Tag Archives: roberto giachetti

A ciascuno il suo “Staff”: la disintermediazione inganna

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, Il Centro, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Alto Adige, Il Trentino, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia, La Città di Salerno e altri)

Forse non è vero che i partiti sono poi così deboli e in crisi. O per lo meno bisogna ammettere siamo di fronte a un bel paradosso: proprio mentre si sostiene che destra e sinistra non esistono più e si danno per archiviate tutte le modalità tradizionali di partecipazione collettiva, il potere del partito, la richiesta di disciplina, il bisogno di strutture gerarchiche si riaffacciano con più forza.

È proprio nel partito in teoria più nuovo, post ideologico e addirittura post politico, il Movimento Cinque Stelle, che avvengono i fatti più clamorosi. L’espulsione del sindaco di Parma Pizzarotti e la dichiarata disponibilità di Virginia Raggi, in caso di elezione a sindaco di Roma, a farsi da parte su richiesta del “Garante” in caso di avviso di garanzia hanno destato scandalo, e non poteva essere diverso. Abbiamo sentito ripetere concetti cari alla stagione d’oro dei sindaci, dopo l’introduzione dell’elezione diretta: che un sindaco rappresenta innanzitutto la propria città, che deve rispondere ai cittadini, che deve essere libero anche di trattare coi partiti che lo sostengono, e soprattutto col suo, in virtù del mandato diretto che ha ricevuto. Continua a leggere

Perché la minoranza non lascia il Pd. (Perché poi dovrebbe rifarlo)

Oggi, sul quotidiano Il Dubbio

La vicenda dei “separati in casa” nel Partito democratico non è l’ennesimo capitolo della storia delle liti e delle scissioni a sinistra, ma il segno di come sta cambiando la politica e di cosa può diventare, o non diventare. È evidente che l’equilibrio precario tra democratici renziani e non renziani non potrà durare a lungo, come lo stillicidio di rotture e uscite dal Pd – base e dirigenti – preannuncia e dimostra. Nei prossimi mesi, con la tornata amministrativa e il referendum “cosmico” sulla Costituzione, la proposta renziana sarà alla prova decisiva; e al successivo congresso gli equilibri cambieranno, o salteranno. Sarebbe sbagliato ritenere, sulla base della situazione attuale, che l’esito sia già scritto: per quanto appaiano scolpiti nella roccia, i rapporti di forza in politica possono sempre cambiare, se non per convinzione per necessità. È questa in fondo la scommessa degli sconfitti del Pd: non certo che Renzi diventi più “buono”, ma che la sua presa sul partito diventi meno forte. Continua a leggere

Comunali, sfida aperta. Le partite di Roma e Milano

Ho scritto questo per i giornali locali del gruppo l’Espresso (Il Tirreno, La Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, Il Piccolo, Il Centro, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, Alto Adige, Il Trentino, Il Messaggero Veneto, La Nuova Sardegna, La Nuova Venezia, La Città di Salerno e altri)

Too close to call. A poche ore dalla chiusura delle liste, e a un mese esatto dal voto, diversi sondaggi (Tecné, Ixé, Ipsos e altri, reperibili anche su internet) fotografano una situazione incerta e scientificamente non prevedibile. Nelle due “capitali” di questa tornata amministrativa, Roma e Milano, nessuno azzarda previsioni. A dire il vero, le cose stanno in modo molto diverso: a Milano si profila una sfida tradizionale, con un ballottaggio incertissimo tra centrodestra e centrosinistra; a Roma nessuno mette in dubbio la partecipazione di Virginia Raggi al secondo turno; è dietro di lei che, nello spazio di un paio di punti percentuali, combattono al buio il candidato del Pd e i due esponenti di una destra divisa. Continua a leggere

Caro Giachetti, mi spieghi adesso come faccio a votarti?

Caro Roberto Giachetti, avendo io votato alle primarie per il tuo avversario, Roberto Morassut, e avendo quindi perso dal momento che tu hai vinto, mi sentirei vincolata a votarti come sindaco. Perché questa, e tu lo sai, è la regola delle primarie: chi perde poi appoggia chi vince, se no non ha alcun senso farle ed è sleale partecipare. Giusto? Continua a leggere

Zero manifesti? No, zero idee e zero soldi. Una campagna elettorale senza partiti

Da oggi, di tanto in tanto, scriverò articoli sul quotidiano Il Dubbio. Oggi, a pagina 4, è uscito il primo.

«Guarda mamma, senza mani! ». Ricorda un po’ il bambino della bici l’annuncio di Matteo Orfini che il Pd romano, del quale è commissario, «in nome della sobrietà e del decoro» rinuncia ad affiggere i manifesti elettorali. Una scelta che ha una sua storia e le sue ragioni, ma che alimenta un terribile dubbio circa le prossime amministrative: dov’è finita la campagna elettorale? Perché al di là dei risultati questa potrebbe davvero essere una campagna “storica”, per alludere a una certa retorica politica che va di moda: la prima campagna elettorale senza i partiti. Continua a leggere

La resa dei conti (che però erano sbagliati)

Il presente post va letto come aggiornamento del precedente:
1) su Roma: pensandoci bene, e ricontando, le schede bianche non erano quasi tremila ma poco più di cinquecento. Il dato della partecipazione alle primarie è stata intorno ai 43/44mila, come ha sostenuto fin da domenica sera il comitato Morassut e come avevano ribadito gli esponenti della minoranza Pd che parlavano di allarme sulla partecipazione. Il comitato organizzatore delle primarie ammette che in effetti c’è stato “un errore”.
2) su Napoli: il ricorso di Bassolino è stato respinto senza essere esaminato perché non è stato presentato nei termini previsti di 24 ore dopo la chiusura dei seggi. Il verdetto della commissione di garanzia napoletana era stato anticipato da dichiarazioni compatte del gruppo dirigente nazionale che parlavano di “primarie impeccabili”. Intanto è apparso un altro video di Fanpage coi cosentiniani che raccolgono voti per la Valente. Nel 2011, durante la segreteria Bersani, un analogo ricorso di un esponente dell’allora minoranza era stato accolto e le primarie erano state azzerate. Il Pd napoletano era stato commissariato.
3) di fronte a queste due figuracce planetarie, il gruppo dirigente del Pd non solo non si scusa coi cittadini e gli elettori e con chi ha partecipato alle primarie, e magari anche con chi aveva espresso preoccupazioni rivelatesi fondate, ma annuncia una “resa dei conti” in direzione. Il presidente di garanzia, dal canto suo, parlando della minoranza del suo partito, annuncia che “io questi li asfalto per davvero stavolta”.
4) la domanda, quindi, che sorge spontanea dall’Alpe, dalle valli e dal mar e che ci permettiamo di suggerire anche ai colleghi che prendono sul serio certe dichiarazioni e certe strategie di storytelling è: ma resa dei conti de che?

Ok Pd, facciamo a modo tuo

È troppo tempo amore
che noi giochiamo a scacchi
mi dicono che stai vincendo
e ridono da matti
Ma io non lo sapevo
che era una partita
posso dartela vinta
e tenermi la mia vita

Riepilogando. Domenica ho votato alle primarie del Pd per la scelta del sindaco di Roma. Lunedì, ospite di Tgcom24 e rispondendo alle domande dei colleghi del sito Intelligonews.it, ho detto quello che pensavo su com’era andata. In seguito, nella serata di ieri, sempre lunedì, è uscito prima il video “votalafemmina” di Fanpage che documenta i passaggi di denaro fuori dai seggi a Napoli e su cui oggi Antonio Bassolino ha presentato ricorso; poi, dopo quasi ventiquattr’ore dalla chiusura dei seggi, i dati definitivi sulla partecipazione a Roma che arrivano quasi a raggiungere l’ambito traguardo della metà dei votanti rispetto alle primarie vinte nel 2013 da Ignazio Marino (svoltesi col Pd allo sbando, a pochi giorni dai 101 e delle dimissioni del segretario nazionale e a suo tempo definite “un flop”), grazie a una miracolosa fioritura di 4.000 schede bianche, l’8 per cento rispetto all’1 per cento dell’ultima volta (le altre volte in generale il dato è ovviamente più o meno analogo: chi si mette in fila per pagare due euro e votare scheda bianca? Eppure).

Oggi, martedì, ascoltate le risposte e i commenti dei dirigenti del mio partito rispetto a questi fatti e a queste cose dette da me e da altri, ho deciso che io sulle primarie non ho più nulla da dire. Il mio ultimo messaggio è: ok Pd, facciamo a modo tuo. Visto che il commissario del Pd nella mia città dice che i miei amici che non votano più Pd “erano truppe cammellate” e che chi nel partito parla di calo della partecipazione “rimpiange i tempi di Mafia capitale”; visto che il mio candidato sindaco dice che la sinistra del Pd “ha boicottato le primarie”; visto che a chi ha qualcosa da dire su Napoli il presidente del Pd risponde che “la primarie si sono svolte in modo impeccabile” e che al limite “si valuteranno singoli casi” (singoli casi? quanti? perché la Valente ha vinto per meno di cinquecento voti mi pare. Quindi se fossero più di cinquecento “singoli casi” quelli da valutare la cosa si farebbe interessante); ma insomma visto tutto questo io dico al mio partito: caro Pd, benissimo. Va tutto benissimo. Fammi vedere come vinci le elezioni dopo questa splendida festa della democrazia e questa prova di trasparenza che tutto il mondo ci invidia. Fai una bella campagna elettorale con questi argomenti, questi toni e questi candidati. Io come sai, caro Pd, sono una di quei quattro coglioni sulla cui lealtà puoi sempre contare. Vediamo quanti ce ne sono come me, ok? E vinca il migliore eh. Speriamo.

Ps: googlatevi qualche articolo del 2011 su come andarono le primarie a Napoli e su perché e su richiesta di chi (indovinate: era uno della minoranza) sono state annullate. Vedrete che sarà interessante. Lo so, avevo detto che non ne parlavo più. Ma mica ci avrete creduto.