Apologia di LeU. Dopo lo tsunami, le cose da cui ripartire

Ha ragione il mio amico Stefano Di Traglia, che lunedì mattina mi ha scritto: adesso sarebbe tempo di fare l’analisi del voto del 2013, quella che il Pd non ha mai voluto fare. Sono stati anni di analisi sbagliate, sbagliate perché fondate su una lettura illusoria della realtà. Ripartire dai fatti ci farebbe bene a tutti. Noi di Liberi e Uguali non abbiamo avuto la forza di invertire la rotta – e dovremo capire perché. Ma i fatti li abbiamo visti e l’analisi non l’abbiamo sbagliata.

  1. Tutto come previsto. Se abbiamo sbagliato la risposta non lo so (ci arrivo), ma è successo esattamente tutto quello che dicevamo da anni: la mucca era nel corridoio, il Pd è andato a sbattere contro il muro a tutta velocità. L’onda è stata talmente alta che ci è passata sopra, questo sì. Non abbiamo avuto il fisico. Non siamo stati percepiti come un’alternativa al Pd, ma come un pezzo del Pd o comunque come una parte di qualcosa – la sinistra – con cui questo paese voleva chiudere, voltandosi dall’altra parte: a destra – e nella destra a Salvini – e verso i grillini. Cosa potevamo fare di diverso? Io penso niente.
  2. Eh già, gli elettori in fuga dal Pd votano i Cinque stelle: sai che scoperta. Anche questo sono anni che lo diciamo, compreso il fatto che la tattica piddina – demonizzarli salvo imitarli con quella specie di populismo soft che è tanto nelle corde del renzismo – non funziona. C’è una novità, stavolta: gli elettori in fuga dalla sinistra hanno scelto anche Salvini, e per le stesse ragioni. Perché non ne vogliono più sapere di noi. Non è che vogliono dare un segnale, vogliono proprio togliercisi di torno. Se voglio dare uno schiaffo a Renzi non voto Grasso, voto Di Maio: è più sicuro.
  3. Spero che si capisca, guardando i numeri, che il problema era un po’ più complesso rispetto a “voi di LeU fate vincere la destra”. Zingaretti vince nel Lazio grazie all’apporto determinante di LeU. Gori in Lombardia avrebbe perso comunque, anche nell’ipotesi (palesemente falsa) che bastasse una decisione dei vertici di LeU per spostare su di lui i voti che ha preso Rosati. Altrettanto vale per i collegi maggioritari del Rosatellum, la cui relativa importanza nel determinare il risultato è evidente. Il meccanismo mentale del “voto utile”, se c’è stato, ha penalizzato tutta la sinistra e sarebbe stato meglio maneggiarlo con più prudenza. E meno male (altro che storie) che non c’è il ballottaggio dell’Italicum, che avrebbe cancellato la sinistra – tutta – dall’orizzonte. Anche l’Italicum nasceva da un’analisi illusoria e sbagliata. Le nostre critiche all’Italicum erano giuste.
  4. Così come erano giuste le critiche al Rosatellum, la legge acchiappa fiducie che adesso tutti vogliono cambiare. Non chiamateli ripescati, quelli che hanno perso nel loro collegio ma poi sono stati eletti nel proporzionale: è la legge che è fatta così. Non consente il voto disgiunto. Non consente di votare la persona. E, in un sistema pluri partitico, a giocarsela nei collegi, senza voto disgiunto, sono solo i partiti grandi. I big di LeU che hanno accettato di correre nei collegi (quasi tutti) non sono dei paraculi che si sono fatti “ripescare”: sono dei generosi che hanno accettato una sfida persa in partenza per  provare a portare consensi in più, qualche volta riuscendoci (basta guardare le percentuali di Bologna, dove c’era Vasco Errani).
  5. Anche la storia delle “facce nuove” che sono mancate ha stufato. Vogliamo parlare di D’Alema? Parliamone: con duemila voti in più, D’Alema oggi era senatore. Che sia arrivato ultimo nel suo collegio sinceramente non rileva: la legge elettorale miracoli non ne consente. Semplicemente non è scattato il quoziente della lista plurinominale (una sola) in cui era candidato. È successo lo stesso a facce ben più fresche – e ben più pluricandidate – come Anna Falcone. E non c’entra niente il giudizio degli elettori su di loro. Chiedetelo a chi ha scritto questo capolavoro di Rosatellum come funziona il flipper dei quozienti nel proporzionale. Abbiamo fatto la campagna elettorale aggrappati alla popolarità di Bersani, ce lo siamo litigati come testimonial, le tv se lo contendevano: senza di lui oggi staremmo anche peggio. Eppure anche lui per un pugno di voti poteva non essere eletto, se la pallina del flipper avesse rimbalzato altrove. Non usiamo l’irrazionalità di un sistema elettorale assurdo per trarre conclusioni che rientrano nello schema logico renziano, non nel nostro.
  6. Andiamo avanti con LeU, ma senza diventare autistici. È ovvio che dobbiamo guardare anche a cosa succede nel Pd. La catastrofe è talmente grande che il problema di come salvare la sinistra non può essere solo nostro. Si capirà meglio nei prossimi giorni se qualcosa può succedere. Anche il Pd però farebbe bene a non cercare scorciatoie. Che cosa significhi la passerella di Calenda al Nazareno io non l’ho capito. È un uomo simpatico e intelligente, ma non ci si iscrive direttamente alla segreteria di un partito, salvo minacciare di andarsene se non si fa quello che uno dice. Alla sinistra non serve un’altra illusione come quella di cinque anni fa. Serve un’analisi di se stessa e dei fatti, il tempo per farla, e un bel po’ di umiltà e generosità che si sono perse per strada.

Altre considerazioni sul voto e su LeU le ho fatte in questa intervista di Concetto Vecchio uscita sul sito di Repubblica.

9 Responses to Apologia di LeU. Dopo lo tsunami, le cose da cui ripartire

  1. Cara compagna Geloni,
    ho letto il suo commetto ultimo e sono d’accordo con lei che il nostro movimento è giovane come componente politico. Per quanto riguarda il candidato calato dal l’alto non è un errore del nostro movimento prendere la figura di Pietro Grasso e mettere al centro del movimento, stavamo arrivando al 4 senza un candidato di spicco. Per me non è questo il motivo che abbiamo perso. Ma c’è da dire che è la stessa legge elettorale e gli sbagli del PD che hanno permesso alla sinistra di permettere di perdere questa tornata elettorale che tradito le elettore di sinistra. Questo voto va interpretato come un voto inutile per far cassino dei cinque stelle e della destra perché non hanno i voti per formare un governo. E aspettano il PD a fare il passo in avanti nel dire abiamo sbagliato nel fare le politiche che erano di destra questo è che stanno aspettando i cinque stelle per mettersi insieme. sta aspettando la voce del PD non Martina che non vuoole fare alleanza esterna con 5stelle.
    ok?

  2. Si era capito fin da quando i cento uno hanno lasciato Bersani da solo e per questo dopo che si è fatta la scissione, dopo la disfatta sull’articolo 18 e poi ancora il referendum si è mossa l’onda della scissione con tutto il sistema che ha confuso gli elettori tutto è nato da li secondo, si doveva fare li una lotta di programma per essere diversi da quella politica che ha designato quello che è disegnato dal responso delle elezioni dell’2018 che ha provato la vittoria del movimento 5 stelle e della destra estremista. basta che stanno Bersani e Grasso alle due camere che ci guideranno bene.

  3. francesco Pieri

    La prego il dibattito sulle motivazioni della sconfitta risparmiatecelo.

    Non vi è mai venuto in mente (uso il plurale perchè la domanda è rivolta a Lei ma anche a tutta la classe dirigente di LeU) che la fuga dal pd e da voi “percepiti come un pezzo del pd” sia dipesa anche dal fatto che da 4 anni non avete fatto altro che dire che tutto quello che è stato fatto (dal vostro governo!) faceva schifo e che l’Italia era una nave senza nocchiero in gran tempesta? Non vi è venuto in mente che assecondare il racconto, funzionale alle destre e ai 5S, di una Italia allo sbando in cui nessuno lavora e quei pochi sono licenziati ogni mattina in base alle ubbie del datore di lavoro (ha stato il Job act!!!) avesse come conseguenza quello di allontanare gli elettori? I problemi esistono e parlano di una italia che è ripartita (il nord) e di una ancora immobile (il sud) ma grazie alla narrazione (da voi assecondata e amplificata) si è perso sia al nord che al sud spingendo gli elettori nelle braccia della lega (che promette tasse al 15% non l’imu sulla prima casa e la patrimoniale) e dei 5S (che promette la bacchetta magica, la chiusura dell’Ilva e del Tap e non sviluppo per il sud abbandonato a se stesso).
    La mucca in quel corridoio ce l’avete messa voi, rancorosi e incapaci di fare opposizione nel partito e fuori dal partito (già siete pronti a vendervi ai 5S per uno strapuntino nel governo?), la famosa ditta che veniva prima dei singoli è stata cancellata da rancori personali. Se aveste usato la metà delle forze usate a remare contro il governo del vostro stesso partito per avvicinarvi alle periferie o per migliorare le leggi fatte magari meno elettori sarebbero fuggiti dal pd (e da voi…). Invece vi siete votati alla irrilevanza, novelli bertinotti.

  4. Brava…. Ottima analisi… W Massimo Bersani

  5. Paolo Biagiotti

    Condivido quello che e’ stato scritto nel post ma io penso anche che per avere un migliore risultato elettorale Liberi e uguali avrebbe dovuto avere una migliore organizzazione sul territorio , con piu’ assemblee , piu’ sedi , che purtroppo non sono state possibili nelle poche settimane che ci sono state dalla nascita . Una comunita’ si costruisce cosi’ riunendosi , vedendosi , discutendo e non solo sui mass media , che peraltro sono stati molto distanti e hanno ignorato spesso Liberi e uguali . Il M5S e’ nato nel 2009 e per arrivare al 32 per cento ha impiegato quasi dieci anni , il centrodestra e’ nato con Berlusconi nel 1994 . E’ evidente che la gente ha pensato che la soluzione di tante cose che non andavano nel paese fosse votare M5S un partito grande che poteva incidere nella realta’ , colpendo cosi’ il partito democratico .

  6. Si sono sbagliate molte cose , compresa la formazione delle liste. Quando ascoltavo i leader di LeU parlare in TV mi incazzavo. Sentivo che erano lontani dal sentimento delle persone in carne e ossa rispetto alla politica. Non si è voluto capire che i guasti prodotti nella società dalle politiche dei governi Monti/Letta/Renzi/Gentilini nel pieno di una crisi economica che produceva milioni di poveri, di giovani senza futuro , di persone malate costrette a rinunciare alle cure ecc. , avevano prodotto una cesura profonda con la politica. Della quale invece risultavano solo i privilegi della politica, gli stipendi vergognosi dei parlamentari , i vitalizi che gridano vendetta dopo la Fornero. Il nostro silenzio totale su questo aspetto ci ha presentati come “gli altri”. Stessa cosa sugli immigrati. La gente non è razzista, è per l’accoglienza. Ma questi immigrati , raggiunte le, coste italiane, sono poi abbondanti a se stessi , vagano sui treni senza biglietto da un posto all’altro , girano per i paesi a frotte , spesso le loro abitudini entrano in conflitto con le nostre , le strade sono piene di prostitute di colore : e lo Stato ? Semplicemente non c’è. E la nostra posizione tutta incentrata sull’accoglienza e pochissimo sui riflessi che la massa degli immigrati produce sulla popolazione residente , ci ha allontanati dalla gente. Ci sono tante altre cose che vorrei citare , ma che non ho avuto modo di dire a nessuno. Neanche a coloro che ho votato (più per fede che per convinzione ) perché li ho visti più impegnati alla candidatura e alla propria elezione che alla “mucca nel corridoio”.

  7. 7. Campagna elettorale
    Una campagna elettorale sottotono e senza una buona organizzazione e coordinamento necessario anche per la stessa formazione di Liberi e Uguali, per le non molte risorse a disposizione e per le condizioni svantaggiose di partenza. Serviva una organizzazione impeccabile e chirurgica, che coinvolgesse anche dei volontari, per poter ottenere il maggio risultato nelle condizioni sfavorevoli.
    Risultato: L’ognuno per sé e dio per tutti, ha avuto la sua buona parte di responsabilità nella sconfitta. Molti, ancora oggi non hanno proprio idea di chi siano Liberi e Uguali, di chi fa parte, e cosa proponevano. Sintesi: il messaggio e la proposta politica a moltissimi, specialmente chi non segue la politica, non è proprio pervenuto. Anche sui social , davvero una organizzazione scarsa della base. Si poteva fare meglio e di più.

    8. Costruzione delle liste.
    Ad un certo punto, per ragioni che non voglio riprendere adesso ma che sarebbe un bene analizzare, dal percorso unitario di Brancaccio si stacca un pezzo, proprio coloro che fecero l’appello, in polemica con il metodo usato per far le Liste, e dal Brancaccio stesso si stacca la rifondazione e affini. Questo passaggio doppio, ha senz’altro danneggiato Liberi e Uguali, perché lo ha fatto percepire in coloro che dovevano promuoverlo, come i soliti manovratori dei partiti, un ceto politico che si fa.i propri interessi e vuole semplicemente assicurarsi una poltrona in parlamento una volta fuori dal Pd. Questo ha spento l’entusiasmo e la speranza, accesi poi in parte(poiché quasi fuori tempo massimo) dall’arrivo della Falcone(e qualcun altro), con la sua capacità, competenza e passione politica. Visibile a colpo d’occhio anche la mancanza dell’associazionismo nelle liste.

    9. Leader calato dall’alto.
    Anche l’arrivo di Grasso , con tutto il rispetto che molti hanno per lui e che ha aiutato a digerire il rospo, è stato percepito come un leader calato dall’alto e non espressione dell volontà popolare, ergo, primarie. È stato percepito come una manovra politica che deludeva oltre un principio, anche il desiderio di democrazia e quindi di scegliere e decidere attraverso il Voto da chi farsi presentare. A questo punto bisognerà rimediare. Come bisogna rimediare alla connessione con le associazioni e i semplici cittadini. Magari ritornando al Brancaccio e riprendendo quel percorso interrotto che bisogna portare avanti.

    10. Anche nell’ipotesi non troppo remota che si VOTI tra 3 mesi, Liberi e Uguali dovrebbe intraprendere sin da subito iniziative volte ad analizzare le cause della sconfitta in assemblee aperte e partecipate , per riconnettere politica e cittadini ed iniziare a costruire un senso di comunità. Dove i messaggi arrivino e vengano compresi.

    Saluti

  8. giuseppe guastella

    Ci sono mille considerazioni da fare ,ci atteniamo a quelle propositive .
    Î partiti sono visti come meri intercettatori di bisogni della societa
    Il successo di un partito si misura sulla capacitá di interpretare quello che la societá sta chiedendo.
    Ogni dielettica fra partiti e societá viene a priori esclusa. Fatto che é piuttosto pericoloso nel momento in cui le pulsioni che escono dalla societá non sono alte, positive, ma di colpevolezza .
    Se la pulsione é di anti immigrazione ,una posizione della sinistra piú soft di quella della destra automaticamente viene scartata.
    La rinuncia della sinistra a difendere con orgoglio la difesa die propri valori anche a costo di arrivare allo scontro é la causa delle sconfitte negli ultimi 25 anni. 6.4 Radio Anch` io , di un giovane da Madrid che trovo interessante .

  9. Analisi perfetta la sua nell’intervista su Repubblica.
    Sul perchè a sx votano Salvini dovreste saperlo da un bel po’ . E invece.
    Io – elettore della sx socialdemocratica dal tempo delle mele- lo vado dicendo da tempo, vox clamans in deserto. E pervicacemente l’ho ribadito lunedì qui:
    http://www.nebroidee.it/articolo-di-francesco-caruso-marzo-2018/

    Ed è anche significativo che se il padre – io -non vota più PD (anche) perchè ha tolto l’art. 18 , le figlie raccolgono il testimone del padre e esordiscono alle elezioni votando PD e fregandosene dell’abolizione dell’art. 18. Ma lo votano per i diritti civili, una battaglia dei liberali. Pensa te. E’ il segno dei tempi. Cordiali saluti.

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