Dei civatismi (con affetto) e del fare politica

Il fallimento dei referendum di Civati, di cui mi dispiace molto, spiega bene quello che mi capita spesso di dire sul pd, sulla minoranza Pd, sull’andarsene o restare nel Pd.
1) La politica si fa coi rapporti di forza. Se tu sferri un cazzotto con tutte le tue forze a qualcuno e non gli fai neanche un graffio, dimostri solo che lui è fortissimo. Bisogna dare un cazzotto quando si è sicuri di fare male. O perché quello grosso abbassa la guardia, o perché si è indebolito e tu ti sei rafforzato. Altrimenti, meglio che provi a vedere se graffiandolo gli dai almeno un po’ fastidio.
2) Se tu fai politica da solo, se il tuo simile è il tuo avversario, se ti piace tanto l’idea del “referendum di Civati” al punto che lo lanci senza nemmeno esser sicuro che ti daranno una mano almeno Fassina, Landini e Sel, dimostri solo che sei il solito Civati.
3) Se sei deputato, fai il deputato. Lo so che questa legislatura è uno strazio, lo so che mettono sempre la fiducia, lo so che sei stato eletto su un programma che non ci assomiglia nemmeno alle leggi che ti fanno votare. Ma sei lì, spiegamelo da lì. Non mi mobilitare, che semmai mi mobilito io che faccio il cittadino.
La politica ha le sue regole, che sono abbastanza semplici. Ci torniamo sopra, magari. Ma non si scappa, e non ci sono scorciatoie.
Ti voglio bene Pippo, giuro. E anche a quelli che hanno raccolto le firme, e a quelli che hanno firmato. A quelli soprattutto.

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