Monthly Archives: October 2013

E invece è proprio una questione di bandiere

Visto che se ne continua a parlare, volevo dire una cosa su questa storia della Leopolda e sul fatto che “il problema non sono le bandiere in sala, sono le croci sul simbolo nelle schede”, mi pare. Premetto che forse non è stato adeguatamente osservato quanto questa risposta di Matteo alla polemica sulle bandiere non abbia alcun senso; è un po’ come ribattere a uno che ti fa una critica: “te e tua sorella”. Suona bene, è efficace, rende difficile ogni replica ma non significa assolutamente nulla sul piano logico. Semmai anzi è proprio contraddittoria: cosa si vota sulle schede? Un simbolo. Come si fa a aumentare il consenso su un simbolo senza promuoverlo? Lo dico non per puntiglio, ma perché spesso le risposte di Matteo sono così: tanto efficaci quanto insensate.

Tuttavia quello che mi interessa dire è un’altra cosa. La prendo un po’ da lontano, ma ci arrivo. Della Leopolda, molti possono immaginarselo, mi hanno urtato e ferito molte cose: certi silenzi, certi applausi, certe parole. Paradossalmente però, purtroppo, invece di tante cose ben più pesanti e volgari, mi hanno ferito più di tutte le parole di una persona a cui voglio bene e che credo anche voglia bene a me, David Sassoli. Che ha detto David? Ha detto, l’ho letto sulle agenzie, “è la prima volta che vengo qui alla Leopolda, questo è un vero congresso di un partito contemporaneo”. Non so bene cosa volesse dire, fossi stata lì gliel’avrei chiesto. So che io ho pensato: “Ma se quello è il congresso del nostro partito, perché io e tanti altri non ci siamo?”. So che mi son chiesta: ma come si fa ad associare all’idea di congresso una cosa dove in premessa ci stanno solo persone che la pensano allo stesso modo? O meglio, visto che pensarla allo stesso modo è una parola grossa, dove in premessa ci stanno solo persone che hanno deciso di appoggiare una certa leadership? E’ questa l’idea? Sono sicura di no, almeno nel caso di David, e però mi pare strano che gli sia venuto in mente di alludere a questa coincidenza tra l’idea di partito e l’idea dei supporter di un capo. Continua a leggere

Emorragia o boom, il problema sono sempre gli iscritti (al Pd)

Insomma nel Pd è “boom di tessere sospette”, scrive oggi Repubblica. Una notizia molto seria, niente affatto inventata, documentata da circostanze precise e inquietanti, con tanto di provvedimenti presi dal Pd nazionale per verificare la gravità dei fenomeni. Un bel pezzo, come altri su altri giornali. Un pezzo che però mi ha fatto ridere. E come mai tutto sto cinismo, direte. No, è perché mi son ricordata una cosa.

Mi sono ricordata di quando, qualche mese fa, i giornali erano pieni di pezzi sul Pd intitolati alla clamorosa notizia del “crollo del tesseramento”, all’allarme sull'”emorragia degli iscritti”, e ci si interrogava sui motivi di questi abbandoni, si descrivevano i militanti esasperati, i dirigenti allarmati. E mi ricordo, era giugno o luglio, mi ricordo che io pensavo a quello che avrei scritto quando poi a ottobre sarebbero usciti i pezzi sul boom sospetto delle tessere. E mica perché ho la palla di vetro, sapete. Semplicemente perché basta mettere in fila i fatti, se si sanno. Continua a leggere

Giornalisti seduti di qua e giornalisti seduti di là

Ieri sera, cosa che non faccio spesso, mi sono vista – in quanto era ospite un noto ex segretario di un partito a me caro – tutta una puntata di un noto talk show, quello del Piubravoditutti, e ho pensato delle cose che avevo già pensato anche altre volte. Da anni, mi pare proprio per iniziativa del Piubravoditutti, che è il più bravo di tutti davvero, è invalsa la prassi di suddividere i giornalisti ospiti in “giornalisti seduti di qua” e “giornalisti seduti di là”. La prassi è invero discutibile, nel senso che meriterebbe di discuterne, anche se magari poi alla fine si potrebbe anche concludere che in fondo è giusta: ognuno è responsabile di quello che scrive e di dove si siede, se gli fa piacere sedersi. Io sono abituata a far capire chiaramente e onestamente da che parte mi siedo, per esempio, e non mi sento per questo meno giornalista di altri (che però fuori dallo studio del Piubravoditutti si offendono se gli dici che stanno seduti da una parte o dall’altra: vabè). Tuttavia, discutibile o no, non mi pare che nessuno, soprattutto di quelli a cui capita più spesso di essere invitati a sedersi di qua o a sedersi di là, tale prassi abbia mai messa in discussione o contestata. Ormai lo fanno tutti, più o meno, e va bene. Però appunto, pensavo.  Continua a leggere

Cambiare direzione, cavarsela da questa situazione

No ma l’avete sentita questa? Roba che io ve lo dico, da oggi tutta la vita: PAPPAPAPPAAAAAA’ PAPPAAAAA’, PAPPAPAPPAAAAA’ PAPPAAAA’, PAPPAPPAPPAAA’ PAPAPPAPPAPPAPPA’

“Cambiare tutte le ragioni
che ci hanno fatto fare gli errori
non sarebbe neanche naturale” 

Giorni bugiardi s’annunciano

Niente, è da un po’ che non scrivo niente qui sopra e vi volevo dire il motivo. E il motivo è questo, ecco: arriva il 6 novembre.

C’è ancora un sacco da fare, da arrabbiarsi, da soffrire, da togliersi soddisfazioni. Poi, finalmente, toccherà a voi, e potremo parlarne insieme. Intanto, pensando a come dirvelo, m’è venuto come al solito in soccorso Nonno Aldo. Che anche se di Giorni bugiardi bisogna parlare, noi sempre gente con i Tempi nuovi nel cuore siamo. Il resto non ve lo posso ancora dire. (Ma Moro non c’entra. Ma c’entra).