La Cosa bianca non c’entra col voto dei cattolici

Un’omelia del presidente della Cei invita i fedeli cattolici a impegnarsi di più in politica e i politici cattolici ad essere coerenti con la loro fede e subito sui giornali si scatena un dibattito tutto politologico: i movimenti al centro, le alleanze presenti e future, le personalità pronte a scendere in campo, addirittura la polemica sui matrimoni gay (stavolta nel Pdl, tanto per cambiare). Perfino il prossimo anniversario della morte di Alcide De Gasperi diventa argomento da retroscena. La confusione è grande, per cui forse giova ripetere qualcosa che si rischia, a furia di darlo per scontato, di dimenticare. 
Parlare di cattolici in politica da tempo, ammesso che così sia mai stato, non significa parlare di centro. Non coincide con il campo di una possibile “cosa bianca” e non riguarda il futuro di qualche tecnico o aspirante nuovo protagonista della politica italiana. Tutte interessanti, ma appunto questioni distinte una dall’altra, non una questione sola.
Il primo partito di cattolici in Italia è il Partito democratico. Così è semplicemente perché il Pd è il primo partito italiano e, per come è fatta la società italiana, non potrebbe essere diverso. Così deve continuare a essere, e guai se il Pd dimenticasse o pensasse di appaltare ad altri la rappresentanza dei cattolici che guardano al centrosinistra come alla propria area politica di riferimento o possono convincersi a farlo. La profondità delle radici di sinistra comunista, socialista, azionista e laica non possono oscurare questo dato storico ed esistenziale del Pd, quest’altra radice non meno importante.
Qui c’è un altro punto fondamentale su cui è bene non fare confusione: quando il Pd parla di un’alleanza tra progressisti e moderati, quando insomma si propone di allargare il campo dei propri interlocutori a forze centriste e di ispirazione cristiana, non è perché i cattolici del Pd siano irrilevanti: è perché i cattolici del Pd sono progressisti. Essi non stanno nel Pd come interlocutori separati e rappresentanti di un pezzo dell’elettorato di quel partito, ma sono da sempre un elemento essenziale dell’identità condivisa dei Democratici. Il cattolicesimo democratico e progressista non è un ossimoro e non è nato ieri, lo sa bene chiunque conosca anche solo un po’ la storia d’Italia. Non è mai esistito il centrosinistra senza i cattolici in questo paese, né potrebbe esistere. Casini, o chi per lui (oltre a lui) dovesse convincersi che ha un senso fare un pezzo di strada col Pd, è il primo a saperlo, e infatti si guarda bene dal pensare alla sua interlocuzione coi democratici come a un ricongiungimento con antichi compagni di strada democristiani in vista di sviluppi futuri; per lui certamente, al di là dei trascorsi giovanili, non fa differenza oggi parlare col cattolico capogruppo alla camera Franceschini o col laico segretario del partito Bersani.
Né Casini, o tantomeno altri, possono rivendicare titolo a rappresentare maggiormente la sensibilità dei cattolici. Il Pd è il primo partito di cattolici, si diceva. Il secondo probabilmente è il Pdl. E cattolici ci sono in tutti i partiti, sebbene può darsi che l’Udc abbia più elettori cattolici in percentuale. Non ci sono oggi in Italia, e in qualche modo lo ha dimostrato lo stesso convegno di Todi, leadership in grado di coagulare su di sé il consenso dell’elettorato cattolico, nemmeno di quello più impegnato e desideroso di rappresentarsi come tale. Il mondo cattolico non è un monolite, e nemmeno vuole esserlo, ma è un magma variegato e creativo, anche in cerca di modalità nuove di presenza nella comunità religiosa e civile, ma per diverse strade e con sensibilità differenziate. Sono associazioni gelose della loro autonomia, realtà di volontariato affezionate al loro specifico, reti a cui piace intrecciarsi. Non è realistico pensare che scattino a comando di fronte alla discesa in campo di un banchiere o di un industriale, alla dichiarazione di un ministro, all’appello di un politico, all’ordine di un cardinale. Non succederà, e chi conosce il mondo cattolico lo sa bene.
Ovviamente lo sa benissimo soprattutto il cardinale Bagnasco. Il quale infatti si è ben guardato, nella sua omelia genovese come negli altri suoi precedenti interventi, dall’auspicare o sollecitare la nascita di un “partito cattolico”. Naturalmente i vescovi conoscono e osservano il paese, e vedono il vuoto politico che rischia di aprirsi dopo lo sgretolamento del centrodestra berlusconiano, che nel ventennio trascorso è stato l’interlocutore di una parte dell’elettorato cattolico. Questo li preoccupa. E probabilmente li spinge a esortare i laici cristiani a un ritorno all’impegno politico, in questi anni sostituito spesso da una delega un po’ acritica da un lato a un ceto politico, quello del centrodestra, venutosi visibilmente ad allontanare dall’originario ceppo almeno parzialmente post democristiano, e dall’altro dal protagonismo dei vertici della stessa conferenza episcopale.
Per cui cosa chiede monsignor Bagnasco? Non certo di dar vita a cose bianche o a epifanie leaderistiche. Quello del capo dei vescovi italiani è – e del resto non può che essere – piuttosto un invito al rigore e alla coerenza, nel pieno rispetto del pluralismo scontato delle scelte dei cattolici. Compresi i ministri cattolici e i legittimamente aspiranti nuovi leader.

(l’Unità, 12 agosto 2012)

3 Responses to La Cosa bianca non c’entra col voto dei cattolici

  1. Fabrizio Scarpino

    Ok, Direttore Chiara, ne riparleremo molto volentieri.

    Grazie a te.

    Buona giornata.

    F.

  2. Grazie Fabrizio. Condivido molto, e per risponderti dovrei scrivere altri quattro o cinque articoli… In realtà qualcosa ho scritto in materia, anche qui sopra, e in altri articoli che magari aggiungerò. Ne riparleremo. Ciao

  3. Fabrizio Scarpino

    Gentile Direttore Chiara,
    innanzitutto la ringrazio della sua iniziativa di apertura di un blog, occasione sempre di confronto e di scambio di idee.

    Ho letto con interesse il suo articolo e, vorrei cogliere l’occasione per dare il mio modesto contributo al dibattito.

    Penso anch’io che il Pd sia il primo Partito dei Cattolici, come condivido l’idea da lei epressa che gli esponenti Cattolici del Pd non debbano assolutamente essere irrilevanti ed essere solo interlocutori separati, rappresentanti di un pezzo di elettorato.

    Purtroppo però mi tocca constatare (per quanto riguarda la mia esperienza) che, da molte persone appartenenti all’area ecclesiale, i Democratici non vengano in alcun modo considerati come luogo anche dei Cattolici e, questo secondo me, per due motivi:
    il primo motivo risiede nell’idea che si sta diffondendo e che, -con le Primarie verrà secondo me molto “utilizzata-“, ovvero, nel Pd vogliono ricostruire il PdS, lasciando intendere che ci troveremmo di fronte a una “egemonia rossa” che non lascerebbe spazio ad altre culture di pensiero,
    inclusa ovviamente quella Cattolica e Liberale. (Idea questa che arriva anche dall’area “Renziana”)
    Il secondo motivo risiede a mio avviso invece, nel sempre delicato e “teso” rapporto che, il Partito Democratico ha con ciò che il Magistero ecclesiale definisce “valori non negoziabili.” (Le confesso che, questa espressione non mi garba per nulla, ma, “purtroppo” è stato scelto questo termine dalle gerarchie.)

    Sono in molti che ahìme non si fidano del Pd su questi temi e, non parlo solo della tutela giuridica delle Unioni Civili eterosessuali o omosessuali (che molti confondono con i Matrimoni) ma, anche delle tematiche riguardanti le DAT e l’eutanasia…
    Ovviamente queste ultime due tematiche da me introdotte sono complesse e delicatissime, preferisco non soffermarmi, (anche perchè devo ancora approfondirle e studiarle bene io) ma, sulle Unioni Civili io non vorrei che i tempi del non possumus di Avvenire (Quotidiano) memoria non siano tramontati.
    E’ vero che la destra e il PdL sono molto meno credibili sui “valori non negoziabili” rispetto a quattro anni fa, ma il tentativo di strumentalizzazione ci sarà ancora…La lettera dei 173 esponenti del partito dell’ex Premier sulle Unioni Civili ne sono una prova.
    Un tentativo di “neo-gentilonismo,” da destra lo faranno ancora, al fine di mettere in difficoltà i Democratici-Progressisti.

    E’ vero -prosegue lei nel suo articolo- all’orizzonte non ci sono leadership capaci di coagulare su di sè l’elettorato Cattolico, il Pd ha quindi secondo me l’occasione storica di far capire che potrà essere il lievito e il sale del Cattolicesimo Progressista a servizio del bene comune, insieme ad altre culture.
    Il Partito Democratico ha gli uomini e le donne per farlo, e, in questo momento, io penso che di fronte alla terribile crisi economica e sociale che stiamo vivendo, tutto il filone sociale del Magistero Cattolico possa essere un importante contributo: mi riferisco in particolare alle Encicliche sociali ( dalla Laborem exercens alla Sollicitudo rei socialis alla Centesimus annus fino alla Caritas in Veritate.)
    In tema di Lavoro/Giustizia Sociale, non sono per nulla idee novecentesche secondo me…

    Tornando ai “valori non negoziabili,” la famiglia come società naturale fondata sul Matrimonio non la toccherà nessuno, ma, è cosa buona e giusta regolamentare giuridicamente altre forme di convivenza…Mi auguro che dalle parti della C.E.I ciò sia compreso…
    Come insegnava Pietro Scoppola, è vero che vi sono valori non negoziabili (che poi aggiungo io, non capisco perchè debbano essere solo tre) ma è altrettanto vero che anche la storia non è negoziabile, e le nuove forme di convivenza ne sono una prova.
    (Tralascio, per i motivi espressi prima, le altre tematiche eticamente sensibili.)

    Un caro saluto, Direttore Chiara,
    cordialmente,
    F.S.

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