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Voto il lunedì? Non è questione di soldi ma di storytelling

Per me, a differenza dal “renzianissimo” senatore citato oggi da Repubblica (e in parte perfino da Enrico Letta), non è una questione di costi. I soldi per la partecipazione democratica, anche quelli per allargarla, sono sempre ben spesi. So di essere impopolare ma io sono favorevole ai costi della politica, e anche al finanziamento pubblico, che è l’unica possibilità di garantire a tutti l’esercizio dei diritti e dei doveri democratici: una questione sulla quale prima o poi la realtà ci costringerà a tornare a riflettere, speriamo non troppo tardi.

Il punto è un altro: se si temeva, giustamente, l’astensione, perché il governo ha fissato le elezioni amministrative il 5 giugno, cioè durante il ponte del 2 giugno (e i ballottaggi il 19, a scuole chiuse)? Non potevamo votare a maggio, o anche ad aprile? Perché, soprattutto, nessuno lo spiega? Continua a leggere

Renziani, quell’intervista di Bersani sull’astensione però leggetela

Nel tentativo di screditare il no della minoranza Pd alla scelta astensionista imposta senza dibattito dai vicesegretari del Pd, i renziani fanno girare questa intervista di Bersani all’Unità rilasciata nel 2003, cioè successiva al fallimento (nel senso di mancato quorum) del referendum sull’articolo 18. Finalmente ho avuto modo di leggerla con un po’ di calma. Ecco, consiglio a tutti di fare altrettanto. Fa capire molto bene cosa significa lasciarsi guidare dal popolo e non boicottare la sua volontà di esprimersi. Cosa significa affrontare i problemi in un’ottica di governo, rifiutando di semplificarli e di ridurli a tifoseria, dentro una visione plurale (i sindacati, gli enti locali!) e partecipata della democrazia e in una prospettiva limpidamente di centrosinistra: l’Ulivo insomma. Un altro mondo, proprio, rispetto al dibattito a cui assistiamo oggi. Si può perfino invitare all’astensione “come elemento di riflessione e non di disciplina” (magari quando stai all’opposizione, meno quando stai al governo e il referendum è stato chiesto da amministratori locali in maggioranza del tuo partito) ma senza fare trucchetti, sapendo che poi non rivendicherai il mancato quorum come una vittoria, ma assumendolo come un impegno a risolvere per via politica e senza slogan un problema difficile. (E comunque credo che Bersani avesse votato anche quella volta).