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Lettera ad Andrea Scanzi sulla questione “Lo smacchiamo”

Caro Andrea Scanzi, essere citata in un tuo post è naturalmente un onore. Tuttavia, non te la prendere, che l’anticonformista, il sagace, il brillante Andrea Scanzi – in un pezzo che pure parla di tutt’altro – ripeta a pappagallo gli argomenti più triti dei piccoli fans del renzitrollismo da social network fa specie. Sono due anni che qualunque cosa io scriva sulla rete, intelligente o stupida che sia (capita a tutti di scrivere scemenze, a volte pure apposta), arriva puntuale il commento di qualche pierino renzino, e il tenore del commento è: “Ahahaha, lo smacchiamo! Ancora parli dopo quel video che ci ha fatto perdere le elezioni! E vuoi pure dire la tua sulla comunicazione, magari!”, eccetera. Continua a leggere

Il mio stipendio online? Ce l’avete già messo

Leggo sui giornali di oggi che come ritorsione contro il voto di alcuni esponenti del Pd che ha mandato sotto il governo in commissione alla camera sulla riforma del senato, qualcuno nel partito pensa, cito, di “mettere online il bilancio delle segreterie Bersani ed Epifani, con relative spese e stipendi degli staff”. Lascio a ciascuno il giudizio sulla qualità di questi argomenti e di questi metodi per gestire un dissenso politico. Chissà cosa c’entrano “gli stipendi degli staff” con le scelte di voto di alcuni parlamentari sulla costituzione. Sull’argomento però ho qualcosa da dire, anzi tre cose: per fatto personale.

1) i bilanci delle segreterie Bersani ed Epifani sono già online, sul sito del Pd. Sono stati messi in rete senza che nessuno ne facesse richiesta subito dopo l’approvazione, alla fine di ogni anno di mandato del tesoriere Antonio Misiani, persona sulla cui correttezza non ho mai avuto un attimo di dubbio e che forse dovrebbe reagire, oggi, a queste insinuazioni.

2) per quanto riguarda il mio stipendio da direttore di Youdem, anche quello è già online da quel dì. Venne infatti reso pubblico insieme a quelli di altre persone che lavoravano al Pd (e non di altre, guarda caso) in seguito a un vero e proprio lavoro di dossieraggio. Fu una pagina disgustosa. Non tanto per l’attacco a me, che bene o male ero una dirigente con un ruolo anche “pubblico”. Ma perché finirono alla gogna anche lavoratori e lavoratrici colpevoli solo di lavorare nella segreteria di un dirigente antipatico a qualcuno. Ricordo la messa alla berlina del fatto che al Pd la presidente del partito, Rosy Bindi, avesse una piccola segreteria di due persone, visto che ne aveva già un’altra alla camera come vicepresidente, e “di conseguenza” la critica alle persone alle quali era stato assegnato il compito di lavorare in quella segreteria. Allora i doppi carichi erano considerati una bruttissima cosa, da additare al pubblico ludibrio.
Il mio era uno stipendio molto alto, e contro di me vi fu una campagna violenta sui social network e su alcuni giornali. Repubblica mi inchiodò a un titolo facendomi dire che lo ritenevo uno stipendio “normale”, in realtà io avevo detto – e nell’intervista era riportato chiaramente – che alla luce di quanto sapevo lo ritenevo uno stipendio in media con quelli di altri direttori di una testata giornalistica, per quanto piccola, a diffusione nazionale. Aggiungo che avevo volontariamente lasciato un posto di lavoro a tempo indeterminato da vicedirettore del quotidiano Europa che, a differenza di altri casi analoghi al mio, chissà perché a me e non ad altri aveva negato la possibilità di andare in aspettativa per lavorare per qualche tempo con il segretario del partito. A causa di questa scelta rischiosa, che mi esponeva senza garanzie alle incertezze della politica avevo chiesto al Pd uno stipendio più alto di quello che percepivo in precedenza. Questo perché Pierluigi Bersani, a differenza di tutti i suoi predecessori alla segreteria del partito e degli altri partiti precedenti, si era impegnato a non lasciare in carico al Pd nessun dipendente “ereditato” dal suo staff. Verificare per credere se ha mantenuto la promessa e come si erano regolati gli altri segretari prima di lui.
Per cui mettetelo pure online il mio ex stipendio. L’avete già fatto, per provare a zittirmi, quando ancora lo prendevo, a meno di non pensare che le buste paga mie e di qualcun altro siano uscite dai cassetti da sole. Non ci siete riusciti allora, figuriamoci adesso. Ma se pensate di ricattare qualcuno con questo argomento e di renderlo più obbediente, temo che vi sbagliate.

3) aspettiamo sempre che mettiate online la lista dei finanziatori del partito alla cena dell’Eur, amici. Mica per polemica, solo per la trasparenza che tanto vi piace. E magari anche la lista dei finanziatori della fondazione Open, oggetto di una bella inchiesta della Stampa nei giorni della Leopolda, inchiesta poi caduta nel più totale oblio. Quando volete, amici. Tutto online, come piace a noi del Pd.

Cari intellettuali, bisogna saper scegliere in tempo però

(questo post è uscito su Huffington post Italia)

Non ha pietà Pigi Battista sul Corriere di oggi, e un po’ ha ragione però, a sfottere gli intellettuali del “firmamento”: professori, cantanti, scrittori, opinionisti sempre con l’appello in canna, alle prese con l’imbarazzo di aver firmato nel marzo scorso accorati richiami alla responsabilità di governo indirizzati allo stesso Beppe Grillo che oggi si trovano a dover accusare di sessismo, eversione e altra barbarie.

Ognuno si difende come può. La maggior parte si scorda o’ passato e intinge la penna nell’usato calamaio dell’indignazione, Barbara Spinelli invoca la libertà di pensiero critico, Remo Bodei, sul Corriere di oggi, nasconde la trave della propria umiliazione dietro il comodo schermo dell’umiliazione di Bersani: insomma, è la filosofia del filosofo, non sono quelli “del firmamento” ad aver preso la cantonata, ma è stata “la delegazione del Pd” (no professore, quello era il presidente del consiglio incaricato che faceva la consultazioni) ad aver “tirato troppo la corda” durante lo streaming coi 5 stelle, quando avvertiva gli stessi grillini su cosa avrebbe comportato rifiutarsi di mettere in gioco il consenso elettorale ricevuto nel tentativo di formare un governo ottemperando al mandato del presidente della repubblica.

E però il punto è proprio questo. (continua qui)

Una domanda a chi mi insulta

Probabilmente è inevitabile che le primarie incattiviscano il confronto e generino spiacevolezze. Sulla rete poi, lo sappiamo, non c’è da spaventarsi se i toni degenerano, anche se è piuttosto spiacevole, specialmente quando a degenerare e a non rendersi conto di superare i limiti è qualcuno che conosci. Io del resto sono polemica e provocatoria, non ho nessuna intenzione di rinunciarci e sono disposta a pagare per questo anche qualche prezzo: sono fatta così e non saprei essere diversa. Offensiva, cerco di non esserlo mai, anche se qualcuno è tanto allergico alle critiche da catalogarle sempre tutte alla voce “insulti”. Ma appunto, ognuno ha il suo, di senso del limite. E io continuo a credere che anche se sui social non sembra, alla fine gli intelligenti siano più dei tifosi: da tutte le parti.

In merito alle aggressioni volgari e insultanti che ritengo di avere subito in questi giorni sui social network – aggressioni in fase di aumento mi pare, ma per fortuna all’8 dicembre manca poco e poi magari qualcuno si rilassa – voglio dire solo una cosa, e poi fare una domanda, una domanda che nasce più dall’inquietudine che dal risentimento.  Continua a leggere

Sulle porte aperte o chiuse della Direzione Pd (SVEGLIAAAA)

Non tocca a me decidere, è inutile che mi chiocciolate. La decisione se consentire che Youdem trasmetta in diretta la direzione di mercoledì, o se la riunione debba svolgersi a porte chiuse, o ancora accessibile solo ai giornalisti attraverso un circuito interno, spetta alla direzione del pd, non certo a Youdem, che è come sempre a disposizione di ciò che il pd deciderà. È inutile anche che mi replichiate, quando vi rispondo come ho appena detto, che “potrei almeno provare a proporlo”. Se avessi qualcosa da proporre a qualcuno, qualcosa che riguarda il mio lavoro e il partito in cui, per la mia piccola parte, ricopro momentaneamente un ruolo, prenderei il mio bel cellulare, comporrei uno dei tanti numerini che ho in rubrica e proporrei. Non userei certo un social network per comunicare con gente che ha la stanza vicina alla mia al Nazareno, non manderei un tweet a persone che sento quattro o cinque volte al giorno per lavoro. In tanti, che son pronti tutti i giorni a darci lezioni su come si comunica in rete, si regolano diversamente: evidentemente son più bravi comunicatori di me. Io come stile di comunicazione cerco per prima cosa di evitare gli esibizionismi narcisi e di pensare alla ditta. Ma forse altri conoscon ditte che prosperano con la politica del “facciamo un po’ come cazzo ci pare che così andiamo sui giornali”. Io ho frequentato un’altra scuola, sono una ragazza all’antica. Continua a leggere

La neutralità degli apparati alle primarie (perché io, sapete, sono apparato)

questo post è stato pubblicato sull’huffington post italia

Capita che qualcuno mi rimproveri perché io, direttore di Youdem, televisione ufficiale del Pd, non faccio mistero del fatto che alle primarie del centrosinistra sosterrò Pierluigi Bersani. Lo trovo veramente curioso, ma visto che la cosa appassiona diversa gente, e che l’obiezione viene rivolta anche ad altri, proverò a spiegare il mio concetto di correttezza personale e professionale. (continua qui)

 

Sulla candidatura di Peppe Maiello, #xpassione

C’ero anch’io, a Frattocchie 2.0, quando s’è candidato Peppe Maiello. Prima di dimenticarmi i dettagli importanti, e prima che non ve ne freghi più niente di saperlo, vi volevo dire un paio di cose su com’è andata e su cosa ho capito. Perché ho capito delle cose, anche se al corso di formazione osservavo, non partecipavo, e se ero lì solo per una piccola comunicazione su Youdem.
In breve i fatti, e soprattutto i tempi
Era un’escercitazione, non uno scherzo ai giornalisti. Un laboratorio, non un dispetto a quelli che non c’erano. I ragazzi dovevano fare l’esperienza di una campagna elettorale sulla rete. Formazione si può fare in due modi, sapete: o coi convegni e le lezioni, oppure col metodo esperienziale. Io ho fatto l’educatrice Acr, quindi sono favorevole al secondo per definizione, e curiosa. Continua a leggere

Sono in vacanza

Pur non facendo parte in senso stretto della “casta”, ma essendo a tutti gli effetti temporaneamente un “costo della politica”, sento di dovervi quanto segue: sono in vacanza. Resterò una quindicina dei giorni dai miei, nella mia città natale, e andrò al mare auspicabilmente tutti i giorni. Tranne la prossima settimana, in cui Youdem riposa, seguirò il lavoro della redazione grazie a computer e telefonino, ovviamente sempre acceso per le esigenze dei colleghi. Prima di adesso, quest’estate, sono stata al mare altri due week end, sempre ospite dei miei genitori, e in un altro fine settimana mi sono fermata in un albergo sulla spiaggia (a mie spese) per due notti a Senigallia, dopo che avevo partecipato a un’iniziativa alla festa democratica. Non mi lamento eh, ma non mi pare neanche di esagerare.

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Un anno a Youdem, le cose che ho imparato

Mancavano pochi giorni a Natale, un anno fa, quando arrivò la nominescion: “Il segretario dice se ti va di venire a dirigere Youdem”. Per andare a regime a dire il vero poi bisognò aspettare marzo (elenco delle cose che ho imparato in un anno al Pd, 1: per fare le cose al Pd ci vuole il suo tempo). Youdem, la creatura di Veltroni, tv satellitare nata in pochi giorni un anno prima facendo alzare più di un sopracciglio. Si narra, e chissà se è leggenda, che qualche ultrà bersaniano, in campagna congressuale, l’avevano ribattezzata perfidamente Chiudem, tanto per capirci. Ma diventato segretario, Bersani aveva deciso l’opposto (elenco delle cose che ho imparato in un anno al Pd, 2: il segretario decide da solo, e quando ha deciso ha deciso). Continua a leggere