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Moratoria

17 maggio, Denis Verdini
“Il Pd di Cuperlo nel 2013 ha portato a casa il 25 per cento. Il Pd del Patto del Nazareno ha preso il 40 per cento alle europee. Cuperlo parli ai suoi elettori e non a me… Cuperlo è imbarazzante, non io. Parlano di Ala per non parlare di loro stessi. Vadano fino in fondo e non si nascondano, rompano col Pd come io ho rotto con Berlusconi”.

18 maggio, Vincenzo D’Anna
“Speranza ha sconsigliato i candidati Pd di farsi fotografare con Verdini? Ma lui è tipo Virna Lisi, con quella bocca può dire quello che vuole. Ognuno ritiene di farsi fotografare con chi vuole, io dico che se fanno la foto con Speranza non li vota neanche la mamma. Speranza fa parte di un gruppo che è ancora affezionato allo stato socialista che ha fatto 2200 miliardi di euro di debito. Noi appoggiamo Renzi, non il Pd, se il Pd è quello di Speranza e di Bersani non abbiamo nulla a cui spartire”.

19 maggio, Vincenzo D’Anna
“Bersani sembra Diogene il Cinico il quale, per abituarsi a non ricevere risposte, si allenava interrogando le statue. Egli, alla vana ricerca di risposte alle sue elucubrazioni, è costretto a vestire i panni del finto tonto dismettendo quelli del vecchio marpione comunista già ministro nel governo del ribaltone presieduto da Massimo D’Alema che, com’è noto, fu sostenuto da “sinceri democratici” progressisti del calibro di Mastella, Casini e Cossiga. Non ci interessa il Pd se malauguratamente nel Pd dovessero prevalere le tesi di Bersani e l’idea che l’Italia possa essere governata secondo i principi e i programmi che hanno caratterizzato finora lo stato cripto socialista tanto caro a lor signori”.

20 maggio
Dal Nazareno, anche oggi, niente da dichiarare.

Perché la minoranza non lascia il Pd. (Perché poi dovrebbe rifarlo)

Oggi, sul quotidiano Il Dubbio

La vicenda dei “separati in casa” nel Partito democratico non è l’ennesimo capitolo della storia delle liti e delle scissioni a sinistra, ma il segno di come sta cambiando la politica e di cosa può diventare, o non diventare. È evidente che l’equilibrio precario tra democratici renziani e non renziani non potrà durare a lungo, come lo stillicidio di rotture e uscite dal Pd – base e dirigenti – preannuncia e dimostra. Nei prossimi mesi, con la tornata amministrativa e il referendum “cosmico” sulla Costituzione, la proposta renziana sarà alla prova decisiva; e al successivo congresso gli equilibri cambieranno, o salteranno. Sarebbe sbagliato ritenere, sulla base della situazione attuale, che l’esito sia già scritto: per quanto appaiano scolpiti nella roccia, i rapporti di forza in politica possono sempre cambiare, se non per convinzione per necessità. È questa in fondo la scommessa degli sconfitti del Pd: non certo che Renzi diventi più “buono”, ma che la sua presa sul partito diventi meno forte. Continua a leggere

Pro-Quagliariello. In difesa della scissione dell’atomo

“Ce ne faremo una ragione”, “Io non trattengo nessuno”, e comunque “Va via perché non gli hanno dato un posto nel governo”. Chiaro? Se Angelino Alfano voleva dare ragione a Quagliariello, cioè dimostrare di essere ormai completamente renzizzato, basta leggere le sue reazioni alle dimissioni del coordinatore di Ncd negli articoli dei giornali di oggi. Sono tempi duri per chi prova a dire che qualcosa non va bene, a sollevare qualche dubbio in casa propria. E a dirla tutta, sono tempi duri anche per le persone di buona educazione.

Ciononostante, simpatizzare per Quagliariello (e Giovanardi, e compagnia), cioè per la “destra” (ateo)devota di Ncd non è facile. I commenti sulla “scissione dell’atomo” sorgono, come dire, spontanei. E però non cercatemi, tra gli sfottitori di quagliarielli: non mi trovereste. Quagliariello ha ragione.  Continua a leggere

Perché non vuoi Verdini, ovvero: e adesso, pubblicità

Ho conosciuto un ragazzo che lavora nella pubblicità. Dice che quindici anni fa, appena laureato, ha fatto una selezione come creativo ed è arrivato primo, su diverse centinaia. Dice che da allora si è divertito un sacco, ed è pure un bel posto penso, pagato bene. Però non ne può più. Vuole, vorrebbe, andarsene. Dice che il pubblico italiano è cambiato, anzi ve la dico tutta: che è regredito. Che non è più in grado di capire un messaggio un pochino più sofisticato di “compra questo, è buono”, oppure “prendi quello, conviene”. Niente ironia, doppi sensi, suggestioni: sono cose inutili, anzi danno fastidio, spiazzano. Niente messaggi complessi o almeno un pochino sofisticati. Niente creatività. Sennò la gente si confonde, non capisce. “Prendi questo”. “Accattatevillo”, avrebbe almeno detto anni fa Sofia Loren con un bel po’ di malizia, fascino e (auto)ironia: spot audaci a guardarli oggi, cose che non si fanno più. Continua a leggere

Carrai? Verdini? Ma non le fa il governo, le nomine?

Meno male che sono finiti i tempi di quell’orribile e vecchia partitocrazia. Perché sono finiti, vero?
Così leggo su Il Tempo di oggi, a firma Filippo Caleri:

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