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Manca qualcuno nell’improbabile campagna anticasta del Sì

Guardavo questo tweet, e qualcosa non mi tornava.

No, non è come pensate. Non è perché questo volantino, uno dei tanti di #bastaunsì contro la “casta”, non si capisce se è un manifesto dei grillini per il No o un manifesto dei renziani per il SìContinua a leggere

Il ponte sullo Stretto si farà? Boh, ma ecco perché Renzi l’ha detto

Andrea Iannuzzi, amico e collega, mi fa riflettere con un post su facebook. La domanda (di Andrea) è:

Come interpretare la strategia di comunicazione renziana che annuncia “il ponte sullo Stretto di Messina si farà” nel giorno in cui il CdM annuncia lo stato di emergenza perché la città è senz’acqua? Dico sul serio, non può essere casuale e non può non aver messo in conto l’alto rischio pernacchia. 

Ne nasce una bella discussione, in cui ci si interroga se sia davvero Renzi ad aver voluto uscire con queste dichiarazioni (che sono anticipazioni della sua intervista per il libro natalizio di Bruno Vespa) proprio oggi, se sia possibile che invece sia tutto avvenuto per caso, e in cui Tommaso Ederoclite, che conosco dai social come fervente renziano, si affanna a spiegare che “la notizia è ben diversa“, che Renzi in realtà ha detto a Vespa che “dopo, dopo, dopo, dopo e solo dopo si può pensare” di fare il ponte e che insomma il premier ha detto il contrario di quello che i titoli e i social gli stanno attribuendo, e cioè insomma che il ponte sullo Stretto non si farà praticamente mai.

Allora, io penso tre cose. Continua a leggere

Rassegna Quirinale/5: la lingua in bocca

Con una cinquantina di voti, determinanti, come ricorda Paolo Romani, di Forza Italia, respinti gli emendamenti dei “parassiti” del Pd (quelli che “restano ribelli”, per citare una frase cara al capo, e si giocano così presumibilmente il posto buono al prossimo giro, mentre chi, da elettore di Gianni Cuperlo al congresso, si presta a presentare emendamenti trappola ammazza minoranza e pro liste bloccate è evidentemente un eroe e un esempio di come ci si comporta nella Ditta) e si mette in banca l’Italicum.
In tutto questo passaggio parlamentare, il leader del Pd non ha mai concesso ascolto a nessuna delle istanze presentate dalla minoranza, che pur a partire da un giudizio molto negativo sulla legge, aveva limitato a pochi circoscritti emendamenti la materia su cui dare una battaglia da settimane e mesi annunciata come dirimente. La minoranza Pd in questi mesi ha votato sempre sostanzialmente tutto, anche provvedimenti che dichiaratamente non condivideva. Ha accettato qualunque mediazione, anzi spesso (vedi Damiano sul jobs act) se m’è fatta carico in proprio. Continua a leggere

Il premio al partito ammazzando il partito

Quindi – grande vittoria – abbiamo strappato a Berlusconi il sì al premio alla lista e non più alla coalizione. Io sono d’accordo. Per chi ha creduto nel Partito democratico, poter finalmente votare direttamente per il proprio partito, e poter puntare a vincere col proprio partito, è una soddisfazione grande, in un paese nel quale per anni per essere cool bisognava parlare male dei partiti, e per avere chances di vittoria alle elezioni bisognava nascondere il partito in qualche calderone indistinto, e per essere leader era meglio se rinnegavi la tua storia di partito. L’avevo anche scritto – altri tempi – qui.
E tuttavia, proprio oggi, mi chiedo: cos’è un partito? Un posto dove io ci sto, ma se io non sono d’accordo si va da Verdini e ci si mette d’accordo con lui per fare quello su cui io non sono d’accordo. E se poi anche un pezzo del partito di Verdini non è d’accordo, chi se ne frega tanto i numeri ci sono. È questo, un partito? Che partito è? Cosa lo voto a fare?