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Un uomo che mangia il fuoco

Non vorrei che vi foste distratti, ma oggi è stata una giornata storica. Perché è successo, nientemeno, questo (se non leggete, cliccate sulla foto: si ingrandisce):

 

Ora, io non so se vi rendete conto della portata del fatto: che per esempio, dopo quarant’anni, ora sappiamo chi era l’uomo che cammina sui pezzi di vetro, per dire. Non so se è chiaro: stiamo parlando di uno che ha rovinato per davvero generazioni di donne, altro che il sottotitolo di questo blog.

Beh, non male: era all’altezza della sua fama il ragazzo, in fondo. E lei però, maestà, non ce la racconti. Altro che “un momento, una leggera toccatina di gelosia”. È rimasto nel cuore anche a lei, Principe, quell’uomo che camminava sui cocci, oppure il rosicamento di quella sera non l’ha più dimenticato. Tanto che molti anni dopo, nel 1987, nel descrivere a una donna quello che una donna desidera meglio di come avrebbe saputo fare una donna, senta come l’ha descritto quell’uomo che forse le augurava di incontrare, quell’uomo che forse avrebbe voluto essere lei. Proprio così: “un uomo che mangia il fuoco“.

Ci sta la notte, crucca e filippina

Penso ma sì, un caffè. Entro nel bar. I camerieri sono euforici, si danno di gomito. “Ma che, non hai visto?”. “Ma che, non lo sai chi è?”. “Eccerto”. Faccio lo scontrino, continuano a farsi cenno: “Ma hai capito chi?”. Dico “caffè macchiato, grazie”. A un certo punto uno inizia a canticchiare: “Generale, dietro la collina”. E ride, ride. Un altro, col vassoio in mano: “Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore”. Ridono tutti, eccitatissimi. “Là, là fuori”. “Ma che davero”. “Teggiuro”. Allora guardo: lui è proprio là, seduto a un tavolino, cappello, occhiali scuri, aspetta il suo caffè. Francesco De Gregori.
Io farfalle nello stomaco, sapete come quando alle medie. Ma soprattutto, guardo ancora i camerieri, più emozionati di me: sono tutti filippini.