Pd e Anpi, avere torto anche ai limiti della ragione

A proposito di questa polemica tra Pd e Anpi sulle feste dell’Unità – polemica di cui si sentiva tantissimo la mancanza. Io mi rendo perfettamente conto delle ragioni della maggioranza del Pd. Un partito ha tutto il diritto di non ospitare iniziative di propaganda contraria alla propria linea. Siamo al limite, insomma, della legittimità della polemica. Esiste però una serie di fatti di cui si dovrebbe tenere conto, ed esistono errori evitabilissimi che vengono regolarmente commessi tutti: perché? Intanto, i fatti: 

  • le feste dell’Unità hanno sempre ospitato associazioni (Arcigay, Legambiente, Arci ecc) i cui obiettivi non necessariamente coincidono con quelli del Pd.
  • non si trattava come qualcuno dice di “raccogliere firme per il no”, problema tempisticamente superato (e risolto a favore del sì), ma di consentire all’Anpi come sempre di fare banchetti con i suoi materiali nelle feste del Pd.
  • l’Anpi non è un’associazione qualunque, è la radice della storia della sinistra, del centro democratico, dell’Ulivo.

Di conseguenza, gli errori:

  • offrire pretesti per la polemica con atteggiamenti inutilmente rigidi: era proprio necessario che, a fronte di molte richieste di rispetto di un pluralismo che – lo si voglia o no – esiste anche nell’elettorato del Pd e tra i volontari delle feste, il manifesto della festa nazionale fosse sostanzialmente un Sì con una croce sopra? Era necessario che il sindaco Nardella non desse la parola all’Anpi durante la celebrazione dell’anniversario della Liberazione di Firenze? Eccetera.
  • mancanza di lettura della realtà: il gruppo dirigente finge di ignorare, o peggio ignora davvero, che tra gli elettori del Pd e tra i volontari delle feste ci sono anche molti che voteranno no. Anzi addirittura “li avverte” che bisogna rispettare la posizione del partito e che il trattamento riservato all’Anpi deve servire da lezione, come risulta da queste dichiarazioni raccolte a margine della festa di Bologna. Davvero questi argomenti e questi atteggiamenti vengono ritenuti efficaci e utili a convincere qualcuno?
  • mancanza di gestione mediatica: il risultato della polemica è portare visibilità sui giornali e sulla rete alla posizione dell’Anpi per il no. Probabilmente qualche banchetto nelle feste avrebbe avuto una risonanza molto minore.
  • mancanza di gestione politica: anche questa volta il Pd cade nella trappola della contrapposizione frontale e ne esce fuori come un soggetto chiuso, arrogante e settario, nonché “nemico” di un pezzo di storia della sinistra. A chi gioverà? Al Pd non credo.
  • errore strategico di fondo: nessuno pensa mai al dopo. Al campo della sinistra che – comunque vada, personalizzazione o no – uscirà dal referendum più debole e più diviso.

Post scriptum. A margine del penultimo punto: non c’entra, ma c’entra. Leggo sull’Unità di oggi un pezzo dell’ex parlamentare ulivista (nel senso che, tra le altre, ha nel curriculum anche una tappa nel partito dell’Asinello) Pierluigi Mantini intitolato “Perché noi dell’Ulivo votiamo sì“. Ho letto anch’io l’intervista del professor Parisi che, con molti distinguo poi ulteriormente precisati in questo tweet, riconosce una continuità, da altri contestata, tra la riforma Boschi e le tesi dell’Ulivo. Però vorrei dire una cosa, ai titolisti e agli ulivisti: non osate ridurre l’Ulivo al gruppetto degli amici di Prodi, e neanche tutti. Non fate questo errore anche voi. Non fate questo torto a tutti noi, a Romano Prodi e a voi stessi.

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