Tag Archives: amministrative 2016

La sinistra torni a fare la sinistra (anche perché ha vinto la destra)

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, Il Centro, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Alto Adige, Il Trentino, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia, La Città di Salerno e altri).

“Perché qua è vero che il centrodestra non c’è più: e però attenzione, ci sono ancora gli elettori”. Così ragionava in privato, qualche mese fa, una vecchia volpe che ha attraversato prima e seconda repubblica. La vecchia volpe si chiama Clemente Mastella, e guarda caso da un paio di settimane fa il sindaco di Benevento. Per il centrodestra, naturalmente. Eh già, forse a mente fredda dovremmo smetterla di ripetere come pappagalli che gli elettori hanno premiato “i volti giovani” e guardarlo un po’ più in profondità un voto che non è stato solo il trionfo delle “ragazze” grilline. Aiuterebbe il Pd ad esempio, nella sua prossima direzione, fare un’analisi un po’ più seria.

L’“Italia di mezzo”, a guardarla bene, dice più cose di quattro o cinque grandi città. E se è certamente vero che dal voto esce chiaro il segnale di una crisi del Pd iperrenzizzato da un lato e dell’inizio degli esami di maturità per un Movimento 5 stelle almeno parzialmente degrillizzato dall’altro, nessuno dovrebbe dimenticare l’esistenza di un terzo incomodo da non sottovalutare. Continua a leggere

Analisi del voto (appunti in vista della direzione Pd)

Riepilogando in forma di appunto, a mente fredda e dopo attenta riflessione sui fatti e lettura dei giornali:
– aveva ragione chi diceva cambiamo l’Italicum (finché siamo in tempo);
aveva ragione chi diceva non personalizzare il referendum;
– aveva ragione chi diceva non abbandonare a se stesso il partito;
– aveva ragione chi diceva sulla scuola perdiamo un sacco di voti;
– aveva ragione chi diceva sul jobs act rompiamo con un pezzo del nostro elettorato;
– aveva ragione chi diceva no allo slogan della riduzione indiscriminata delle tasse, puntiamo su investimenti e lavoro;
– aveva ragione chi diceva niente selfie con Verdini;
– aveva ragione chi diceva per vincere ci vuole il centrosinistra unito;
– aveva ragione chi non se n’è andato dal Pd.

Ballottaggi, per il Pd rischio “biscotto”

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, Il Centro, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Alto Adige, Il Trentino, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia, La Città di Salerno e altri).

E adesso si balla. Per capire che per il Pd i ballottaggi non saranno una passeggiata basta il riassunto delle puntate precedenti: nelle comunali dell’anno scorso, il Partito democratico i ballottaggi li ha persi praticamente tutti. Venezia, Arezzo, Rovigo, Fermo, Chieti, Matera, Nuoro, Enna, Gela: con le sole eccezioni di Lecco, Macerata e Mantova i candidati di centrosinistra furono battuti anche nelle roccaforti storiche, anche dove erano uscenti e con un bilancio positivo (per tutti Salvatore Adduce, appena uscito vincitore dalla battaglia per Matera capitale della cultura), anche dove partivano in vantaggio. L’allarme era già suonato l’anno prima, il trionfale 2014, con le sconfitte nelle tre piazze imperdibili di Livorno, Perugia e Potenza. Ognuna di queste battaglie locali fa storia a sé, e così faranno quelle che si svolgeranno tra due domeniche; tuttavia la difficoltà del Pd a competere nelle sfide dirette ha ragioni politiche generali (e per questo, tra l’altro, sarà inevitabilmente analizzata anche in chiave Italicum). Il rischio principale, non l’unico, per il Pd, ha un nome dolce come il ricordo della nonna: biscotto. Continua a leggere

Avere ragione

Stante il titolo di questo blog, non posso omettere per ragioni di pertinenza tematica di pubblicare questa intervista che il sito Intelligonews.it mi ha fatto per rimarcare il fatto che AVEVO RAGIONE. L’autore è Andrea De Angelis. Un sorriso, Chiara.

Chiara Geloni in una nostra intervista affermò: “Vedremo questo “ciaone” a chi sarà rivolto nei prossimi mesi: credo che lascerà qualche ferita nel campo della sinistra, difficilmente rimarginabile”. Detto fatto, visto che lo stesso Renzi nel commentare l’esito delle comunali ha affermato: “Chi vota contro il Pd a sinistra mi sembra vada più verso i 5Stelle che da Airaudo o Fassina”. Insomma, un attacco, ma anche un’ammissione. Tanto che Di Maio non ha aspettato un attimo per colpire nel segno: “Non ho mai visto il Presidente del Consiglio dei Ministri così imbarazzato come oggi in conferenza stampa. I cittadini gli hanno restituito il “ciaone” e lui finge di nulla”, ha scritto su Facebook il membro del Direttorio 5 Stelle. IntelligoNews ha richiamato dunque Chiara Geloni che ha così commentato l’esito delle elezioni amministrative…

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Pensiamoci, domattina

Ecco io stesso cercherò le mie pecore
e ne avrò cura.
come un pastore passa in rassegna il suo gregge
quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse,
così io passerò in rassegna le mie pecore
e le radunerò da tutti i luoghi
dove vivevano disperse
nei giorni nuvolosi e di caligine.
(Ezechiele, 34, 11-12)

Questo post è un pensiero per quelli che “è stata la mia prima campagna elettorale da libero cittadino”.
Per quelli che non gli era capitato da vent’anni, o da mai.
Per quelli che domani voteranno per protesta o per rassegnazione o per nostalgia, o per la prima volta nella loro vita resteranno a casa.
Per quelli del cui voto non importa a nessuno, perché “l’astensionismo è un fatto secondario”, e “l’obiettivo minimo è andare al ballottaggio”, e comunque “conta solo ottobre”. Per quelli che non pensavano neanche che si potesse vivere senza essere militanti. Per quelli di cui si parla come fossero ottusi vecchi comunisti coi baffi, e sono splendidi ragazzi e ragazze che magari nella vita non hanno mai votato altro che l’Ulivo e il Pd (che poi pure se fossero vecchi e avessero i baffi, eh).
Per quelli che in tv a fargli la morale sul “voto utile” (a chi?) ci sono parlamentari che nel Pd non sono nemmeno stati eletti.
Per quelli che scrivono sui social “accidenti a voi per come mi avete fatto diventare”.
Per quelli la cui passione e la cui bravura vanno sprecate.
Per quelli che fingono che non gli importa, si iscrivono a francese, postano i gattini, vanno al cinema il giorno dei comizi di chiusura.

Chissà come vi sveglierete domattina e che cosa deciderete di fare. Chissà se qualcuno penserà a voi. Io lo farò, io sì. È una promessa. E anche voi se leggete, pensate a me.

Voto il lunedì? Non è questione di soldi ma di storytelling

Per me, a differenza dal “renzianissimo” senatore citato oggi da Repubblica (e in parte perfino da Enrico Letta), non è una questione di costi. I soldi per la partecipazione democratica, anche quelli per allargarla, sono sempre ben spesi. So di essere impopolare ma io sono favorevole ai costi della politica, e anche al finanziamento pubblico, che è l’unica possibilità di garantire a tutti l’esercizio dei diritti e dei doveri democratici: una questione sulla quale prima o poi la realtà ci costringerà a tornare a riflettere, speriamo non troppo tardi.

Il punto è un altro: se si temeva, giustamente, l’astensione, perché il governo ha fissato le elezioni amministrative il 5 giugno, cioè durante il ponte del 2 giugno (e i ballottaggi il 19, a scuole chiuse)? Non potevamo votare a maggio, o anche ad aprile? Perché, soprattutto, nessuno lo spiega? Continua a leggere

Bertolaso e la forza delle cose

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, Il Centro, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Alto Adige, Il Trentino, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia, La Città di Salerno e altri)

Gazebarie, Bertolarie e promesse di Berlusconi non sono bastate: la candidatura di Guido Bertolaso a sindaco di Roma si ferma qui, dopo l’ennesima gaffe e il millesimo sondaggio impietoso. Il Cavaliere endorsa Alfio Marchini, e forse non poteva finire diversamente. Se questo prefiguri un centrodestra che torna competitivo nella Capitale e come cambi – o non cambi più di tanto – i destini della sfida tra i front runner Giachetti, Meloni e Raggi (in ordine alfabetico) lo diranno, nei prossimi giorni, i sondaggi e il clima della campagna. La svolta di Forza Italia, o di ciò che ne resta, intanto però ci dice una cosa. Che non riguarda tanto, come si ritiene, il destino dei moderati, quanto il fatto che la politica ha le sue leggi e una di queste, non la meno importante, è che nessun leader può prescindere dalla forza delle cose. Un partito è un partito è un partito, direbbe il poeta. Per quanto “di plastica”, o proprietario, o in crisi. Continua a leggere