No Matteo, D’Alema e Fassino non sono tuoi predecessori

Non è per fare la guastafeste in questa che giustamente Matteo Renzi ha definito una “giornata speciale”, quella in cui finalmente il Partito democratico va ad abitare in quella che è giusto che sia la sua casa in Europa, e nemmeno per polemizzare come al solito. Il perché è un altro, ma ve lo spiego alla fine.

Penso – e mi dispiace – che Matteo Renzi, all’inizio di questo discorso, nel pur generoso ringraziamento “ai suoi predecessori”, abbia commesso una gaffe

No Matteo D’Alema e Fassino, a differenza di Pierluigi Bersani, non sono tuoi predecessori alla guida del Pd. Non è una cosa dicibile questa nel nostro partito. E sai perché? Perché altrimenti ha ragione Castagnetti, e ha ragione Fioroni che ha votato in direzione contro l’ingresso del Pd nel Pse. E siccome io penso di no, che non abbiano ragione, e siccome lo penso probabilmente da prima di te (perché qualche tua dichiarazione contro l’ingresso del Pd nel Pse, non ti credere, in giro si trova (mie no), allora mi preoccupo, e mi arrabbio anche. Io conosco benissimo i meriti di D’Alema e Fassino nel percorso che abbiamo fatto: straordinari, come quelli di Bersani negli ultimi anni. Ma definire D’Alema e Fassino tuoi predecessori alla guida del partito è una mancanza di rispetto verso molti di noi. E purtroppo è una gaffe autolesionista, che dà argomenti all’unica critica possibile a questa (sacrosanta) operazione del Pd nel Pse, una critica che molti dei tuoi amici, gente vicinissima a te molto più che a me nel partito, sta infatti facendo alla nostra scelta di oggi: cioè di aver ammaccato la nostra originalità culturale, di aver ridotto le nostre ambizioni e di essere in totale continuità con la storia Pci-Pds-Ds. In pratica, l’argomento principale usato in questi anni contro di noi da Berlusconi: ecco un altro a cui, mannaggia, dai ragione.

Se volevi citare i tuoi predecessori, Matteo, cosa che è sempre bella, allora semmai dovevi nominare anche Dario Franceschini, uno che viene dalla nostra stessa storia (in questo caso per nostra intendo mia e tua) e che da segretario decise, cinque anni fa, che gli eletti del Pd in questa legislatura europea si sarebbero iscritti al gruppo del Pse. Una decisione non scontata e non facile, specialmente per un segretario di provenienza non diessina, e una tappa fondamentale di questo percorso.

Ecco perché mi sono arrabbiata. E se ho deciso di scriverlo è perché oggi al congresso c’è stato quest’altro momento molto bello, e io sono d’accordo con Zita Gurmai, la presidente delle donne socialiste: se non rispettiamo il passato (anche il nostro), non abbiamo futuro.

6 Responses to No Matteo, D’Alema e Fassino non sono tuoi predecessori

  1. francesco d'angelis

    io mi sono iscritto al pd nel 2009, quando avevo 19 anni, non ho mai trovato sulla scheda elettorale i ds e la margherita, per cui sento questa polemica un pò lontana. sicuramente, dottoressa geloni, avrei voluto leggere la sua stessa indignazione 2 o 3 anni fa, quando il PD di bersani ha commemorato l’anniversario della morte di togliatti, quella si che fu una vera stupidata

    • chiarageloni

      sarebbe interessante sapere perché. O forse no.
      (non c’è stata alcuna commemorazione “del pd di Bersani”. Semplicemente, una delegazione del pd – non Bersani – andò sulla tomba di Togliatti nell’anniversario della morte, come si è sempre fatto in questo e altri casi. La cosa suscitò una delle tante polemiche insensate, isteriche e immotivate che ogni tanto ci si riversavano addosso. Non vedo di cosa mi sarei dovuta indignare: non sono mai stata comunista, né io né nessuno della mia famiglia, ma davvero non capisco)

      • francesco d'angelis

        le polemiche furono tutt’altro che insensate o immotivate. mentre è normale e doveroso ricordare grandi personalità come nilde jotti, giuseppe di vittorio, berlinguer, pajetta non si può dire la stessa cosa di togliatti. fassino, quando era segretario dei ds, aveva denunciato le sue responsabilità nel massacro degli alpini italiani nella campagna di russia. con quel gesto, i ds tolsero togliatti dal pantheon della sinistra. con quella cerimonia sciagurata, che non fu privata ma promossa dalla segreteria con un comunicato stampa, c’è stata una grave regressione. oggi lei dice a renzi di non avere rispetto della vostra storia. lei sicuramente , non opponendosi alla commemorazione di togliatti, non ha avuto rispetto del partito democratico

        • chiarageloni

          la pensi un po’ come vuole, ma non avvenne niente di diverso da quello che avviene sempre in questi casi, ogni anno

  2. silvio guaglianone

    Ma chi è lei per decidere se un segretario del PD non ha titolo per dire che d’alema e fassino non sono suoi predecessori.Renzi ha sbagliato a non puntulalizzare che sarebbe toccato ai suoi predecessori fare questo passo.Qualcuno dice che “le pratiche erano già state avviate”.Certo, ma con la determinazione che aveva il vecchio gruppo dirigente ,si sarebbe arrivati all’adesione totale chissà quando.Io ho visto il video del discorso ,e l’imbarazzo di di Bersani era palpabile.

  3. Bellissimo articolo. Mi trova d’accordo su un sacco di questioni. L’unica che tengo a sottolineare, sulla quale riservo qualche dubbio è sulla “nostra” cultura. Che cultura è? E’ semplicemente una cultura di governo oppure un qualcosa che possa essere assimilato ad una filosofia dell’azione politica se non di vita?
    Facendo il Pd non abbiamo inventato nulla ed è stato un peccato. Nemmeno noi giovani, nati sotto il segno di questo partito, abbiamo ben capito quali caratteristiche potevano distinguerci dal modello pluralista anglosassone, pur stando nella tradizione del neo-corporativismo continentale.
    Ecco, per me il partito doveva prendere le mosse da queste riflessioni e non essere un alibi per raccogliere gli elettorati sicuri di una serie di formazioni.
    Ma dal freddo di una fusione fatta senza spirito, possiamo creare un corpo, una casa funzionale?
    Per oggi mi sembra di vivere la storia del golem di Praga.

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