Monthly Archives: June 2013

Statuto Pd, proposta urgente di modifica

Dice Matteo Renzi che l’articolo 3 punto 1 dello statuto, quello che dice che il segretario del Pd è candidato premier, non si può modificare. In realtà quell’articolo era stato già modificato ma ora non ricordo bene, sicuramente Matteo Renzi non era d’accordo. Dice però anche, Matteo Renzi, che lui si guarda bene dal candidarsi a segretario del Pd per cambiare il Pd, no lui si candida a segretario del Pd per cambiare il paese. Immagino la faccia dei tedeschi a leggerlo sulla Faz, che la Germania è un posto all’antica dove i partiti hanno dei segretari che fanno i segretari del partito. Ma prendiamone atto.
A questo punto, Matteo Renzi una volta eletto segretario del Pd potrebbe:
a) nominare un reggente/coordinatore/vicesegretario che si occupi al suo posto del Pd;
b) indire le primarie per eleggere un “qualcosa del Pd” che guidi il Pd in vece del segretario;
c) convocare il congresso del Pd.
Prevedo un bel dibattito. Nel frattempo però mi pare inevitabile che proprio per adeguarsi alla linea del nuovo predestinato segretario ed evitare una contraddizione insanabile – perché qui la scelta è tra o modificare lo statuto del Pd o modificare la logica aristotelica, e per quanto sia difficile conseguire il primo obiettivo, il secondo è ostico davvero – il Pd proceda immediatamente alla modifica del punto statutario in questione. Che propongo venga riformulato così:
“Articolo 3 punto 1: Il candidato premier è segretario del Pd”.

La vera doppia morale

(questo post è uscito su Huffington post Italia)

Piccola nota a margine dei due fatti di oggi, la condanna di Berlusconi e il cosiddetto caso Idem, tra le tante cose che ci sarebbero da dire e si diranno. Non intendo fare lo sciacallo antiberlusconiano né il difensore d’ufficio di Josefa, e vorrei che queste brevi osservazioni venissero lette con tutta la possibile serenità. Anzi facciamo così: di Berlusconi non parliamo proprio. Il fatto è che qualcosa non mi torna.

Si è detto spesso in questi giorni: la Idem non è Scajola (intendendo: non è incolpata di niente di così grave come i sospetti che portarono alle dimissioni del ministro Pdl, anzi non è incolpata proprio di niente al momento, e comunque nel merito c’è un abisso) ma non si possono fare sconti sulle regole. “Nessun doppio standard” ha detto giustamente in tv il presidente del consiglio. Bene. (continua qui)

Nella macchina del tempo

Immaginatevi d’aver conosciuto un uomo, una ventina d’anni fa quasi. Di averci passato mesi e mesi, giorno dopo giorno, notte dopo notte, di aver saputo infine di lui tutto quello che è possibile sapere. Di aver cercato ogni scritto, ogni parola che ha lasciato. Di aver preso treni per raggiungere e vedere tutto quello che aveva lasciato in giro. Di aver imparato per lui a usare un computer. Di essere andata a discutere di lui davanti a una commissione, con addosso un orribile tailleur. Di non averci poi quasi più pensato, come sappiamo tutte che succede sempre in questi casi, quando tutto è finito. E di non averlo mai, mai visto in faccia. Fino a oggi.

Lui si chiama Benedetto, Benedetto Varchi. Il suo nome, insomma avete capito, è nel titolo della mia tesi di laurea. Ma allora non c’era wikipedia, e non avevo mai saputo che esistesse un suo ritratto. E invece. Tiziano l’ha dipinto, mica pizza e fichi (come dicevano gli eruditi del rinascimento). E io oggi me lo son trovato davanti all’improvviso. Ho alzato gli occhi, era lui.

Tiziano, Ritratto di Benedetto Varchi

E insomma, io lì sotto a guardarlo, basita. Ser Benedetto ma sa che io non me l’aspettavo che lei era un tipo belloccio. Non il massimo della simpatia magari, questo l’avevo capito. Ma veramente guardi: pensavo peggio, come Spinaceto. Eh? Dico come “Spinaceto lo sai? Pensavo peggio”. No niente, Ser Benedetto. Pensavo tipo un asceta, curvo sui libroni, un po’ grifagno. E invece secondo me le piaceva pure mangiare bene a vederla così, e questo io non me l’ero immaginato. Quasi quasi vorrei che m’invitasse a cena una sera, Ser Benedetto. Due chiacchiere eh, niente di che. No figuriamoci, non è che le sto proponendo di invitarmi a cena, che idea. No scusi scusi, non la sto fissando. È che lei non lo sa, ma io e lei… Niente, niente. Arrivederci eh.

Oddiocheppalle: un pezzo sulle regole del congresso Pd

(questo post è uscito su Huffington post)

Questo è un post sulle regole del congresso del Pd. Immagino già le facce e gli “oddiocheppalle”. Il punto però è che anche se tutti sono convinti che non si parli d’altro da settimane, non sono affatto sicura che tutti abbiano capito di cosa si parla.

In molti si spazientiscono a sentir parlare di regole. Si dice “le regole ci sono, ce le abbiamo, facciamo sto benedetto congresso e non se ne parli più”. Si accusa chi parla di regole di essere un burocrate che non coglie il punto politico, di voler temporeggiare o peggio di avere paura della democrazia e della partecipazione. E però io non lo so se tutti le conoscono così bene come pensano, queste regole.

Lo statuto del Pd prevede un meccanismo di elezione del segretario che è stato sperimentato una sola volta, quando quattro anni fa venne eletto Bersani. Già allora emersero diverse perplessità e si alluse alla necessità di rivedere molte cose. Non lo si è poi fatto durante la segreteria Bersani, anche per il modo precipitoso con cui essa si è conclusa, ed è certamente una occasione mancata; però durante la segreteria Bersani sono successe altre cose su cui c’è ancora tempo di riflettere. Ma andiamo in ordine, e vediamole queste regole. (continua qui)