Larghe intese, quegli scoop senza logica

Ho aspettato un bel po’, perché se hai scritto 250 pagine poi non è che può succedere che intervieni per commentare chi le commenta. Però scusatemi, c’è un limite. Troppa gente che non ha letto, troppe teorie senza senso. Ieri sera, alla presentazione di Giorni Bugiardi, non è stata rivelata nessuna storia inedita sulla nascita del governo di larghe intese. E arrivati a  un certo punto la fantasia di molti, in gran parte dichiarati “non ancora lettori” del libro mio e di Stefano Di Traglia, sta galoppando fino a raggiungere livelli francamente offensivi.

Per cui, una volta per tutte: non ha alcun senso la versione secondo cui Bersani avrebbe fatto finta di voler formare un governo di cambiamento solo per poi poter fare digerire alla gente del Pd un governo con Berlusconi. Se Bersani avesse voluto un governo di larghe intese, lo avrebbe fatto lui, accettando le offerte del Pdl e le pressioni di gran parte degli osservatori: è incredibile doverlo ripetere tanto è chiaro, ma Bersani ha rinunciato alla presidenza del consiglio, lo ha fatto in maniera limpida e pubblica, pur di non fare un governo di larghe intese. E se anche Bersani avesse voluto un governo di larghe intese fatto da un altro, non avrebbe avuto alcun bisogno di costruire le cose in quel modo, sopportando offese e critiche malevole e finendo tradito e dimissionato da chi evidentemente proprio per le larghe intese lavorava, e quindi contro di lui, contro la sua segreteria e la sua leadership. Chi sostiene queste cose dice assurdità prive di senso logico. 

Diverso è dire, e questo hanno detto ieri sera Bersani ed Enrico Letta, che senza il tentativo di formare un governo di cambiamento, e se quel tentativo non fosse stato perseguito fino in fondo, fino al sacrificio di Bersani, il governo di larghe intese non avrebbe mai potuto nascere, perché mai l’opinione pubblica di sinistra, se non avesse visto un tentativo serio di incrociare davvero la spinta al cambiamento espressa dagli elettori nelle urne, se non avesse capito senza possibilità di dubbio che era Grillo a opporsi e a dire no, avrebbe potuto accettare di sostenere un esito politico che già così è tanto difficile da sostenere per tutti noi. Questo è stato detto ieri sera, ed è una risposta ai tanti profeti del senno di poi che col ditino alzato hanno cominciato dal 25 febbraio sera a spiegare a Bersani quanto era doveroso un suo passo indietro, e ancora insistono a farlo. Questo non avrebbe semplificato, ma complicato le cose. Lo sapeva Bersani e lo sapeva il presidente Napolitano che a lui, e a nessun altro dopo di lui, ha affidato l’incarico di tentare di formare il governo. Cosa che Bersani ha provato a fare, in buona fede e fino in fondo.

Infine, qualcuno si decida. Perché o si fa dell’ironia sul fatto che abbiamo cercato perfino il dentista, o si scrive che non facevamo sul serio. Tutt’e due le cose no, non si possono fare. E comunque, per fortuna c’è il video.

4 Responses to Larghe intese, quegli scoop senza logica

  1. Non entro nel merito della ricostruzione fornita da Geloni e Di Traglia, che, d’altronde, ritengo stravolga maldestramente la realtà dei fatti. In ogni caso mi permetto di sottolineare che non sarei così sicuro, come lo è l’autrice, che l’opinione pubblica di sinistra abbia accettato le larghe intese. Mi sembra una convinzione “un tantino” azzardata. E’ pieno di elettori PD tutt’ora imbufaliti, nel merito e per il metodo.

  2. Premetto di non aver ancora finito di leggere il libro, ma da elettore del PD pur venendo da una storia politica agli antipodi, riconosco a Bersani di aver tenuto fede a quanto detto nella campagna per le primari e durante la campagna elettorale. Il voler perseguire una netta separazione tra i vent’anni di berlusconismo e la sua idea di cambiamento, lo ha costretto a farsi da parte una volta tramontata la possibilità di veder realizzato questo suo progetto. Se c’è stato un limite nella campagna elettorale di Bersani e del PD, notato forse perchè la mia storia politica è altra, è stato quello di parlare alla propria base militante; mi spiego in molte occasione sembrava che Bersani si sentisse in dovere di rassicurare ed aggragare la propria base elettorare, è mancata in alcuni passaggi la volontà di andare oltre lo “steccato ideologico” per intercettare i voti degli indecisi o dei delusi del centrodestra. Ciò che è avvenuto dopo le elezioni ha avuto del grottesco, se non fosse stata in gioco la credibilità di una nazione rappresentata da tale classe politica…

  3. Marini al quirinale, in quanto candidato di bersani e non di berlusconi, era l’ultimo baluardo contro le larghe intese. Affossato lui, si è visto cosa è successo. Nemmeno i fatti, e le conseguenze dei fatti, vi convincono? Se hai la bontà di leggere il nostro libro, lì è tutto spiegato

  4. ma se bersani ha rinunciato alla presidenza del consiglio, perchè si era accordato con berlusconi per mandare marini al quirinale e consentire così la nascita di un governo pd-pdl? la logica non è il tuo forte. bersani ha perso di brutto perchè invece di prendere atto della realtà , che non aveva una maggioranza, ha nascosto la testa sotto la sabbia e ha fatto finta di aver vinto le elezioni. l’epilogo lo conosciamo tutti

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