Sulla nuova legge elettorale, ammesso e non concesso

Devo dirvi un paio di cose che penso sulla nuova legge elettorale, ammesso che poi si faccia. Io lo sapevo che andava così. Prima tutti a dire che bisogna cambiare il porcellum, che schifo il porcellum, tutto è meglio del porcellum, se non cambia il porcellum non vado più a votare eccetera eccetera. Ora che forse c’è un mezzo accordo per cambiare il porcellum, eccoli là: è peggio del porcellum. Naturalmente il punto è: è vero, che è peggio del porcellum? Io penso di no. Ma prima voglio dire un’altra cosa.
Già se si farà, la nuova legge elettorale, sarà un miracolo. Non è che si possa prescindere da questo. Non è che si possa dire che questo parlamento è un disastro, che la seconda repubblica è finita, che il porcellum ha selezionato parlamentari senza consenso e senz’arte né parte (non tutti, ma il problema c’è, apposta lo vogliamo cambiare no?), e poi pensare che ti varino la legge elettorale del secolo. E poi non è che fare le leggi elettorali sia facile eh. Pensiamo alle ultime due volte. Negli anni Novanta, dopo i referendum, ci riuscì Sergio Mattarella, a mettere tutti d’accordo su una riforma che adesso rimpiangono in tanti (ma che allora faceva orrore ai puristi, ai nuovisti e ai professionisti del benaltrismo eh, non crediate). Sergio Mattarella, non so se ve lo ricordate. Era l’Usain Bolt della cultura della mediazione, era il Messi della trattativa politica. Uno dei più saggi e autorevoli uomini politici che si siano seduti nel parlamento italiano. Fece una legge elettorale che appunto non era perfetta e non piaceva ai professori e ai maicontenti eppure venne usata tre volte, e aiutò parecchio la poltica italiana a cambiare. Poi arrivò Calderoli col porcellum, e la destra se lo approvò per minare alle fondamenta la vittoria annunciata dell’Ulivo e blindarsi nella sconfitta. Il centrosinistra votò contro. Non è “il nostro porcellum”, caro Gad Lerner. È il porcellum di Calderoli e Berlusconi, fatto su misura per loro. Ci fu chi votò quella legge e chi no, e questo è un altro modo di fare una legge elettorale: a colpi di maggioranza, avendocela una maggioranza. Non è facile insomma, e si può fare peggio di come si sta provando a fare.
Ora entro nel merito. Le obiezioni principali sono due, e una peraltro è il contrario dell’altra. Dicono che è peggio del porcellum perché il premio di maggioranza al 15 o 12 per cento al primo partito o alla coalizione che vince è scandaloso. Faccio notare che il premio del porcellum è teoricamente illimitato, basta presentarsi come una coalizione e arrivare primi (se le coalizioni sono più di due, magari quattro o cinque, può bastare poco più del 30 per cento) per arrivare automaticamente al 55, e gli altri si spartiscono le briciole. Dicono che è peggio del porcellum perché dopo il voto non si saprà chi ha vinto e chi governa (“non vincerà nessuno”, strillano oggi i soliti titolisti del sobrio giornale sabaudo). Ha vinto chi prende il premio, no? E ha vinto chi arriva primo, come in tutto il mondo. Non è che negli altri paesi i leader vincono e governano perché il loro partito conquista il 51 per cento (e peraltro una legge elettorale che porta chi vince al 51 per cento è precisamente “un” porcellum), vincono perché hanno la maggioranza relativa in parlamento, poi se necessario fanno alleanze e trovano altri voti. Non è un modo di imbrogliare i cittadini, è quello che succede ovunque, anche nella maggioritarissima Inghilterra del governo Cameron – Clegg, e per inciso in Italia è quanto esplicitamente prescrive la costituzione. Alle elezioni non si eleggono i governi, anche se ci siamo disabituati al concetto. Si eleggono i parlamenti, che rappresentano il popolo e la sua sovranità.
Poi ci sarebbe tutta la questione della scelta dei parlamentari che viene restituita ai cittadini attraverso i collegi e ANCHE attraverso la possibilità di votare per un partito, a cui chiedere conto delle sue scelte, e non un’indistinta coalizione che può presentarti un illustre sconosciuto allargando le braccia perché serve a vincere, ma mi sembra perfino inutile dilungarmi.
Insomma la nuova legge elettorale se si farà non potrà che essere un compromesso, come scrive oggi giustamente Stefano Menichini. Solo che a differenza di lui io penso che responsabilizzerà i partiti invece di temere il contrario.

15 Responses to Sulla nuova legge elettorale, ammesso e non concesso

  1. Vorrei fare una domanda: ma non si può proprio avere una semplice legge elettorale proporzionale con uno sbarramento al 5%? Io ho sempre votato contro il maggioritario perché per me il Parlamento (maiuscola non a caso) è l’organo centrale, la sede del potere legislativo, e DEVE essere rappresentativo del corpo elettorale. Mi danno tutti di bischera quando dico questo, evidentemente sono ingenua, dato che adesso il Parlamento non conta quasi più nulla, conta solo il governo. Però le fantastiche leggi elettorali che abbiamo visto finora non hanno garantito la rappresentatività E hanno portato al potere un demagogo. Non mi pare un gran risultato.
    Per quello che vedo io (poi magari sbaglio), l’ipotesi attuale non è peggio del Porcellum, forse anzi è leggermente meglio, ma non mi fa certo venire voglia di andare a votare: non mi sembra che il mio voto conti, di nuovo vedo solo alchimie per pilotare il risultato. E’ il copione di un teatrino, come da 15 anni a questa parte. Io sarei anche un po’ stufa.

    • Mi ricordo che col proporzionale avevamo n-mila partiti e che i governi si facevano e si disfacevano in continuazione. I programmi di governo ovviamente si facevano dopo aver stabilito chi doveva (sulla carta) governare e si cambiavano all’occorreza secondo i mal di pancia dei 3-4 “onorevoli” che facevano la differenza tra avere o meno la solita stentatissima maggioranza. Naturalmente c’era il magna magna (come oggi) ma siccome bastavano pochi voti per avere un posticino, spuntavano partitucoli indistinti come fossero funghi. Lo sbarramento del 5% sarebbe comunque poca cosa e francamente l’idea che si debbano rappresentare anche le più piccole minoranza mi disturba assai, perchè quelle piccole minoranze hanno sempre avuto la forza del ricatto. Ricordi mastella e bertinotti (tra gli ultimi a fare il giochetto di staccare la spina preferendo consegnare il paese all’altra parte)?

      Perchè invece non andare su un uninominale, così che i singoli candidati ed eletti ci mettano la faccia potendo contare solo sui voti di una singola circoscrizione senza poter giocare con più mazzi di carte?

      • Scusate eh. Ho capito che c’è a chi piace l’uninominale e a chi il proporzionale, e ho capito anche che ci sono buone ragioni per gli uni e per gli altri. Quello che ho provato a dire io però è precisamente questo: che nessuno può pensare che si faccia la legge elettorale CHE GLI PIACE. È impossibile dal punto di vista logico e politico. Questo non è un dibattito astratto su quale legge elettorale sarebbe bene per l’italia, perché quel dibattito sarebbe solo politologia e accademia. Qui si discute se per l’italia è meglio il prcellum oppure quella riforma su cui si sta provando a fare l’accordo

  2. Concordo sul fatto che da questo parlamento non ci possiamo aspettare la legge elettorale del secolo, ma dissento sul resto. La critica mossa al porcellum è essenzialmente quella di impedire ai cittadini di scegliere con nome e cognome chi vogliono come rappresentante, quando resta un 50% di seggi assegnati ancora con questo sistema, che cosa hanno realmente cambiato? Niente…. si sono tenuti una quota di sicurezza per dare la poltrona ai soliti nomi e non mi pare siano stati rimossi quegli imbrogli chiamati liste civetta, possibilità di candidarsi in più sezioni (così magari usando un solo nome si garantiscono più poltrone)…
    Tu mi chiedi di accontentarmi… no io non mi accontento, è da quando sono nato (e parlo di diversi decenni) che questo paese va a rotoli e che il rinnovamente della classe politica ha tempi a dir poco bibblici.
    Credo che invece di accontentarci dovremmo cominciare ad alzare il culo dalla sedia e a mandare via a calci in culo tutta questa gentaccia… il primo che passa non può fare peggio!!!
    Io esigo una legge elettorale che mi permetta di dare il voto ad una ed una sola persona, che quella persona non possa candidarsi in più circoscrizioni, che non possa candidarsi se non ha una fedina penale assolutamente limpida, il cui mandato decade automaticamente alla prima condanna (e senza che ci siano forme di immunità) e che quel voto per nessun motivo e in nessun modo possa andare ad un altro… ai partiti solo la scelta di chi propormi.

    • Veramente il primo che passava ha fatto peggio, è proprio la storia di questi anni. Al momento non so dire se nella nuova legge ci sarebbe o no il divieto di candidature multiple, che comunque il pd propone e applicherà. Stesso discorso per quanto riguarda il codice etico, che il pd ha e applica sia nella selezione delle candidature sia in caso di eletti che vengano indagati. Per questo sentir dire “tutta quella gentaccia” senza fare distinzioni è abbastanza insopportabile

      • se ti riferisci a Berlusconi, non era il primo che passava… erano anni che era pappa e ciccia con notissimi personaggi politici e su di lui pendevano ombre già da allora…. d’altronde il proprietario di un impero economico non lo si può certo definire “primo che passa” e la quantità di interessi che aveva ed ha da sola avrebbero dovuto far capire aglòi italiani che non poteva essere il salvatore. Ma d’altronde se sono 60 anni che ci lasciamo governare come un gregge di pecore e ancora non sappiamo ribellarci, un motivo ci sarà!

  3. Si continua dire è il popolo che deve scegliere in democrazia, allora cosa c’è di più democratico di consentire al popolo di nominare il capo del governo . I fracesi ci hanno messo meno di 15 per capirlo , possibile che da noi neppure dopo 60 anni ci si arrivi?La verità è che si parla di popolo sovrano si danno l’appellativo di democratici ma è solo per darsi un contegno e non apparire per quello che sono

  4. Il premio di maggioranza alla lista o al partito che prendono più voti serve a dare più forza a chi ha vinto, e quindi avrà il compito di governare grazie alla fiducia del parlamento. Non c’è alcuna contraddizione con quello che ha detto Bersani. Quelli veramente fantastici sono quelli che credono di poterti trattare come un deficiente solo perché non hanno capito cos’hai scritto

    • Sorvolo sugli insulti che si è autoinflitta.
      Quanto al resto, ho capito benissimo, grazie. Lei sostiene – correttamente, tra l’altro – che i governi si fanno in Parlamento e non sono votati direttamente dagli elettori. Ma a quel punto il premio – che non definirei nemmeno di maggioranza, perché non garantisce affatto il formarsi di una maggioranza parlamentare – avrebbe il solo compito accrescere la forza negoziale del primo partito. Non mi sembra un obiettivo tale da giustificare il sacrificio della pesante distorsione della rappresentanza (oltretutto già c’è lo sbarramento).
      Bersani invece è stato chiarissimo: la maggioranza parlamentare dev’essere prodotto immediato delle elezioni. Certo, può accadere con qualunque sistema che tale evenienza non si verifichi. Ma ci sono sistemi con i quali essa è la regola e altri per i quali è l’eccezione. In UK due volte in ottant’anni si è avuto un Hung Parliament; con la legge elettorale che si sta cucinando dalle nostre parti si indice nulla più di un concorso con il quale gli elettori dovranno scegliere l’equivalente della DC del nuovo millennio: un partito senza il quale non si governa ma che non si sa bene con chi governerà. Almeno la DC aveva i voti per giustificare la sua centralità, senza bisogno di gonfiarne a dismisura il numero di seggi rispetto ai voti.
      In conclusione: tra Londra, Parigi e Madrid, i parlamentari eletti con il Porcellum si apprestano a scegliere Atene. Auguri.

      • Guardi, lei può benissimo obiettarmi che il premio di maggioranza è un’eccessiva distorsione della rappresentanza in nome della governabilità. È un argomento legittimo, anche se col porcellum la distorsione è molto maggiore. Però non può obiettarmi ANCHE che così si va verso atene, cioè verso una legge che non garantisce certezze su chi vince. Le due cose non stanno insieme, come mi sembrava di aver già scritto nel post. Parlo proprio dal punto di vista logico.

        • Cercherò di essere più chiaro.
          Il premio di maggioranza ha un senso, una ratio giustificatrice se effettivamente, come accade con il Porcellum, con il Tatarellum o con la legge per l’elezione dei sindaci, garantisce la formazione di una maggioranza numerica nell’assemblea come conseguenza immediata dell’esito elettorale. In sostanza, si sacrifica la rappresentatività con l’obiettivo di porre le condizioni minime di governabilità. Può piacere o meno, ma una logica (magari non condivisibile) c’è ed è chiara. Aggiungo (ed è dettaglio non irrilevante) che l’elettore sa già, al momento del voto, qual è la coalizione che potrà beneficiare di quel premio di maggioranza.
          Viceversa, un premio in misura fissa al primo partito comporta un sacrificio in termini di rappresentatività senza alcuna garanzia che sia centrato l’altro obiettivo, ovvero quello di costituire una maggioranza numerica iniziale. Insomma, si paga un prezzo (in termini di rappresentatività) senza ottenere alcuna certezza in merito alla contropartita.
          Si obietterà che la cosa vale anche per i sistemi con collegi uninominali (all’inglese, alla francese o all’australiana). Verissimo, anche se l’eventualità è piuttosto improbabile. Però con i collegi uninominali la dinamica è totalmente diversa: il focus non è sul partito, ma sul candidato. L’elettore sa esattamente chi sta scegliendo per farsi rappresentare in Parlamento: può votare PD ma trovarsi nel collegio Fioroni piuttosto che la Concia (o Letta anziché Fassina) e non è esattamente la stessa cosa! Allo stesso modo, l’elettore del PDL può fare considerazioni diverse a seconda del fatto che nel collegio si trovi Pisanu piuttosto che la Santanché, o Gasparri piuttosto che Frattini. Un sistema del genere, che legittima anche personalmente il parlamentare, contribuisce ad accrescerne l’autonomia, l’indipendenza, il coraggio e da un senso alla previsione dell’art. 67 cost. (assenza di vincolo di mandato).
          in conclusione: non esiste il sistema elettorale perfetto, ma quantomeno si deve avere ben presente qual è l’obiettivo che si intende privilegiare.
          Se poi i collegi sui quali tanto insiste il PD dovessero essere quelli finti sulla falsariga del Provincellum (come scrive oggi il Giornale), francamente ci ritroveremmo una legge elettorale persino peggiore del Porcellum.

          • chiarageloni

            I collegi uninominali eistono anche neisistemi proporzionali. Non sono “finti”. Funziona così il sistema tedesco, non solo il provincellum, e anche quello spagnolo. Per lei sono peggio del porcellum: ok, è la sua opinione e non la discuto. Però non sono d’accordo. Quanto al fatto se il premio sia al partito o alla coalizione, mi pare tra le cose non ancora decise

  5. Alle elezioni non si eleggono i governi, anche se ci siamo disabituati al concetto. Si eleggono i parlamenti, che rappresentano il popolo e la sua sovranità

    Perfetto. Solo che a questo punto la domanda sorge spontanea: a che cosa serve un premio di maggioranza del 15%?.
    Suggerisco inoltre di coordinarsi con il segretario Bersani che giusto ieri sosteneva che “la sera in cui si chiudono le urne il mondo deve sapere chi governa”.
    Il PD è un partito fantastico perché senza nemmeno ravanare a fondo due che la pensano all’opposto li trovi sempre…

  6. Brava! Se ognuno pensasse che si deve fare la legge elettorale che piace a lui dovremmo fare 60 milioni di leggi elettorali. Siccome non è possibile c’è bisogno di un accordo che dovrà essere fatto da QUESTO Parlamento. Che si aspettano? Un capolavoro? Accontentiamoci di una legge decente! Chi se l’aspetta perfetta si tenesse il Porcellum. Però poi deve stare zitto, eh!

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