Elogio di Marta, la bugia che salva la vita

I personaggi che preferisco nel Vangelo sono quelli non perfetti. Possibilmente, gli imbroglioni. Per questo adoro Marta. C’è questo racconto drammatico, incredibile, della resurrezione di Lazzaro. Lazzaro è un amico di Gesù. Le sue sorelle sono Maria, quella che ha lavato i piedi di Gesù e li ha asciugati coi suoi capelli, e Marta.

C’è un precedente, e Marta se lo ricorda bene. Una sera Gesù era lì a casa, e lei preparava la cena. Maria se ne stava seduta ai piedi di Gesù ad ascoltarlo parlare. Che è una cosa che gli uomini adorano, ma poi dopo un po’ che parlano gli viene fame. Marta lo sa, e un po’ si scoccia: e dice a Gesù insomma, vedi che mia sorella non mi aiuta. Così lui le spiega che quella scelta da Maria è “la parte migliore”. E me l’immagino lei, Marta, mentre continua a spignattare e pensa: “E te credo”. 

Ma adesso Lazzaro è malato e muore. Gesù lo sa, che Lazzaro sta morendo, e Gesù vuole molto bene a Lazzaro, ma gli prende come una calma, una tranquillità, un fatalismo. E così, quando arriva, è troppo tardi.  Eppure, Marta non se ne sta con le mani in mano neanche adesso. Esce di casa, gli va incontro e gliele canta: “Se tu fossi stato qui, non sarebbe morto”. Gesù le risponde: tuo fratello risorgerà. Oh, quello lo so, risponde lei. E ci credi, le domanda Gesù. Ci credo, certo. Credo in te e a tutto quello che dici, risponde. (Che anche lei, spignattando, ascoltava. Ma quando qualcuno che ami si ammala e può morire, anche se credi alla vita eterna, tu vuoi solo che torni. Che stia ancora con te. Che tutto torni a posto, che sia sano, vuoi la sua voce, vuoi che faccia le cose di prima, vuoi vederlo, vuoi sentire i suoi passi. La vita eterna, certo, pensa Marta).

Adesso Marta corre di nuovo, corre in casa. Che Maria naturalmente è là, seduta. Marta lo sa com’è, tra quei due. E così Marta corre da Maria e le dice: “Il Maestro è qui, E TI CHIAMA”. Non è vero! Non l’ha mica chiamata, Gesù. Non l’ha neanche nominata. Ma bisogna farla alzare in piedi, benedetta ragazza. Bisogna far correre anche lei. Che Maria non è una che corre, come Marta: Maria sta seduta e piange. Ma adesso tocca a lei, e ci sarà pure qualcosa che la convinca ad alzarsi, e Marta sa come fare.

Infatti Maria esce subito. E senza saperlo, appena vede Gesù gli dice esattamente le stesse parole della sorella: “Se tu fossi stato qui”. E però lo fa piangere, lei. Che tra le persone succede così, è complicato. Le parole possono essere le stesse, ma il cuore non le sente nello stesso modo. Maria piange, Gesù la vede piangere e  piange. A lei non chiede se crede nella resurrezione, no, con lei piange. E poi vuole correre anche lui, dal suo amico: “Dove l’hanno messo? Dov’è?”. E Gesù si fa portare da Lazzaro, finalmente. E là la vita ricomincia, e là tutto può ancora succedere anche se tutto sembrava finito. E Marta è lì che guarda tutto questo accadere, e pensa che anche una piccola bugia può aiutare, a volte, le cose ad aggiustarsi. Perché Marta è una pratica. E se le date solo un po’ di tempo, è sicuro che stasera metterà tutti a tavola per festeggiare.

* (Jan Vermeer, Cristo in casa di Marta e Maria, olio su tela, 1656 circa. National Gallery of Scotland, Edimburgo).

One Response to Elogio di Marta, la bugia che salva la vita

  1. Ravecca Massimo

    Bel commento, anche poetico. Ne suggerisco un altro. Gesù qui realizza la seconda parte della parabola di Lazzaro e del ricco epulone, dove quest’ultimo chiede ad Abramo di mandare Lazzaro dal regno dei morti ad avvisare i vivi. Gesù che ne aveva il potere mettete in pratica la parabola (o esperimento mentale diremmo oggi), risuscita l’amico Lazzaro e non solo sostanzialmente non viene creduto, ma vengono qui decise la morte di Gesù e di Lazzaro. Gesù poi morirà e risusciterà e il problema, anche se in maniera diversa si ripropone. L’omonimia, non casuale dei 2 protagonisti, (i nomi propri nei Vangeli sono pochi, e Lazzaro è l’unico nome attribuito ad un personaggio di fantasia), rafforza il processo speculare, a matrioska, come in una stanza degli specchi, tipico del genio, di Gesù, ma anche dei grandi artisti. Cfr. ebook. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

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