Bagnasco, io non ci casco

È tutto così faticoso, e sbagliato. Per questo non scrivo spesso sulle unioni civili, perché il più delle volte le parole mi mancano. Quello che ho pensato ieri sera riguardo alle dichiarazioni del cardinale Bagnasco è stato più o meno: “Ma chi li consiglia certi vescovi?”, e l’ho trovato poi razionalmente spiegato in questo bell’articolo di Ugo Magri sulla Stampa di stamani.

Ci sarebbe poco da aggiungere, e però trovo tutto molto triste. Anche certe risposte al cardinale, ve lo devo dire: smargiasse e volgari. È un noto cercarogne, ma non ha torto quel mio amico che stamani, strappandomi un sorriso, ha postato su Facebook: “A me pare che abbia più diritto a dire la sua Bagnasco che Elton John”. Quello sulla legge Cirinnà è ormai diventato un dibattito in cui tutto si mescola con tutto, la stepchild adoption con l’utero in affitto, la libertà di coscienza col voto segreto, i nastrini colorati sul palco dell’Ariston con le lucette del Pirellone. Non è così che si dovrebbe approvare una legge che rappresenti uno scatto di civiltà.

Provo, con sfiducia e scoraggiamento, a dire due cose:
– la Chiesa può e deve dire la sua nel dibattito pubblico. Il presidente della Cei, giustamente, parla dell’Italia e non solo della Chiesa italiana. I politici, cattolici e no, e i partiti politici, hanno particolare dovere di ascoltare la voce autorevole, radicata, “esperta di umanità” dei rappresentanti di un’istituzione centrale nella vita del nostro paese, e di farsi poi naturalmente la propria autonoma opinione tenendo conto di quanto hanno ascoltato. Il cardinale Bagnasco però non si è limitato a difendere il principio (giusto) della libertà di coscienza, che è appunto una questione di principio e che la delicatezza della materia giustifica. Il cardinale ha chiesto il voto segreto, che è una questione regolamentare che riguarda solo il senato italiano e il suo presidente. Lo scrutinio palese, peraltro, non toglie il diritto di votare comunque secondo coscienza. Non c’è bisogno di chiedere l’intervento di Mattarella, di papa Francesco o di Domineddio, basta rispondere no, su questo decidiamo noi. Ma una richiesta come quella del cardinal Bagnasco, onestamente, fa cadere le braccia.

– la libertà di coscienza è un principio giusto però dovrebbe essere il punto d’arrivo, non il metodo per approvare una legge. Il riconoscimento dei diritti civili delle persone omosessuali meriterebbe di più che un’approvazione a maggioranza casuale e un iter parlamentare a colpi di protagonismi individuali, schermaglie e tatticismi. Parlo del livello del dibattito parlamentare ma anche del ruolo dei partiti (Pd e Movimento 5 stelle in testa) e di un governo iperdecisionista che però quando intravede un guaio rinvia “la decisione al parlamento” come se fosse una bad company. Resto convinta, e l’ho già scritto, che la politica in questo frangente sia rimasta al di sotto del compito, e che, comunque vada, l’approvazione di questa legge rischi di lasciarci un paese meno maturo e più diviso, probabilmente anche più confuso.

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