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Perché penso che il “No sincero” sia un errore politico, e un paio di altre ultime cose

Ho già scritto parecchio sul referendum e non penso che aggiungerò molto altro, anche perché non ne posso più. Tuttavia ci sono un paio di ultime cose che sento il dovere di dire, anche perché non ne posso più.

Con grande affetto e rispetto per tutti quelli che sono su questa posizione, cioè per una buona parte dei miei amici, penso che il cosiddetto “No sincero” sia un errore politico. Mi spiego: se voti No perché pensi che questa riforma sfregi la Costituzione, per avversione alle motivazioni populiste e senza secondi fini politici sono due le cose che possono succedere:
– se il No perde, avrai contribuito a fare della difesa della Costituzione e del No ai tentativi di suo stravolgimento una battaglia minoritaria: oggi, dopo il 2016, è vero il contrario, e chiunque pensi di sfregiare la Costituzione sa che rischia di pagarla cara. E da domani?
– se il No vince, avrai fatto il portatore d’acqua in una battaglia sostenuta da tutti gli establishment politici, economici e mediatici di questo paese, tutta gente che non ha avuto scrupoli in passato a sostenere modifiche della Costituzione ben più radicali di questa e strizzare l’occhio a populismi di ogni genere e tipo. Saranno loro ad avvantaggiarsi del risultato, e saranno loro a gestire le prossime modifiche costituzionali.

Per questo ho deciso di votare Sì. Poche volte un ragionamento politico mi è stato più chiaro di questo. Punto.

Il resto dei miei argomenti li avevo già scritti qua, e successivamente qua: non si può difendere il parlamento contro il parlamento, non è uno sfregio alla Costituzione, è meglio un taglio lineare di una riforma organica, non è la buona politica contro il populismo, non è vero che non ci sono i correttivi, e se è vero che in un referendum la compagnia non te la scegli certe compagnie e i loro argomenti sono davvero inaccettabili. Questi sono i titoli, lo svolgimento è nei link. Solo altre due cose ho da dire.

  1. De Mita. Grave scandalo per un manifesto invero orribile dei 5 Stelle che accusano De Mita di essere “attaccato alla poltrona” perché alla sua età fa il sindaco di Nusco, bene. Quel manifesto fa schifo. Però vedete, io posso incazzarmi: perché io quando De Mita nel 2014 a ottantasei anni si è candidato a sindaco di Nusco la prima volta io lo scrissi che era una dimostrazione entusiasmante di amore per la politica. Però non ne lessi tanti di articoli e di commenti simili, e non solo dalle parti grilline o sul Fatto quotidiano, per capirci.
  2. Veltroni. Non nego che ci sia una coerenza nel suo sostenere il No per fiducia nel sistema bipolare e maggioritario, da esponente di un partito in cui molti votano No perché non è stata votata la riforma che introdurrebbe il proporzionale. Tuttavia, sapete come si chiamava il segretario del Pd nel 2008, quando il capogruppo del Pd al senato presentò una proposta di riduzione secca dei deputati a 400 e dei senatori a 200, identica a quella oggetto del referendum? Si chiamava Walter Veltroni, esatto. Io capisco difendere il bipolarismo, ma attenzione a diventare bipolari.

De Mita e il frame

Stasera tifo De Mita, e sono anche un po’ emozionata. Il motivo sono le cose che avevo scritto qui, e anche altre che so e che non scrivo: un po’ perché è roba solo mia, un po’ perché non si danno vantaggi all’avversario.

Una cosa però la voglio dire, a quelli che si rammaricano o gioiscono che Renzi si sia “scelto” l’avversario perché, si sa, De Mita è “vecchio”. Voglio dirvi che questa reazione – che vi piaccia o no – è tutta dentro il frame renziano. Il che non significa che sia sbagliata eh, anzi oggettivamente è giusta: un premio GAC, direbbe Zoro. E però può darsi che qualcuno di quel frame si sia stufato, che non lo ritenga adeguato a interpretare la realtà o a decidere sulla costituzione. La scommessa è quella. Converrebbe temere quello, o su quello investire, a seconda dei gusti.

Io penso che De Mita lo farà. E che non sia affatto scontato chi dei due parlerà di più ai giovani, o agli italiani. Ah: De Mita non è un freddo professore mai entrato in uno studio TV e che non ha mai fatto una battaglia politica o una campagna elettorale. E almeno stasera Matteo Renzi non potrà citare Ruffilli a sproposito. In bocca al lupo presidente.

“Io sono De Mita. E non me ne sono andato dal Pd”

“Pronto?”. “Pronto. Io sono De Mita. Ho chiamato per ringraziarti”. Qualche giorno fa, tornando in treno dal week end di Pasqua, avevo scritto su questo blogghetto quello che mi aveva fatto pensare la notizia che Ciriaco De Mita stava pensando di candidarsi a sindaco di Nusco. E adesso è lui il numero privato che squilla sul cellulare. “Ho chiamato per ringraziarti, perché la simpatia umana mi colpisce, nonostante quello che si crede. L’hai scritto con il cuore, e con la testa di tuo padre”. “Ma noo con la mia testa, presidente, giuro!”. “Hai capito benissimo: perché ci vuole anche un po’ di cultura, per capire le cose”. (Sono figlia di un democristiano della sinistra demitiana, non abbastanza importante da raccomandarmi alle alte sfere, in ogni caso. Ma questo De Mita l’ha saputo molto dopo che mi aveva visto sgambettare per uffici stampa e giornali d’area, un bel po’ di anni fa).
Ma non vuole mica solo ringraziarmi, anche se ogni tanto lo ripete: “Ma io ho chiamato solo per ringraziarti”; vuole parlare. “Io non me ne sono andato dal Partito democratico. Io ho preso atto di essere stato estromesso. Ma tu l’hai scritto eh. Non me ne sono andato”. Com’è andata allora presidente?

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Incontro con Giovanni Galloni

Intervista a Giovanni Galloni, esponente storico della sinistra Dc ed ex ministro nei governi Goria e De Mita.