Giornalisti seduti di qua e giornalisti seduti di là

Ieri sera, cosa che non faccio spesso, mi sono vista – in quanto era ospite un noto ex segretario di un partito a me caro – tutta una puntata di un noto talk show, quello del Piubravoditutti, e ho pensato delle cose che avevo già pensato anche altre volte. Da anni, mi pare proprio per iniziativa del Piubravoditutti, che è il più bravo di tutti davvero, è invalsa la prassi di suddividere i giornalisti ospiti in “giornalisti seduti di qua” e “giornalisti seduti di là”. La prassi è invero discutibile, nel senso che meriterebbe di discuterne, anche se magari poi alla fine si potrebbe anche concludere che in fondo è giusta: ognuno è responsabile di quello che scrive e di dove si siede, se gli fa piacere sedersi. Io sono abituata a far capire chiaramente e onestamente da che parte mi siedo, per esempio, e non mi sento per questo meno giornalista di altri (che però fuori dallo studio del Piubravoditutti si offendono se gli dici che stanno seduti da una parte o dall’altra: vabè). Tuttavia, discutibile o no, non mi pare che nessuno, soprattutto di quelli a cui capita più spesso di essere invitati a sedersi di qua o a sedersi di là, tale prassi abbia mai messa in discussione o contestata. Ormai lo fanno tutti, più o meno, e va bene. Però appunto, pensavo. 

Il “giornalista seduto di là”, non solo quello di ieri sera eh, ha delle caratteristiche ben precise: il suo atteggiamento è precisamente, orgogliosamente, direi fisicamente, quello di un dirigente politico della parte di là. Egli adotta disinvoltamente anche il linguaggio della parte di là (anche perché probabilmente quel linguaggio è il suo): “Quando governavate VOI! Questo l’avete fatto VOI!”. Però se l’ospite politico gli risponde per le rime, tipo “e allora VOI?”, il giornalista seduto di là risponde indignato: “Lei non si permetta, io faccio il giornalista, lei faccia il suo mestiere!”. Questo accade, vorrei precisare, in tutti i casi: sia che il giornalista appartenga alla parte di là quella vecchia, quella che ha governato nel ventennio dico, sia che appartenga alla parte di là quella nuova, quella che è contro tutti intendo.

E veniamo al giornalista della parte di qua. Non c’è dubbio, in molti casi, che egli sia della parte di qua. Talvolta è stato pure senatore della parte di qua, per dire: ma pure se non fosse stato è uguale. Perché il suo atteggiamento verso gli ospiti suoi vicini di sedia è solitamente il seguente: “VOI della parte di qua che non avete capito niente. VOI della parte di qua che non avete fatto abbastanza. VOI della parte di qua che siete come quelli di là o peggio”. Il suo atteggiamento è precisamente, orgogliosamente, direi fisicamente quello di uno che non sopporta quelli della parte di qua, e anzi li disprezza leggermente. E’ accaduto in particolare un fatto illuminante ieri sera: il Piubravoditutti ha mandato in onda un servizio sul congresso del partito a me caro di cui l’ospite era ex segretario. Il servizio era impostato più o meno così, diceva: “Dopo che i Bruttiecattivi, il cui capo è l’ospite della puntata di stasera, hanno fatto di tutto e cercato di imbrogliare in ogni modo per non far vincere il Leaderchepiaceanoi, il Leaderchepiaceanoi si appresta comunque a vincere senza avversari. Il Leaderchepiaceanoi è solo un po’ preoccupato che gli vogliano sabotare il risultato rotondo che in assenza di complotti sicuramente sarebbe suo, ma tutto sommato è talmente forte che cosa volete che gliene importi. Il problema ora è solo quanto ci metteranno i Bruttiecattivi a creare problemi al Leaderchepiaceanoi dopo che avrà sicuramente vinto e si metterà a fare cose sicuramente giuste”. Sorridendo, l’ex segretario di un partito a me caro ha eccepito che non condivideva proprio del tutto la ricostruzione. Al che il giornalista seduto di qua ha detto (prima parte, aziendal-corporativa): “Ah no no, il servizio della mia collega secondo me è equilibratissimo”; nonché (seconda parte, iocomunquesonpiufigo): “E comunque se l’avessi scritto io li avrei trattati molto peggio, i Bruttiecattivi e il loro capo, come meritano”.

Questo pensavo in relazione al fatto dei giornalisti seduti di qua e dei giornalisti seduti di là: che indipendentemente dalle leggi, dalla professionalità dei conduttori, dalla bravura degli ospiti non ci sarà mai, MAI, nessuna parità di trattamento tra la parte di qua e la parte di là. E pensavo che poi forse questa storia non è neanche una storia che riguarda solo i giornalisti, ma proprio gli italiani, quelli della parte di là e quelli della parte di qua. Ma comunque, basta saperlo: vabè.

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