Il doppio dei voti di D’Alema. (Factchecking)

Piace moltissimo al nostro segretario dire di aver preso “il doppio dei voti di D’Alema”: niente di male, ognuno ha i propri punti di riferimento e i propri modelli. A me invece di D’Alema potrebbe importare anche relativamente – mi professo da sempre adalemiana, cioè né dalemiana né anti, anche se sono posizioni difficilissime da tenere. Il problema però è che Matteo, quando parla della storia del nostro partito, non ci prende mai, e questo non va bene, visto che è il segretario.
Già una volta disse di aver preso il doppio dei voti di D’Alema, e qualcuno gli fece notare che D’Alema però è stato segretario di un altro partito, il Pds, e che quindi il paragone – peraltro fatto dal capo di quelli che si arrabbiano se D’Alema paragona i voti delle europee con quelli delle regionali – non ha alcun senso.
Allora ieri Matteo, furbissimo, ha detto che lui ha preso “il doppio dei voti di D’Alema quando era segretario dei Ds”. Facciamo due conti ok? Per non risalire alla preistoria prendiamo il 2001, D’Alema leader e premier fino a poco prima, elezioni politiche. I Ds ottengono il 16,57 per cento, che in effetti è circa la metà di quello che attualmente i sondaggi attribuiscono al Pd. Solo che a quelle elezioni si presenta per la prima volta la Margherita, che riunisce gli altri partiti dell’Ulivo e che poi insieme ai Ds darà vita al Pd, anche per volontà del gruppo dirigente Ds, tra cui D’Alema. Bene, la Margherita ottiene il 14,52 per cento. Che sommato ai voti dei Ds fa 31,09 per cento. Nel proporzionale, questo. Perché invece nel maggioritario, la parte prevalente del Mattarellum allora in vigore, l’Ulivo guidato da Francesco Rutelli ottiene il 35,8 per cento. Che è un po’ di più di quello che attualmente i sondaggi attribuiscono al Pd, e non moltissimo meno della percentuale record del Pd alle europee.
Questo se parliamo di percentuali. Perché se invece parliamo di numeri assoluti, allora i “voti di D’Alema” (e di Rutelli, e di Castagnetti eccetera) stante la crescita costante dell’astensionismo erano ahimé molti, molti di più.

(Grazie a Silvio Buzzanca che su facebook ha scritto questo prima di me risparmiandomi la ricerchina su wikipedia e le somme)

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