Corbyn e l’ideologia postideologica

(questo post è stato scritto il 13 settembre 2015)

La morte del New Labour, hanno detto. Non vincerà mai più la sinistra in Inghilterra, hanno scritto. “Mai-più”. Tipo nemmeno se cambia segretario il laburismo riuscirà un giorno a riscattarsi da quest’onta, capito? Sull’elezione trionfale di Jeremy Corbyn i blairisti anonimi, annidati come si sa tra i più autorevoli editorialisti italiani, hanno davvero dato il massimo – del resto era stato il loro mito, Tony Blair in persona, a suonare la carica (a proposito, visto quanto è ancora seguito e amato dalla base il vecchio Tony? Ammappalo, dicono a Roma).
Ma c’è una cosa che mi colpisce più di questo prevedibile stracciarsi le vesti collettivo. Sono gli articoli più originali e controcorrente: quelli di Lucia Annunziata e di Gad Lerner. Non vincerà mai ma vale la pena, scrive Lucia. Non vincerà mai, ma chi l’ha detto che l’unica cosa che conta sia vincere, scrive Gad.

Sono due articoli bellissimi, leggeteli. Condivido molto quello che c’è scritto. Tornare a parlare di “giustizia sociale”, a sinistra, è importantissimo. Tornare a coinvolgere i giovani e ad accendere gli animi, come Corbyn ha dimostrato di saper fare (pare che oggi la gente sia corsa a iscriversi al New Labour, a proposito: più di quindicimila nuovi iscritti in 24 ore) è fondamentale. Preservare un grumo di valori e l’esistenza stessa di una comunità politica è necessario. E chiunque voglia bene alla sinistra dovrebbe augurarsi che Corbyn ci riesca. Poi, a suo tempo, si vedrà.
Però ecco, sia Annunziata che Lerner danno per scontata la premessa: “Non vincerà mai”. Ma chi l’ha detto, perché? Perché, si sa, “si vince solo al centro”. Eccolo, il dogma anni Novanta che vale anche per Gad e Lucia. Inscalfibile. Io però vorrei dire una cosa: quando Blair (e anche Clinton, e Schroeder) teorizzavano che si vince solo al centro, io andavo a ancora a scuola. Effettivamente è successo in un bel po’ di casi che sia stata questa la ricetta per vincere, ma sono passati più di vent’anni, e sono cambiate parecchie cose. Mi spiegate chi ha vinto al centro ultimamente? Vi pare che Hollande abbia vinto con un programma centrista, per dire? (Semmai ha dovuto spostarsi al centro dopo aver vinto, ma allora il punto è che “si governa solo al centro”, e questa è una bella questioncina di democrazia che sarebbe interessante approfondire). Vi pare che i socialdemocratici tedeschi, dopo anni di coalizione con la Merkel e con un programma simile al suo, siano stati brillanti alle elezioni? Vi pare che gli indipendentisti scozzesi, che hanno massacrato Miliband, fossero di centro? E Tsipras? Forse il più moderato, tra i leader vincenti degli ultimi anni, è Obama: ma Obama è molto più a sinistra di Blair. E la povera Hillary per vincere le primarie sta cercando di dimostrare che il centrismo clintoniano non fa più per lei, però con scarsi risultati perché quel Sanders e forse anche Biden sembrano più credibili di lei nel collocarsi a sinistra, proprio a causa del suo passato accanto a Bill. E per venire all’Italia, al Pd pensate che abbia giovato elettoralmente sostenere il premier centrista Monti? E Scelta civica, piuttosto, quanti bei voti di centro ha preso eh? E Grillo è di centro? E Berlusconi come ha vinto per vent’anni? Predicando moderazione?
Non lo so se Corbyn vincerà mai le elezioni e non so nemmeno se ci proverà. So però che continuare a scrivere come se fosse un postulato di geometria euclidea che “non vincerà mai” è segno solo di una cosa: che l’ideologia è dura come il marmo. E che l’ideologia postideologica degli anni 90 è davvero dura a morire. Eppure basterebbe osservare i fatti, cosa che a un giornalista dovrebbe venire abbastanza naturale.

(Nel frattempo sembra che Cameron non l’abbia presa benissimo: ha fatto un tweet isterico sostenendo che la vittoria di Corbyn mina tipo la sicurezza delle nostre famiglie, l’economia e la pace nel mondo. Forse non l’hanno avvertito che d’ora in poi in Inghilterra vinceranno i conservatori per sempre).

Aggiornamento. Ho poi letto anche questo post di Alessandro Gilioli, e mi pare che valga la pena

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