Gli smemorati dell’Italicum 

A quelli che “ne abbiamo discusso tanto, abbiamo accolto tante proposte, ora basta, è ora di chiudere” ricordo che la legge elettorale è stata approvata prima alla camera con un pezzo di Pd contrario – contrarietà espressa esplicitamente nella dichiarazione di voto dal capogruppo, che aveva condizionato il voto favorevole all’approvazione di alcune modifiche al senato. 

Successivamente, al senato, la riforma è stata approvata con il voto determinante di un pezzo di Forza Italia (ricorderete il soccorso arrivato da Verdini alla vigilia del voto sul Quirinale) e la contrarietà dei senatori della minoranza Pd. 

Perché adesso alla camera, in assenza di modifiche, i deputati della minoranza Pd dovrebbero sconfessare in un colpo solo i colleghi senatori della stessa minoranza Pd e se stessi, rinnegando quanto detto in aula in occasione della prima lettura? 

Prima di improvvisare prediche, cerchiamo per cortesia di ricordarci i fatti. 

4 Responses to Gli smemorati dell’Italicum 

  1. non ho scritto che volete fottere renzi, ho scritto che se la gente lo pensa gli date buoni argomenti.
    c’è una differenza importante, ma è una differenza che – al momento del voto – conta, eccome se conta!

    • chiarageloni

      È inutile che insisti invocando “laggente”: il tuo ragionamento è illogico, inficiato dal fatto di dare al parere di Zanda un’oggettività che non ha. Poi puoi benissimo pensarla come Zanda, e anche “laggente”, oppure no. Ma non c’entra niente con quello che ho scritto

  2. Cercando di capire chi ha ragione e partendo dalle dichiarazioni ufficiali rese in Aula, il capogruppo alla Camera Roberto Speranza il 12 marzo 2014 disse:
    “Bisognerà intervenire per renderla migliore. Sul sistema delle soglie, ad esempio: partiti troppo piccoli che hanno un peso nell’arrivare al premio di maggioranza e forze politiche potenzialmente troppo grandi che restano fuori. E, ancora, il rapporto eletto-elettore, come questione su cui abbiamo fatto un passo in avanti, ma su cui io credo si possa fare ancora di più. E poi, ancora – consentitemi di dirlo con tutta la forza che ho –, la questione di genere (…) Per questo voglio dire con grande forza che per il Partito Democratico questa sarà la priorità assoluta nel nostro passaggio al Senato e non consentiremo che alcun accordo potrà su questo fermarci”.
    Il 27 gennaio 2015 il capogruppo al Senato Luigi Zanda spiegò:
    “abbiamo alzato al 40 per cento la soglia per il premio di governabilità al primo turno e, conseguentemente, abbiamo ridotto al 3 per cento quella per l’ammissione delle liste in Parlamento, così realizzando stabilità per i Governi, più efficienza legislativa e più rappresentanza per tutti i partiti. Rispetto alla prima lettura, abbiamo rafforzato l’alternanza di genere, confermando una linea che ormai il PD esprime e pratica in ogni circostanza possibile. Sulla selezione dei candidati invece non siamo riusciti ad individuare una maggioranza parlamentare intorno alla soluzione su cui il PD contava pressoché all’unanimità: il collegio uninominale maggioritario. Su questo punto, anche comprensibilmente, il PD è in minoranza in Parlamento (…) Il testo che il Senato ha ricevuto dalla Camera dei deputati prevedeva le liste bloccate. Pur non condividendo questa soluzione, anche il Gruppo del PD, quasi all’unanimità, l’ha votata alla Camera. Oggi abbiamo una formula mista molto diversa e di gran lunga migliore: una parte degli eletti verrà scelta con le preferenze e una parte con il metodo del blocco del capolista; questo ultimo pienamente riconoscibile dal momento che il suo solo nome verrà stampato sulla scheda, come nel caso del candidato di collegio. Cosa vuole dire? Vuol dire che l’elettore non metterà una croce sul simbolo della lista senza sapere chi sta votando, ma avendo ben chiara consapevolezza della scelta sia del partito che della persona che sta contribuendo ad eleggere. In termini politici e costituzionali, il punto chiave della sentenza della Corte è quello della riconoscibilità del candidato ed è un punto che la nuova legge rispetta assolutamente”.
    Dal 12 marzo 2014 al 27 gennaio 2015, dunque, ci sono stati tre importanti cambiamenti nella legge elettorale. I primi due vanno sicuramente nella direzione voluta dalla minoranza del PD come chiesto da Speranza (le soglie e la rappresentanza di genere); il terzo – il rapporto tra elettori ed eletti – accoglie solamente in piccola parte le obiezioni della minoranza e forse assomiglia un po’ a una presa per il culo (perlomeno nella maniera in cui viene narrato), ma di certo non va in direzione contraria.
    giudizio finale: se poi la gente dice o scrive che vi interessa solamente fottere Renzi, stavolta gli avete dato dei buoni argomenti di polemica.

    • chiarageloni

      Peccato che l’autorevolissimo Zanda non sia ancora il portavoce della minoranza pd, che infatti non giudicò sodddisfacenti quelle modifiche e non votò il testo, passato coi voti determinanti di un pezzo di Forza Italia. Non si capisce perché oggi Bersani dovrebbe essere favorevole a un testo identico a quello a cui Gotor e Migliavacca furono contrari. Questo, non altro, ho scritto.
      Quanto a “fottere Renzi”, non rientra nel mio linguaggio né nei miei pensieri, anzi trovo l’idea abbastanza respingente.

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