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Rassegna Quirinale/11: il nome secco (e il mondo alla rovescia)

“Troppo facile: Fassino!”. Il più veloce a twittare è stato Francesco Cundari, onore al merito. Va detto che su questo terreno anche Graziano Delrio è competitivo, ma se si cerca una personalità “dal profilo alto” allora Piero è indiscutibilmente avvantaggiato. Si cazzeggia, per non morire, in attesa che dopodomani si aprano le urne. E la notizia, sui giornali di oggi, è che il premier avoca totalmente a sé l’onere della proposta, non proporrà una terna di nomi “per non lasciare ad altri interlocutori la scelta” e giocherà tutte le sue fiches in una volta, venerdì sera o sabato mattina, proponendo un nome secco, il “suo” nome secco: prendere o lasciare. Il parlamento lo sappia: è su Matteo Renzi che si vota sabato, nel bene e nel male. Non ci saranno alibi né scuse, la scelta non sarà attribuibile a nessun altro, né in tutto né in parte. È la prima volta, a memoria, che un presidente del consiglio sceglie il presidente della repubblica (la Costituzione a onor del vero prevederebbe il contrario). Ma son dettagli, e poi c’è sempre una prima volta, si sa. Continua a leggere

Rassegna Quirinale/6: la lista

Vi giuro che va avanti così per un’intera pagina:

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Deputati e senatori del Pd, da A di Agostini a Z di Zoggia, da A di Albano a Z di Zavoli, schedati come polli da batteria con la loro brava etichetta, “bersaniano”, “civatiano”, “giovani turchi”, “renziano”, e accanto “ok”, “no”, oppure “a rischio”, a seconda del grado di fedeltà al “Patto” e quindi della disponibilità a votare il candidato del suddetto. Non importa chi sia, capite? Come non importa che il Pd sia (sarebbe) un partito. Il candidato sarà “del Patto”, vero dominus della politica contemporanea, e sarà un prendere o lasciare: siete “fedeli” o no?
La lista, si legge nel pezzo di accompagnamento a firma Claudio Cerasa, lascia poco spazio alle chiacchiere: “Sui nomi si potrà ancora fantasticare, sui numeri meno”. Capito, voi che state lì ad arrovellarvi su quale potrebbe essere il nome giusto? Non perdete tempo. Guardate la “lista” dei “fedeli” al “Patto“.

Ps: Claudio Cerasa sarà presto direttore del Foglio. Nessuno più di lui è la persona giusta per raccontare questi tempi politici. Auguri di cuore.

Il rutellismo di Renzi (dotto post per cultori della materia)

Dire che il Pd e il governo sono “a trazione Margherita”, come ha sostenuto Claudio Cerasa in una godibile conversazione con Francesco Rutelli sul Foglio, oggi ripresa da Scalfari, significa dire da un lato una banalità, dall’altro una profonda verità.
Non c’è dubbio infatti che Matteo Renzi provenga dalla Margherita, e così molte delle persone di cui si fida e con cui ama lavorare. Non c’è niente di strano, così com’era normale che tra gli amici storici di Bersani prevalessero gli ex diessini. Tuttavia chi vedeva istericamente “rosso” nella precedente gestione del Nazareno aveva torto: con due pesi massimi come la Bindi e Letta al fianco e Dario Franceschini a capo del gruppo alla camera non si poteva certo dire che il Pd bersaniano non rispecchiasse il pluralismo interno. Così come oggi si potrebbe obiettare che Matteo Orfini e Debora Serracchiani (e Roberto Speranza a Montecitorio) “controbilanciano” specularmente l’estrazione schiettamente democristiana di un Lorenzo Guerini e quella a cavallo tra prima e seconda repubblica (e quindi demorutelliana) del nuovo leader.

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