Il tour di Di Battista e la grillizzazione del Pd

Io non temo Berlusconi in sé, diceva Giorgio Gaber: temo Berlusconi in me. Forse è tempo di aggiornare quel geniale aforisma, applicandolo ai nuovi protagonisti; forse i grillini si stanno mangiando il Pd. Non è la prima volta che mi capita di pensare che al Nazareno, col Movimento 5 stelle, stiano sbagliando tutto. Dopo la sconfitta delle amministrative, se possibile, l’impressione è peggiorata. Ma ieri mi pare che la faccenda abbia segnato un allarmante salto di qualità.

Succede dunque che Alessandro Di Battista lanci – con tanto di foto accanto allo scooterone – la sua campagna “#iodicono. Costituzione coast to coast”, un giro motociclistico per le spiagge d’Italia per propagandare le ragioni del No al referendum. Qual è stata l’inverosimile reazione dei suoi colleghi parlamentari Pd? Una raffica di tweet che argomentavano: 1) Di Battista si fa pagare le vacanze dai cittadini; 2) chi paga la benzina? Vogliamo gli scontrini; 3) Di Battista non paga al casello perché è un parlamentare che viaggia a spese nostre.

Cerco di mettere in ordine i pensieri, che sono molti. 

  1. questione generale: come spiega bene in questo interessantissimo pezzo – interessantissimo anche per tanti altri motivi – Dino Amenduni su Valigia Blu, rincorrere gli argomenti altrui è sempre sbagliato non sull’opinabile piano della politica ma dal punto di vista scientifico: “Il rifiuto del vocabolario dell’avversario politico come modalità efficace di contrapposizione è oramai un dato acquisito in psicologia cognitiva. La sinistra italiana da questo punto di vista è classicamente e ripetutamente dalla parte dell’errore: pensate ad esempio all’inseguimento della retorica del Movimento5Stelle sui temi dei costi della politica o all’inseguimento della retorica della Lega Nord sui temi della sicurezza e dell’immigrazione”.
  2. questione del Pd e della sua identità: com’è possibile che ad esponenti del Pd – l’ultima cosa rimasta in Italia ad assomigliare un pochino a un partito – vengano in mente certi argomenti? Cos’altro deve fare un parlamentare se non girare il territorio e parlare con la gente? Non si chiama forse questa campagna elettorale? Non è esattamente per questo motivo che i parlamentari non pagano il pedaggio sull’autostrada? Non è quello a cui alludono gli stessi dirigenti del Pd quando elogiano (quel che resta di) militanza, partecipazione, Feste dell’Unità? Come si può sputare sopra il proprio ubi consistam pur di trovare una molto ipotetica pagliuzza in quello altrui?
  3. questione del senti chi parla: come non capire che per ogni critica alla foto di Di Battista in motorino a Riva del Garda usciranno dieci foto di Matteo Renzi che scende dall’aereo di stato a Rio de Janeiro? Quando sei al potere devi stare molto attento ai temi che scegli. Perché chiunque (non certo io, che questi argomenti li aborro) ci mette un attimo a chiedersi chi paga i (sacrosanti) comizi per il sì di parlamentari e membri del governo nelle feste dell’Unità. Se vanno come privati cittadini. Se vanno senza scorta. (Io, lo ripeto perché sia chiaro, penso che debbano andare come parlamentari e con la scorta, se ce n’è bisogno. E quando i grillini dicono il contrario sostengo che dicono cretinate demagogiche). E i dirigenti del Pd che cosa pensano? Perché io credevo fossero d’accordo con me.
  4. questione del dire la verità. Alessia Morani, che con grande gentilezza ha risposto al mio tweet che criticava, fra gli altri, un tweet suo, sostiene che siccome i grillini fanno demagogia sugli scontrini è giusto farne anche sugli scontrini loro, perché questo è “dire la verità”. Non sono d’accordo. Ci sono tante cose vere che uno può dire o non dire: io non twitto sulle scorte né sui voli di stato né sul fatto che i parlamentari guadagnano tanto, fanno un mese di vacanza (magari ora Di Battista potrebbe spiegare agli elettori grillini che in quel mese tanti parlamentari lavorano anche) e non pagano l’autostrada. Non solo non sono i miei argomenti ma è roba che non mi interessa proprio. E comunque, se io facessi politica, sono convinta che non mi porterebbe un voto. Vedi punto 1.
  5. questione di Nomfup. Sta diventando di moda criticare Filippo Sensi per qualsiasi cosa sbagliata facciano il Pd o il governo. Succede, a chi è stato molto osannato, e credo sia ingiusto. Per esempio io penso che sia perfettamente normale che un capo ufficio stampa mandi sms per dare indicazioni su cosa “cavalcare” sui social network, o per dare spin ai giornalisti, o anche per criticare un pezzo che non gli è piaciuto: se non le fa lui queste cose, chi? Ma ai tanti che hanno risposto al mio tweet insultando Nomfup e la sua capacità di comunicare vorrei dire che questo del Pd non è un problema di comunicazione: è un problema di linea politica. Io non so se sia Sensi a decidere la linea politica del Pd, per come lo conosco può anche darsi perché la leadership non gli manca. Di sicuro però, anche se per caso avesse la delega, non è lui che ne va considerato il responsabile. Per prima cosa un parlamentare è libero di twittare o no, anche se gli arriva un sms da palazzo Chigi che suggerisce di farlo. Secondo, il responsabile della linea politica di un partito è il segretario politico, non il capo della comunicazione.

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