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Se un partito va a cena con Buzzi

Se in questi giorni ho insistito sui social network sulla necessità che il Pd dica con trasparenza chi ha partecipato alla cena di finanziamento all’Eur del mese scorso non è per un riflesso giustizialista (che non mi appartiene) né per una cinica ritorsione di partito (sebbene forse sarebbe giusto ricordare in che modo l’argomento “trasparenza” e “gestione dei finanziamenti” sia stato usato nel mio partito, il Pd, anche in tempi piuttosto recenti. E mi fermo qui, per pudore).
Il motivo, dicevo, è un altro. Se verrà confermato, come scrive oggi il Fatto quotidiano, che Buzzi o qualche altro indagato nell’inchiesta Mafia Capitale era seduto a tavola alla cena di finanziamento del Pd, non lo considererei uno scandalo. Può capitare a qualunque personaggio pubblico di trovarsi a cena con la persona sbagliata, e del resto è difficile controllare i meccanismi di invito di un evento come quello, in cui si chiede a decine e decine di persone di “portare qualcuno”. La presenza di Buzzi o di altri a quella cena non dimostra niente contro nessuno, e chi è accusato di qualcosa non è certo accusato del reato di cena. Del resto, se le accuse ipotizzate verranno confermate nei processi, una commistione di alcuni esponenti del Pd con certi ambienti sarebbe dimostrata e quindi sarebbe inevitabile che di essa si trovasse un riflesso nella lista dei partecipanti alla cena. Insomma non è certo la cena a dover scandalizzare.

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Caro Matteo, come facciamo a riaprire l’Unità?

(questo articolo è uscito anche su Huffington post)

Caro Matteo Renzi, tu sei contro il finanziamento pubblico. Quando lo abbiamo dimezzato e tu eri ancora una voce critica nel Pd, i tuoi amici, per tuo conto, strillavano in parlamento che dimezzarlo non era abbastanza e andava abolito subito; quando lo abbiamo abolito e tu eri il candidato favorito alla segreteria, i tuoi amici, per tuo conto, e tu stesso, strillavate che il décalage previsto dalla legge per arrivare in qualche anno a finanziamenti zero era troppo lento. Ci furono trattative, per arrivare a una mediazione che fosse per voi accettabile e votabile, ma voi ci teneste a dire che avreste fatto di più e più in fretta. Io non la penso come te, ma ovviamente conta quello che pensi tu, ora che sei segretario del Pd e presidente del consiglio soprattutto.

Tu, caro Matteo Renzi, pensi anche, dicono, non so se è vero, non l’hai smentito, che non te ne frega niente se chiudono i giornali. Cioè, al di là del linguaggio che usi in una discussione con un tuo amico, ammesso che tu l’abbia usato, ritieni che se i giornali non hanno i soldi per campare è giusto che non campino, che in generale, o forse in questo momento, non sia il caso di aiutare finanziariamente il settore dell’editoria, sebbene esso sia in grave crisi, e sebbene i casi di aiuto a settori in crisi esistano e siano esistiti, sotto forme di ammortizzatori straordinari o di idee come per esempio quel meccanismo che a suo tempo venne battezzato con un termine che dev’esserti molto piaciuto, rottamazione. Preferirei che tu la pensassi diversamente, perché questa crisi coinvolge me e tanti colleghi e amici, e anche perché per me se chiude un giornale, di partito o di opinione in questo caso non fa differenza, è grave, e non si può trattare la libertà di stampa come un settore economico come gli altri, dove o reggi alle regole del mercato o chiudi e amen, ma non ha importanza. So che la maggioranza degli italiani non la pensa come me, e un governo deve pensare all’interesse generale, mica posso pretendere che pensi a me, e ovviamente ha le sue priorità e le comunica ai cittadini come crede.

Io però vorrei capire una cosa.

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