Caro Matteo, come facciamo a riaprire l’Unità?

(questo articolo è uscito anche su Huffington post)

Caro Matteo Renzi, tu sei contro il finanziamento pubblico. Quando lo abbiamo dimezzato e tu eri ancora una voce critica nel Pd, i tuoi amici, per tuo conto, strillavano in parlamento che dimezzarlo non era abbastanza e andava abolito subito; quando lo abbiamo abolito e tu eri il candidato favorito alla segreteria, i tuoi amici, per tuo conto, e tu stesso, strillavate che il décalage previsto dalla legge per arrivare in qualche anno a finanziamenti zero era troppo lento. Ci furono trattative, per arrivare a una mediazione che fosse per voi accettabile e votabile, ma voi ci teneste a dire che avreste fatto di più e più in fretta. Io non la penso come te, ma ovviamente conta quello che pensi tu, ora che sei segretario del Pd e presidente del consiglio soprattutto.

Tu, caro Matteo Renzi, pensi anche, dicono, non so se è vero, non l’hai smentito, che non te ne frega niente se chiudono i giornali. Cioè, al di là del linguaggio che usi in una discussione con un tuo amico, ammesso che tu l’abbia usato, ritieni che se i giornali non hanno i soldi per campare è giusto che non campino, che in generale, o forse in questo momento, non sia il caso di aiutare finanziariamente il settore dell’editoria, sebbene esso sia in grave crisi, e sebbene i casi di aiuto a settori in crisi esistano e siano esistiti, sotto forme di ammortizzatori straordinari o di idee come per esempio quel meccanismo che a suo tempo venne battezzato con un termine che dev’esserti molto piaciuto, rottamazione. Preferirei che tu la pensassi diversamente, perché questa crisi coinvolge me e tanti colleghi e amici, e anche perché per me se chiude un giornale, di partito o di opinione in questo caso non fa differenza, è grave, e non si può trattare la libertà di stampa come un settore economico come gli altri, dove o reggi alle regole del mercato o chiudi e amen, ma non ha importanza. So che la maggioranza degli italiani non la pensa come me, e un governo deve pensare all’interesse generale, mica posso pretendere che pensi a me, e ovviamente ha le sue priorità e le comunica ai cittadini come crede.

Io però vorrei capire una cosa.

Come si fa a essere contrari al finanziamento pubblico e contemporaneamente dire che se il Pd fosse proprietario dell’Unità, l’Unità non chiuderebbe?

Cioè, come potrebbe l’Unità essere “nella disponibilità del Pd” scusa? Hai detto tante volte che ne avremmo parlato, hai buttato là spunti interessanti, rinviando sempre a discussioni da fare insieme, ma io non ho ancora capito come diavolo pensi che possa funzionare un partito adesso che non c’è più il finanziamento pubblico. Il Pd non ha fatto neanche una campagna per chiederci di devolvere il due per mille secondo il nuovo sistema, perché, mi è stato spiegato, non si è voluto chiedere soldi ai cittadini durante la campagna elettorale per le europee. Ricordi che macchina comunicativa mise in piedi la Chiesa cattolica quando dal finanziamento diretto si passò all’otto per mille? Una macchina che è in piedi ancora. Il Pd, niente. Qualche mail agli iscritti, neanche troppo convinta.

Insomma, io penso che il problema di far vivere l’Unità, per quanto gigantesco, sia solo una parte del problema. Io vorrei capire una buona volta come da segretario pensi di far vivere il nostro partito (e da premier il sistema democratico fondato sui partiti come dice la costituzione) e ciò che fa sì che un partito esista – giornali, siti, feste, relazioni internazionali, occasioni di partecipazione, iniziative di comunicazione, formazione – senza soldi.

Potresti tipo approfittare domani, che c’è la direzione. Potresti magari, ecco, smettere per cinque minuti di essere in campagna elettorale e sederti a parlare un po’ con noi di cosa siamo e cosa vogliamo diventare. Guarda che anche questo sarebbe “metterci la faccia”.

Aggiornamento: mi si fa cortesemente notare che la lite tra Renzi e Lotti sui fondi per l’editoria è stata smentita con una lettera al Fatto quotidiano, che ne aveva dato notizia per primo. Non l’avevo vista, mi scuso.

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