Così si uccide l’Ulivo, e Renzi è l’assassino

A rivederla in tv, l’ultima sequenza della Leopolda 5, quella in cui il segretario del mio partito aizza il suo pubblico e chiama la standing ovation contro il mio partito, la sua storia e i suoi protagonisti, assicurando che “non sarà consentito” a costoro di “riprenderselo”, continua a provocarmi un’ondata di pensieri e sensazioni. Sono diverse ore che rimando l’appuntamento con la tastiera, perché non si dovrebbe scrivere quando si è arrabbiati. Ma ci devo provare.
Credo che non capiti niente del genere in nessun partito al mondo. Ma va bene ho capito: Matteo Renzi vuole solo applausi, vuole liberarsi da chiunque possa offuscare il suo splendore, considera insulto ogni critica, tratta come un nemico chiunque non si allinea al suo insindacabile – per quanto variabile – giudizio su cosa sia giusto, bello e buono, su quale sia il cambiamento che serve all’Italia. Dichiara di rispettare e poi disprezza. Non rispetta niente in realtà Renzi, non riesce a rispettare niente di quello che non può sottomettere. Purché tutto ciò abbia una caratteristica: stare dalla sua stessa parte. Se sono avversari no, va bene: allora Renzi diventa ragionevole, cordiale, capace di mediazione. Non so neanche se lo faccia apposta, se sia carattere o strategia. Tuttavia, ecco, mi chiedo: qual è la strategia di Renzi?

Qual è la sua analisi, voglio dire. Al di là delle sue antipatie, al di là della pretesa di “non consentire” a qualcuno di poter ambire a contare in un partito che doveva invece un tempo – ricordate – essere “scalabile”, e che lui infatti ha effettivamente scalato, dove vuole arrivare il segretario? Quale sistema politico, grazie al suo enorme potere, sta cercando di costruire?
Quando abbiamo fatto l’Ulivo e poi il Pd (perché lo abbiamo fatto in tanti l’Ulivo, fu un fatto di popolo e io mi sento fondatrice, non solo per aver partecipato un giorno alle primarie), volevamo unire i due grandi filoni del riformismo costituzionale italiano (dico due per semplificare, erano di più) per dare finalmente all’Italia la prospettiva di essere guidata da una forza di centrosinistra che competesse per il governo. Volevamo finalmente superare la democrazia bloccata della prima repubblica, volevamo un partito e un paese dove non ci fossero figli di un dio minore. Dalle mie parti, parti politiche dico, citando Aldo Moro si parlava di “includere la sinistra nell’area di governo”. Lo abbiamo fatto, con alti e bassi, sconfitte e vittorie, limiti ed errori. Se ne fanno sempre, li farà anche Renzi.
Quando però (mi capita) qualcuno mi chiede “ma scusa, perché tu sei bersaniana”, alludendo al fatto che i miei nonni e mio padre (e anch’io, a diciott’anni) votavamo Dc, io trasecolo: perché ho conosciuto Bersani nel Pd, mi fido di lui e mi piace quello che dice, dov’è l’anomalia? Non era questo il partito che volevamo fare?
Ecco io voglio sapere oggi, alla fine della seconda repubblica, dove ci vuole portare Matteo Renzi. Il suo “partito della nazione”, che lui intende come partito pigliatutto, un partito inamovibile dal potere e dal governo, lascerebbe ai margini una destra residuale e una sinistra radicalizzata che non si confronta più con il tema del governo. Una sinistra spinta fuori da lui, stando a quello che si capisce. Questa, va detto, è la morte dell’Ulivo e del Pd, e Matteo Renzi se vuole questo ne è l’assassino. È un cambiamento, certo. Ma non è certo un cambiamento progressivo per la nostra democrazia, e bisogna che gli elettori del Pd e dell’Ulivo siano messi in condizione di giudicarlo e di esprimersi. Io, Chiara Geloni figlia e nipote di democristiani, non ho fatto il Pd per ammazzare la sinistra, ma per governare l’Italia da sinistra, e pretendo che il Pd sia questo, o non è.
Altro che “spirito originario”. Walter Veltroni, con la sua vocazione maggioritaria, non avrebbe mai consentito una piazza come quella del 25 ottobre contro di lui e contro il Pd, e soprattutto non ne avrebbe parlato come di altro da sé, come fa il segretario del mio partito. A costo di andarci travestito, Veltroni in quella piazza ci sarebbe andato, non l’avrebbe mai criticata e controprogrammata convocando i suoi sostenitori e sfidandola “a dimostrare chi è di sinistra”. Veltroni, come Renzi, fece un patto per le riforme con il suo principale avversario, scommettendo su una evoluzione in senso bipartitico del nostro sistema, su cui si può concordare o meno (non andò così, ma un veltroniano potrebbe legittimamente dire che è stato perché è andato via Veltroni). Tuttavia non si sarebbe mai sognato, Veltroni, di puntare a rappresentare indifferentemente la destra e la sinistra.
Verso quale assetto vuole fare evolvere il sistema politico italiano, oggi, il segretario del Pd, considerato che non è affatto detto che Berlusconi oggi sia il principale avversario, e soprattutto considerato che lui – Renzi – non fa mai una critica alla destra, non ricorda mai i danni che il berlusconismo ha fatto al paese, attribuendo invece, costantemente, i ritardi dell’Italia alle colpe della propria parte politica, tra gli applausi dei principali sostenitori storici di Berlusconi? Di cosa parla Matteo Renzi quando dice “bipartitismo”? Per quanto tempo pensa di prenderci in giro senza parlare mai sul serio di politica? Per quanto tempo il pubblico renziano esploderà ogni volta in un boato di entusiasmo al sentirsi dire “vi faccio vincere, gli altri vi facevano perdere”, senza mai chiedersi perché, per fare cosa e come, e senza accorgersi di chi applaude con loro?

9 Responses to Così si uccide l’Ulivo, e Renzi è l’assassino

  1. Questa è una delle più belle notizie che ho letto da un po’ di tempo. Lo penso da parecchio che alle prossime primarie Zingaretti batterà Renzi. Ed allora davvero inizierebbe la riscossa italiana. http://m.huffpost.com/it/entry/6052402

  2. Cara Chiara in verità l’ulivo ( detto da ex ulivista ) e poi Veltroni sono i padri putativi di Renzi, anche se questo ci aggiunge una sguaiataggine sua propria. La base sta nella subalternità all’egemonia neoliberale cui già i Ds avevano aperto le porte

    • riconosco le parentele, caro Lanfranco. E penso che se l’Ulivo avesse evitato di sposare la teoria (sulla quale io, da elettrice, non sono mai stata interpellata) che per noi italiani, unico paese d’Europa, “innovare” doveva significare per forza “diventare americani” ci saremmo risparmiati le anomalie che adesso paghiamo. Tuttavia qui credo che si faccia un passo oltre, oltre il velleitario bipartitismo e direttismo che nascondeva dietro l’America il solito italianissimo sentimento antipartiti e antipolitica. Qui siamo tornati dall’America e abbiamo preso casa nel pentapartito.

  3. L’Ulivo non l’ha ucciso Renzi. L’Ulivo è morto suicida da anni e Renzi ne è solamente un prodotto avariato.

  4. Cara Chiara, l’Ulivo, seguendo il mio ragionamento non era solo la comunione di due filoni diversi del centro-sinistra, era anche il mettere insieme la parte “consapevole” del popolo italiano, per farne un polo di guida ed antidoto alla parte inconsapevole, e appunto narcisista. Quello che penso sia il motivo del perché in italia si sia sviluppata questa vulnerabilità narcisista è un po’ più lungo, ed ha, a mio modi di vedere, paralleli psicologici e storici, sociali e politici, tra lo sviluppo del narcisismo individuale e la nostra storia, a partire dall’impero romano e passa per tutti i tentativi di riunire la frammentazione che la caduta dell’impero ha provocato. E’ una cosa che parte da lontano ed è diventata la parte oscura di noi che si contrappone a quella luminosa. Come d’altra parte ogni popolo ha, noi abbiamo queste: luminosa creatività e oscuro narcisismo. Come Turandot, l’opera meravigliosa del narcisismo femminile: “Gelo che ti dà foco/ e dal tuo foco/ più gelo prende!/ Candida ed oscura!/ Se libero ti vuol/ ti fa più servo./ Se per servo t’accetta,/ ti fa Re!”. Queste strofe di Puccini disegnano in modo mirabile il comportamento di un narcisista, nel suo caso femminile, ma che può essere anche esteso al caso generale, che riduce i liberi a servi, e se poi li accetta, ne fa i loro Re servi.

  5. La strategia è chiarissima per chi conosce i narcisisti, scagliarsi con rabbia contro chi lo critica e blandire chi lo adula. I narcisisti hanno un vitale bisogno di alimento narcisistico, per cui è evidente che Renzi si sposterà sempre più a destra dove troverà lo stesso Pubblico della Libertà da manipolare che adorava B. Dico sempre che la differenza che fa una persona sociale da un narcisista è un articolo, l’articolo “L'”. Se tua madre ti ha detto che sei unico, allora ti ha reso un bambino amato e sociale, se invece ti ha detto che sei L’Unico, allora ti rende egotico ed infelice. Infatti L’unico non può avere relazioni di parità, e cioè in particolare amicizia ed amore. Come Renzi, insieme e prima di lui vediamo Grillo, B., Craxi, Mussolini, e ancora Bertinotti, Sgarbi, in buona parte Di Pietro. Quelli che hanno caratterizzato la storia dei partiti personali e dell’Italia in crisi del dopo Moro. Il problema per cui è degli italiani che sono vulnerabili, ripeto, nei momenti di crisi a questo tipo di manipolazione. Il destino di Renzi, per cui, è andare sempre più verso quelli che lo lusingano e non lo contraddicono, opererà fino alla rottura con chi lo critica e si sposterà sempre più a destra, fino ad inglobare Forza Italia e Verdini che è uno che sa capire i narcisisti, li adula e li usa..

  6. Belle domande. In realtà credo che Renzi sia l’anticristo della sinistra, l’antiPD tanto invocato da Berlusconi e dalle destre, l’infiltrato (non attribuisco mandanti, ma solo per non apparire paranoica) di poteri che sanno bene come nascondersi e come destabilizzare intere nazioni.
    Un uomo che, se dall’interno lo lascerete fare, devasterà quanto di più bello, onesto, attuale abbiamo in Italia: la democrazia e la sua Costituzione. Senza contare il territorio, che con lo sblocca Italia ci consegnerà nuovo cemento, abusivismo legalizzato, inquinamento oltre i limiti.
    Non è una bella persona Renzi, non lo è affatto, e chi si è fatto abbindolare dal suo fare così spigliato e dandy è destinato ad un pessimo risveglio.
    Cacciatelo, finché siete in tempo. Cacciare lui significherà salvare l’Italia da un futuro mesto e rovinoso. Lo sapete voi e lo sanno gli italiani che non erano alla Leopolda.

  7. L’unica cosa che ho da chiederti è :perchè Veltroni appoggia questo bamboccio?

  8. Carla ceccarelli

    La mia preoccupazione è che attaccando la sinistra con toni e parole sempre più violente cerchi sopratutto di delegittimarla agli occhi di chi ci si riconosce ma comprende sempre meno la lealtà offerta nonostante tutto.
    Non è facile affrontare questa situazione ma non si può certo continuare ad accettare questo esproprio da parte di Renzi come non si può sopportare all’infinito la sua arroganza.

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