Una domanda a chi mi insulta

Probabilmente è inevitabile che le primarie incattiviscano il confronto e generino spiacevolezze. Sulla rete poi, lo sappiamo, non c’è da spaventarsi se i toni degenerano, anche se è piuttosto spiacevole, specialmente quando a degenerare e a non rendersi conto di superare i limiti è qualcuno che conosci. Io del resto sono polemica e provocatoria, non ho nessuna intenzione di rinunciarci e sono disposta a pagare per questo anche qualche prezzo: sono fatta così e non saprei essere diversa. Offensiva, cerco di non esserlo mai, anche se qualcuno è tanto allergico alle critiche da catalogarle sempre tutte alla voce “insulti”. Ma appunto, ognuno ha il suo, di senso del limite. E io continuo a credere che anche se sui social non sembra, alla fine gli intelligenti siano più dei tifosi: da tutte le parti.

In merito alle aggressioni volgari e insultanti che ritengo di avere subito in questi giorni sui social network – aggressioni in fase di aumento mi pare, ma per fortuna all’8 dicembre manca poco e poi magari qualcuno si rilassa – voglio dire solo una cosa, e poi fare una domanda, una domanda che nasce più dall’inquietudine che dal risentimento. 

La cosa è questa: non vi preoccupate che io so benissimo cosa devo fare. So cosa c’è scritto sul mio contratto, so quali sono i miei doveri verso Youdem e verso il Partito democratico, Youdem e Pd che non metterò mai in difficoltà né per stizza né per ostinazione. Il resto, se permettete, sono questioni che riguardano solo me, i miei colleghi, i miei datori di lavoro e i miei diritti di lavoratrice. Non pretendo di cambiare il giudizio di nessuno su di me, non accetto che nessuno si permetta di insegnarmi come devo fare il mio mestiere o tantomeno di darmi lezioni di moralità.

La domanda invece, permettetemi, entra nel merito di una critica (chiamiamola così, anche se forse sarebbero più appropriate altre parole) che mi pare stia diventando particolarmente frequente, e cioè: devi andartene perché è indecente che tu contesti ogni giorno colui che tra poco sarà il padrone del tuo partito e della testata che dirigi, e comunque è indecente che tu nel frattempo che non te ne vai esprima queste critiche. Ecco, allora io voglio sapere, e lo chiedo ai miei colleghi, a chi ama il giornalismo e a chiunque abbia conservato un po’ di buona fede: qual è il valore, se volete qual è “la moralità” di un giornalista? Perché io ho visto dei film, ho letto dei libri, ho fatto anche la scuola di giornalismo, ho passato l’esame: e credevo di aver capito che il mio dovere e il mio lavoro fossero ragionare con la mia testa e dire le cose come le vedo io, sempre e in qualunque condizione professionale, e se vogliamo a qualunque prezzo professionale. Devo invece accedere all’innovativa concezione secondo cui il dovere e la moralità di un giornalista stanno nella scelta tra adeguarsi a quello che pensa “la proprietà” oppure mettersi da solo in condizione di  tacere? Interessante, no?

13 Responses to Una domanda a chi mi insulta

  1. vabbe’ aldila’ della polemica in se,secondo me sei bellissima.

  2. Se si parla di giornalismo come fare informazione, schierarsi per uno o per l’altro candidato delle primarie non vi rientra. E’ altro, semplicemente. Se si parla di giornalismo come opinion making, tutte le opinioni sono legittime e sostenere uno o l’altro candidato va bene.

    Poi uno si dovrebbe interrogare su cosa è Youdem, o qualsiasi altra testata: il megafono delle nostre opinioni o un servizio reso a qualcuno? Io direi la seconda: un servizio di approfondimento ed informazione che risulti interessante per chiunque si ritrovi nel PD.

    Usarlo per fare polemica o per fare propaganda elettorale non è immorale, ma toglie interesse alla testata stessa, e tanto, perché significa non voler parlare al PD nel suo complesso, ma ad una corrente (o per una corrente).
    Diventa immorale se si scade nell’insulto, e là ci starebbe che uno venga cacciato (nessuno dovrebbe permettersi di dare del fascistoide ad un membro del partito, a prescindere da quale ruolo questi abbia nel partito).

    Le testate di partito hanno una difficoltà: da un lato rivendicano libertà, d’altra parte nascono con un indirizzo preciso. E’ editoria di partito, non indipendente. L’unico modo per tenere insieme la cosa è guardare sempre all’insieme del partito (il che vuol dire che l’editore di riferimento NON è il segretario, per quanto rappresentativo questi sia).

    Se non si vuole accettare questo equilibrismo e si decide di pestare i piedi ad almeno mezzo partito (quale che sia) facendo campagna elettorale, è chiaro che poi a molti youdem non piaccia, che non ci si ritrovino e che youdem si ritrovi coinvolto nelle polemiche elettorali. E questo perché Youdem ha scelto di mettersi su quel piano (anche se questo non giustifica insulti e aggressioni verbali, ovvio).

    Una testata di partito dovrebbe funzionare in modo tale, quindi, per cui i cambi di segreteria non le fanno né caldo né freddo, anzi, tutto sommato nemmeno la riguardano troppo.

    Questo vuol dire che la dirigenza non deve usare la testata come terreno di pascolo, ma nemmeno chi la dirige. Se poi il partito effettua una svolta, cambia la direzione, si modificano le priorità e viene intrapresa una politica che chi dirige la testata trova rovinosa e sbagliata, ecco, forse il direttore si dovrebbe autonomamente chiedere se è la persona giusta per illustrare e spiegare agli elettori e al mondo il senso di quelle politiche.

    Per esprimere le proprie opinioni e convincimenti ci sono altre strade, dai blog ai ciclostili, la cui libertà è garantita dallo Stato, non dall’editore o dal partito.

    Poi non so quale fosse il tono delle critiche e degli insulti, ma reagire con, parafrasando appena, “non accetto lezioni da nessuno” o “so benissimo cosa fare” è una caduta di stile e indice di una certa arroganza che non coincide con la “passione”.

    • ma lei l’ha mai vista youdem? o giudica youdem sulla base dei miei tweet? io non SONO youdem, sa? e non sono neanche un account twitter. sono una giornalista, dirigo una tv e ogni tanto faccio qualche tweet con il mio account personale, che non è l’account di youdem né del pd. pensi pure quello che vuole di me (compreso accusarmi di arroganza e cadute di stile), ma se vuol parlare di youdem cerchi almeno di sapere di che cosa sta parlando

      • La conosco poco, dopo averla provata così, random, parecchio tempo fa.
        Il senso della mia riflessione nasceva principalmente da questo suo passaggio:

        “credevo di aver capito che il mio dovere e il mio lavoro fossero ragionare con la mia testa e dire le cose come le vedo io, sempre e in qualunque condizione professionale, e se vogliamo a qualunque prezzo professionale.”

        E la mia risposta era: “No, il suo lavoro, finché lavora per un organo di partito, non è dire le cose come le vede lei, sempre in qualunque condizione professionale”.

        O meglio, sì, è come dice lei, però se si prende sul serio la postilla “a qualunque prezzo professionale”.

        Se poi le sembra che io le stia chiedendo di fare l’intellettuale organica o di abdicare dalla sua indipendenza e libertà intellettuale, forse è un po’ così, ma questa è proprio la ragione per cui non amo particolarmente la stampa di partito. Ed è anche la ragione per cui non prendo tessere.

        Lei è la direttrice di Youdem, giusto? Quel che dice e fa può e deve essere separato da quel che lei è, ma delle zone di sovrapposizione ci sono. Avrebbe senso che lei dirigesse una tv di partito se lei nel frattempo si trovasse nella condizione di non condividere più nulla di quel partito? Avrebbe senso lavorare su programmi, servizi e filmati che vanno in una direzione e poi postare tweets o commenti fb che vanno in direzione opposta?

        E adesso respiriamo profondamente.

        • se mi trovassi in questa paradossale situazione, come mi pare di aver scritto con chiarezza nel post, saprei benissimo cosa devo fare. lei, mi dispiace sembrarle arrogante, non ha alcun titolo per darmi lezioni in materia, tantomeno preventive, tanto più che ammette di basarle su un’osservazione “random” del mio (e non solo mio) lavoro.
          quanto alla sua idea che la stampa di partito sia meno libera di quella “indipendente”, mi consenta di insistere: è una stupidaggine. mi dia retta. non esiste indipendenza perfetta né perfetta oggettività né dei giornalisti né dei giornali, anche perché altrimenti nessuno li comprerebbe. e gli editori “che lasciano liberi” sono solo frutto della propaganda berlusconiana. esiste solo l’onestà nel dichiarare il proprio punto di vista, ed è bene che sia così. e lavorare per una parte politica in molti casi consente molta più onestà che lavorare per altre parti meno dichiarate. la saluto.

          • Sì, è libera quanto quella indipendente? Il direttore di Youdem potrebbe dire su Youdem o sull’Unità che a questo giro sarebbe meglio non votare PD, ad esempio, nel caso lo pensasse?

            Né mi interessa fare confronti con la stampa berlusconiana, confrontandosi con la quale chiunque può arrivare a sentirsi un cuor di leone.

            Semplicemente, trovo che sono poco d’accordo con quello che scrive adesso e molto di più con quello che scriveva sull’Huffington Post il 04/10/2012, un anno fa (quando, a quanto pare, non c’erano contratti di mezzo):

            “Non sono una dipendente del Pd fra l’altro, ma una dirigente nominata da questo segretario sulla base di un rapporto fiduciario. Il suo successore, chiunque sia, troverà sul tavolo la mia lettera di dimissioni da direttore, di cui disporrà come meglio riterrà.”

            Fiducioso che la linea “nessuno-mi-può-giudicare” le assicurerà prestigio e stima generali, la saluto.

          • chiarageloni

            ma perché, un giornalista della stampa può dire qualcosa contro marchionne? uno di repubblica può parlare contro gli interessi di debenedetti? essù.
            quanto alla mia linea, mi dia retta: lei non l’ha capita.

          • Ho parlato io di Repubblica o de La Stampa? Ho forse sostenuto io la bontà della proprietà dei giornali da parte dei grandi gruppi industriali?

            Ci sono altri, in Italia e nel mondo, che gestiscono meglio la propria indipendenza. Lei si vanti pure di non essere peggio della mediocrità che si vede in giro, se la fa star meglio, ma non è che sia un gran risultato.

            Quanto alla sua linea, ho capito benissimo: sono due linee, a seconda della stagione.

          • chiarageloni

            erano due esempi. se lei ne ha di migliori, si accomodi. la realtà è quella che è, cambiare il sistema dell’editoria non è in mio potere. comunque la metta, qualsiasi giornale da qualcuno dipende e a qualche interesse risponde.
            quanto alla mia linea, lasci perdere. sta diventando inutilmente pesante.

  3. non mi sembra che tu abbia mai parlato male del PD. Casomai, hai parlato male di una parte del PD, quella che fa capo a Renzi. Voglio dire, c’è una differenza netta tra YouDem e l’Unità dei tempi di Padellaro Colombo Travaglio, quella che prendeva i soldi dal gruppo parlamentare DS per parlar male dei DS e tirare la volata a Di Pietro.
    Secondo me, in un PD tanto lacerato dalle correnti e dalle primarie (quelle del 2012 e quelle attuali) c’erano tre posizioni possibili, per gli organi di comunicazione:
    1. fare i super partes, dando notizia delle varie posizioni nella maniera più asettica possibile. Ed è quanto ha fatto il sito web del PD.
    2. schierarsi nettamente da una parte. Ed è quanto hai fatto tu, Chiara, che ci hai messo tutta la verve polemica di cui è stata capace.
    3. schierarsi in maniera furba. Ed è quanto ha fatto Stefano Menichini, direttore di Europa, che a questa tornata ha fatto esplicita campagna per Renzi, ma evitando il più possibile di sparare a pallettoni contro Cuperlo e facendo finta che Civati nemmeno esistesse (per motivi di target elettorale, forse l’avversario più difficile per Renzi).
    La maniera di schierarsi tua è quella più intellettualmente onesta (eccomi, sono qua: sono fieramente bersaniana e antirenziana e non lo nascondo, anzi: attizzo!), ma in questo PD tanto diviso è inevitabile che produca ulteriori polemiche e motivi di tensione, divisione, lacerazione. Dirò di più: oltre a far arrabbiare chi non fa parte di una corrente, non contribuisce ad avvicinare gli “esterni” al partito, che guardano scandalizzati alle beghe da pollaio dentro il PD, e, casomai, contribuisce ad allontanare altri che invece vorrebbero un partito più litigioso sui problemi concreti e meno litigioso sulle dinamiche di corrente e sulle persone.
    Che poi intervengano altri giornalisti a dirti cosa devi fare o non devi fare dopo l’8 dicembre è semplicemente segnale di un modo di fare giornalismo in Italia: magari chi ti fa la morale è gente che da due anni scrive sempre il solito pezzo sul PD che in settimana o, al più tardi, entro dieci giorni farà la scissione e nel frattempo si son scissi gli altri, ma il PD è sempre lì e, insomma, è un lavoraccio anche quello del retroscenista.

  4. L’analisi non fa una piega, come non è in discussione la capacità della Geloni come giornalista e le qualità come persona. Non si può non riconoscerle onestà intellettuale prima, durante e dopo il “regno” Bersani. Del resto sarebbe stato molto più comodo per lei adeguarsi alle prospettive e rendere altri toni, no?!
    L’unica cosa che mi sento di chiederle è: cosa farà lei (come le migliaia di iscritti che fanno lo stesso) dal 9 dicembre nel caso in cui vincesse Renzi? E non mi riferisco necessariamente all’aspetto lavorativo, ma più genericamente alla questione che non potrà non nascere per tutti coloro che hanno denigrato pesantemente Renzi: potranno rimanere parte attiva di un partito che ha come massimo esponente una persona nella quale non si nutre la minima fiducia (personale e politica…), della quale si è detto peste e corna fino al giorno prima, verso la quale si è più volta manifestata allergia e denunciato la demagogia e il pressapochissimo (per non dire di peggio???
    Non sono poche queste persone, e non sono di secondo piano. Allora, che si farà (nel caso…)? Si prevede una copiosa fuoriuscita per altri lidi? Si fa opposizione interna? Quando alle prossime elezioni ci fosse da proporlo come leader di coalizione/candidato Premier, si farà campagna elettorale attiva e convinta o si cadrà nel solito vizietto della sinistra che ha portato diversi Guazzaloca al potere???
    Se possibile, una eisposta prima dell’8. Grazie

    • non ho alcuna intenzione di rinunciare alle mie idee e non ho alcuna intenzione di andarmene dal pd. intanto vediamo chi vince, poi tenere unito il partito spetterà, come sempre, prima di tutto a chi ne sarà il segretario. se gli interessa e se vuole farlo. grazie.

  5. Ma la Geloni è stata assunta da Bersani, immagino. Ha quindi svolto egregiamente il ruolo di giornalista fedele al proprio padrone.

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