? O su Maurizio Martina, regista delle primarie che hanno incoronato Beppe Sala? O su Luca Lotti, l’uomo dell’alleanza con Verdini? Difficile in ogni caso che la potenza di fuoco giunga fino in Siberia, dove languono – peraltro al fresco – i rottamati. Sarà interessante comunque vedere l’effetto che fa, il lanciafiamme, in un partito che perde consensi e identità e avrebbe bisogno, più che altro, di un saldatore. Continua a leggere

Ballottaggi, per il Pd rischio “biscotto”

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, Il Centro, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Alto Adige, Il Trentino, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia, La Città di Salerno e altri).

E adesso si balla. Per capire che per il Pd i ballottaggi non saranno una passeggiata basta il riassunto delle puntate precedenti: nelle comunali dell’anno scorso, il Partito democratico i ballottaggi li ha persi praticamente tutti. Venezia, Arezzo, Rovigo, Fermo, Chieti, Matera, Nuoro, Enna, Gela: con le sole eccezioni di Lecco, Macerata e Mantova i candidati di centrosinistra furono battuti anche nelle roccaforti storiche, anche dove erano uscenti e con un bilancio positivo (per tutti Salvatore Adduce, appena uscito vincitore dalla battaglia per Matera capitale della cultura), anche dove partivano in vantaggio. L’allarme era già suonato l’anno prima, il trionfale 2014, con le sconfitte nelle tre piazze imperdibili di Livorno, Perugia e Potenza. Ognuna di queste battaglie locali fa storia a sé, e così faranno quelle che si svolgeranno tra due domeniche; tuttavia la difficoltà del Pd a competere nelle sfide dirette ha ragioni politiche generali (e per questo, tra l’altro, sarà inevitabilmente analizzata anche in chiave Italicum). Il rischio principale, non l’unico, per il Pd, ha un nome dolce come il ricordo della nonna: biscotto. Continua a leggere

Avere ragione

Stante il titolo di questo blog, non posso omettere per ragioni di pertinenza tematica di pubblicare questa intervista che il sito Intelligonews.it mi ha fatto per rimarcare il fatto che AVEVO RAGIONE. L’autore è Andrea De Angelis. Un sorriso, Chiara.

Chiara Geloni in una nostra intervista affermò: “Vedremo questo “ciaone” a chi sarà rivolto nei prossimi mesi: credo che lascerà qualche ferita nel campo della sinistra, difficilmente rimarginabile”. Detto fatto, visto che lo stesso Renzi nel commentare l’esito delle comunali ha affermato: “Chi vota contro il Pd a sinistra mi sembra vada più verso i 5Stelle che da Airaudo o Fassina”. Insomma, un attacco, ma anche un’ammissione. Tanto che Di Maio non ha aspettato un attimo per colpire nel segno: “Non ho mai visto il Presidente del Consiglio dei Ministri così imbarazzato come oggi in conferenza stampa. I cittadini gli hanno restituito il “ciaone” e lui finge di nulla”, ha scritto su Facebook il membro del Direttorio 5 Stelle. IntelligoNews ha richiamato dunque Chiara Geloni che ha così commentato l’esito delle elezioni amministrative…

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Pensiamoci, domattina

Ecco io stesso cercherò le mie pecore
e ne avrò cura.
come un pastore passa in rassegna il suo gregge
quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse,
così io passerò in rassegna le mie pecore
e le radunerò da tutti i luoghi
dove vivevano disperse
nei giorni nuvolosi e di caligine.
(Ezechiele, 34, 11-12)

Questo post è un pensiero per quelli che “è stata la mia prima campagna elettorale da libero cittadino”.
Per quelli che non gli era capitato da vent’anni, o da mai.
Per quelli che domani voteranno per protesta o per rassegnazione o per nostalgia, o per la prima volta nella loro vita resteranno a casa.
Per quelli del cui voto non importa a nessuno, perché “l’astensionismo è un fatto secondario”, e “l’obiettivo minimo è andare al ballottaggio”, e comunque “conta solo ottobre”. Per quelli che non pensavano neanche che si potesse vivere senza essere militanti. Per quelli di cui si parla come fossero ottusi vecchi comunisti coi baffi, e sono splendidi ragazzi e ragazze che magari nella vita non hanno mai votato altro che l’Ulivo e il Pd (che poi pure se fossero vecchi e avessero i baffi, eh).
Per quelli che in tv a fargli la morale sul “voto utile” (a chi?) ci sono parlamentari che nel Pd non sono nemmeno stati eletti.
Per quelli che scrivono sui social “accidenti a voi per come mi avete fatto diventare”.
Per quelli la cui passione e la cui bravura vanno sprecate.
Per quelli che fingono che non gli importa, si iscrivono a francese, postano i gattini, vanno al cinema il giorno dei comizi di chiusura.

Chissà come vi sveglierete domattina e che cosa deciderete di fare. Chissà se qualcuno penserà a voi. Io lo farò, io sì. È una promessa. E anche voi se leggete, pensate a me.